«È la prima volta che mi accade di vedere sullo stesso volto umano il volto di Cristo crocifisso e risorto che convivono insieme». Ciò che dice don Carlo Grillini nell’omelia per i funerali di Nicola Zattoni è davvero paradossale. “Zatto”, così lo chiamavano gli amici, è morto a 37 anni per una Sla che non ha concesso sconti, anzi ha manifestato subito il suo volto crudele e devastante. «Zatto era crocifisso nel corpo ma aveva già il tono della resurrezione», insiste don Carlo. Quanti si sono radunati nel cortile dell’ex colonia Comasca, dove sono stati celebrati i funerali per poter accogliere in sicurezza le centinaia e centinaia di amici e conoscenti di Nicola, ascoltano commossi, e forse stupiti, il giudizio sorprendente di don Carlo. Non increduli, perché Zatto lo conoscevano tutti bene. In tanti in questi mesi si collegavano su Zoom per pregare con lui e per lui. Anche il sacerdote conosceva molto bene il giovane imprenditore, originario di Forlì ma da anni trapiantato a Riccione. Questa presenza contemporanea del Cristo crocifisso e risorto nel volto di Nicola «è stato un miracolo impensabile per lui e anche per me, non lo avevo mai intuito prima», ammette. Non era quello che Nicola si aspettava quando si identificava nel canto di ingresso alla celebrazione eucaristica, «gustate e vedete come è buono il Signore». Eppure il volto di Cristo crocifisso e risorto ce l’aveva stampato in faccia, «e il mondo l’ha visto con i video e con le foto», sottolinea don Carlo.
Nicola Zattoni ha lascato queste terra all’età di 37 anni nel vespero della festa del Corpus Domini, come aveva desiderato. La sua febbre di vita lo portava a viaggiare in ogni parte del mondo. E nell’estate scorsa, in Islanda, si era accorto che il corpo non rispondeva più ai suoi comandi. Poi ad ottobre era arrivata la terribile sentenza dei medici. Una Sla, in una forma particolarmente aggressiva. In dieci mesi la malattia l’ha strappato al suo intenso desiderio di vita.
La liturgia del giorno, concelebrata da una dozzina di sacerdoti, propone la seconda lettera di san Paolo ai Corinzi: «In Gesù Cristo vi fu il sì». «Anche in Nicola ci fu un sì. – scandisce don Carlo - Non fu subito un sì a Dio, perché non ne ha avuto subito coscienza. Tantomeno alla croce. Mai Nicola avrebbe detto sì alla croce». In effetti Nicola diceva: «Non sono forte. Non sono coraggioso. Non ho le spalle per questa croce. Sono semplicemente “preso”». Gustate e vedete quanto è buono il Signore. La conversione è questione di attrattiva.
E allora a cosa Nicola Zattoni ha detto sì? «Il suo sì impetuoso e scomposto era alla propria felicità, fino a quando non incontrò Cristo: in quel momento divenne un sì cosciente. Ma Cristo non gli mise la vita a posto subito. La fede cosciente a Nicola ha cambiato la vita ma non il comportamento, non il carattere, non gli ha tolto quella scompostezza umana che lo caratterizzava». Secondo san Paolo l’uomo nuovo non distrugge l’uomo vecchio, la creatura nuova viene a salvare la vecchia creatura, la corregge e la sorregge, soprattutto quando cade sotto la croce, la croce umiliante del peccato. «Dopo l’incontro con Cristo – ha sottolineato il sacerdote – Nicola non è più rimasto schiacciato ma dopo ogni caduta ripartiva. Era proteso al futuro, era proteso alla sua realizzazione umana. Certamente non ha mai immaginato che il suo destino fosse la brutalità della croce in questa malattia inesorabile. Quando è arrivata, con Dio ci ha anche litigato, ma non ha mai smesso di dire sì. Non alla croce ma alla propria felicità umana». Gustate e vedete quanto è buono il Signore.
Ma doversene andare così, a 37 anni, con la vita davanti, non è giusto, protesta la nostra umanità incredulità. Sì, la natura è matrigna, ha ragione Leopardi, concede don Carlo. «In dieci mesi è successo tutto. Un giorno ci parlammo, ci dicemmo: dieci mesi… Gesù fece tutto in tre ore… e in quelle tre ore ha detto le sette frasi più potenti che esprimono il cuore umano. Poteva campare venti secoli, in tre ore ha fatto tutto perché, come dice il salmo, “davanti al Signore un giorno è come mille anni e mille anni come un giorno solo”. Non conta la quantità del tempo, conta lo stare davanti al Signore in ogni istante. Questi dieci mesi non sono piovuti dal cielo, Nicola li ha vissuti sulla croce come ha vissuto tutta la sua vita da quando si è convertito. Ha fatto vedere al mondo ciò che già aveva dentro di sé. Oggi più di dieci mesi fa abbiamo chiaro che nessuna croce ci può impedire di dire sì alla nostra felicità, cioè a Cristo risorto. Le croci ci possono impedire i movimenti, ci possono impedire la respirazione, come a Nicola, ma non ci possono impedire il volere, il desiderare, il domandare».
Ma perché non tutti i malati di Sla reagiscono allo stesso modo alla croce? Don Carlo Grillini ricorda a tutti un’antica parola umana e cristiana, la libertà, l’unico dono che tutti gli uomini hanno ricevuto in egual misura. «Dio ha affidato il miracolo della sua resurrezione nel volto di un crocifisso al filo della libertà».