Ora è arrivata la notizia ufficiale: la Beatificazione di Sandra Sabattini, inizialmente prevista per il 14 giugno dello scorso anno, si celebrerà domenica 24 ottobre a Rimini.
Cosa significa per la nostra Città questo evento, nel tempo di sofferenza che stiamo vivendo per i numerosi morti, per la salute di tanti riminesi che si sono ammalati, per le gravi conseguenze economiche, psicologiche ed educative? Qual è la sfida posta dall’esperienza di Sandra alla stessa Chiesa riminese, che vivrà questo momento, tanto atteso, nel contesto di quella che è anche, come ha sottolineato Papa Francesco, una «crisi ecclesiale» (21 dicembre 2020)?
Per tutti noi riminesi, senza distinzioni artificiose e ideologiche tra credenti e non credenti, la testimonianza di una giovane della nostra terra e del nostro tempo, la cui vita è stata riempita da un’ideale al punto da donarla tutta, è una provocazione ad accogliere «il bisogno di infinito che è dentro di noi e che non possiamo far finta di ignorare», come Sandra stessa scriveva pochi giorni prima di compiere vent’anni, sottolineando che «l’infinito è lì che ci aspetta ogni volta che cadono le “posticce” risposte che abbiamo dato al suo bisogno» (Diario, 7 agosto 1981).
A questo bisogno infinito, che ci siamo tutti sorpresi addosso nel dramma imprevedibile di questa pandemia, col venir meno di ciò in cui per tanto tempo abbiamo riposto la nostra consistenza, può rispondere il “tornare come prima”?
Per tutti, nella Chiesa come nell’intera società civile, è urgente quello che Sandra domandava: «Signore non darmi la possibilità di “tirarmi su”, ma fammi sentire ancora di più il vuoto della mia umanità, […] per risalire e farmi gustare a fondo la bellezza della mia umanità, dell’essere giovane, di essere nel mondo» (Diario, 27 gennaio 1981).
Quando in una classe dell’Istituto Alberghiero “Malatesta”, durante un bellissimo dialogo sulla solitudine con alcuni giovani, uno di loro ha detto di sorprendere questo «vuoto» dentro di sé mi sono commosso profondamente, riconoscendo il mio dramma, quello dell’umanità di tutti, dei ragazzi coinvolti nelle recenti risse nel centro storico, dei senza tetto che dormono nelle strade di Rimini, di tutti gli uomini e le donne che bramano una speranza per sé e per i propri figli, di coloro che lavorano per una ripresa economica e per creare nuovi posti di lavoro, di chi, in questo tempo di crisi, desidera impegnarsi nell’amministrazione politica della Città.
All’interno del mondo cattolico ci si interroga spesso sulle chiese che si svuotano, ancora più velocemente in questo tempo di pandemia, con analisi, programmi e strategie per tornare a riempirle.
La Beatificazione di Sandra mette in luce, invece, come la vera questione sia una proposta che possa prendere sul serio fino in fondo il «vuoto della mia umanità».
Se le chiese sono piene di attività per il tempo libero o di una devozione estranea al grido che emerge nel cuore di ogni uomo e di ogni donna di ogni epoca, presto si svuoteranno del tutto.
Nella circostanza in cui viviamo, invece, ci sono giovani e adulti che si riavvicinano all’esperienza ecclesiale. Ciò non accade per una consonanza ideologica o per una condivisione dei temi etici, tantomeno per un attivismo clericale, ma solo per il riconoscimento di uno sguardo capace di abbracciare il proprio bisogno umano.
Quando qualcuno incontra, come è accaduto a Sandra, un’esperienza all’altezza dei desideri del proprio cuore, allora si riempie la vita di un ideale per cui vale la pena giocarla tutta. Solo per questa sovrabbondanza di vita si riempiono le chiese e si esce dagli ambienti clericali, disposti a fare un tratto di strada con tutti, poiché la questione decisiva è totalmente laica ed umanissima, quella posta dalla domanda, che fiorisce in ogni brandello della nostra umanità, circa il senso dell’esistenza.
Lo scriveva un altro giovane Beato riminese, Alberto Marvelli, in un contesto non meno drammatico per la nostra Città: «molti si preoccupano per le Chiese vuote: ebbene, questo non impressiona, perché chiese rigurgitanti possono essere indice di superstizione, di religiosità esteriore. Quando gli uomini sapranno trovare Cristo per la strada, ritroveranno anche la Chiesa» (La mia vita non sia che un atto di amore. Scritti inediti, p. 87).
L’avvenimento della Beatificazione di Sandra Sabattini ci pone di fronte al fatto che l’unica vera forza della Chiesa è la capacità che Cristo ha di attrarre totalmente l’umanità piena di desiderio di una bella ragazza di vent’anni e di farla tutta Sua, nella nostra Rimini, nel nostro tempo, in questo cambiamento d’epoca.
Lo ripete continuamente Papa Francesco, citando Benedetto XVI: «la Chiesa non cresce per proselitismo ma “per attrazione”» (Evangelii gaudium, 14).
Non possiamo accontentarci di meno di questa attrattiva e non abbiamo altro da offrire, a noi stessi e ai nostri fratelli e sorelle, uomini e donne della nostra Città.
Roberto Battaglia