Alla fine della fiera, in piazza Malatesta, quando sarà finita, presumibilmente tra agosto e settembre, ci saranno tre opere fisse: un “bosco” urbano ispirato a Tonino Guerra (lato Mi Mama), un “velo d’acqua” tra teatro e castello, una dorata “panca tonda” sul versante di Santa Colomba. E’ quanto si è capito ieri mattina in commissione cultura. Tutto il resto sarà mobile e temporaneo e, soprattutto, nessuna prua del Rex sbucherà spettacolarmente mai fuori dalle pareti di Castel Sismondo. Lo ha garantito l’attuale assessore alla cultura della giunta Gnassi bis Giampiero Piscaglia.
Il progetto della piazza è uno tra i più discussi degli ultimi anni, vuoi perché non tutti i riminesi apprezzano l’idea di una fellinizzazione pressoché totale di un luogo particolarmente identitario per altre ragioni, vuoi anche perché nel sottosuolo della piazza sono stati repertati resti medievali ritenuti archeologicamente interessanti. A ciò si aggiunga che non è stato semplice capire, fino ad oggi, cosa sarebbe realmente stato della piazza. A riattizzare poi le ire dei riminesi più ostici al progetto è stata anche la colata di cemento armato, almeno 20 centimetri di spessore, che ha interessato uniformemente la piazza per 11mila metri quadri, col benestare della soprintendenza, per la quale era fondamentale che i resti fossero coperti e quindi protetti. L’argomento ha rinvigorito la vena polemica di associazioni culturali varie, dal Fai a Italia nostra, passando per Rimini Città d’arte Renata Tebaldi e la neonata Templum malatestiano et terrae, presenti ieri in commissione.
Per qualche giorno, a seguito di un incontro del sindaco Andrea Gnassi con alcuni imprenditori, si è diffusa la voce che una riproduzione gigante della prua del Rex di Amarcord sarebbe stata adagiata sulle mura del castello, a corredo del museo. Il fatto ha generato grande preoccupazione e l’esigenza di convocare la commissione cultura, in seduta congiunta con la commissione controllo. «L’equivoco è nato da una proposta di Marco Balich, che però non è entrata nella progettazione reale», ha spiegato Piscaglia. Balich è l’ideatore di eventi internazionali, soprattutto sportivi, che da decenni generano stupore e meraviglia grazie all’uso di luci, musiche, acrobazie e scenografie mozzafiato. «Ci ha fatto avere le sue suggestioni da valutare per l’evento inaugurale del museo, ma non verranno realizzate».
Piscaglia, ribadisce anche che il museo Fellini e la piazza «non saranno come un parco tematico. Lo Studio Azzurro (nel raggruppamento che si è aggiudicato il bando per la realizzazione del museo, ndr) su questo è molto rigoroso. Il museo Fellini non sarà nemmeno un sacrario feticista che raccoglie oggetti appartenuti al maestro. Sarà piuttosto un racconto, attraverso le immagini dei suoi film, una chiave di lettura della realtà dei suoi tempi e dei nostri». Eppure in molti l’eventualità che il centro storico possa trasformarsi in una sorta di Disneyland dedicata a Fellini continua a destare preoccupazione. “Il progetto ha puntato sulla perdita di identità del luogo”, rileva Guido Bartolucci di Italia nostra. “Invece di valorizzare quello che c’è nel nostro centro storico, lo abbiamo adibito a cornice per ospitare qualcosa di artificiale”. Di fatto, ribadisce Alessandro La Motta di Templum malatestiano et terrae, “si è relegato a quinta scenica ciò che invece sarebbe dovuto essere oggetto della valorizzazione”.
In piazza non ci sarà la precedentemente ipotizzata parete d’acqua da usare come schermo per proiettare le immagini dei film di Fellini. Ci sarà però quello che in Comune chiamano “velo d’acqua”, dello spessore di cinque centimetri, “quindi molto bassa”, precisa il direttore della cineteca Marco Leonetti, “con ugelli nebulizzanti per creare un effetto nebbia simil fossato”. Il velo d’acqua sarà posizionato davanti al castello, nello spazio tra il pratino e il retro del teatro con un ponte di legno sopra per garantire il passaggio verso l’ingresso della rocca malatestiana. Per garantire gli effeti promessi sono state necessarie alcune costruzioni particolarmente invasive nel sottosuolo.
“Non capisco più bene, come anche tanti cittadini, il ruolo della soprintendenza”, attacca al proposito il presidente della commissione Frisoni, "che in questa storia si è distinta per il suo non intervento”. L’ente non ha solo permesso la lastra di cemento armato in piazza, ha anche dato il suo benestare alla costruzione di un edificio sotterraneo, sempre in cemento armato, tra le mura dell’antico fossato. In un’area di 100 metri quadri, ospiterà la tecnologia necessaria a far funzionare il velo d’acqua. “La soprintendenza o non è venuta a vedere, o è cieca. Altrimenti non avrebbe potuto permettere la compromissione delle mura perimetrali del castello per la realizzazione dei sottoservizi”, rincara l’architetto Roberto Mancini del Fai. Un castello, che come ha ribadito Giovanni Rimondini, di Rimini Città d’Arte, è stato progettato con la consulenza di Filippo Brunelleschi. La commissione cultura “dovrebbe essere coinvolta in fase progettuale e non a cose fatte”, sottolinea il presidente Frisoni, “perché la condivisione e la discussione permettono di migliorare i progetti”. Frisoni invoca la pratica di un “nuovo metodo”. “La città merita un futuro positivo all’insegna del dialogo e dell’ascolto. L’amministrazione deve coinvolgere i cittadini interessati e chi ha le competenze professionali per intervenire. L’amministrazione deve ricevere osservazioni ai suoi progetti, per migliorarli. Richiede più tempo, ma le cose riescono meglio”.
Tornando infine in piazza, sul versante Santa Colomba, si troverà una grande panchina tonda (color oro, per creare continuità con la statua del rinoceronte che impreziosirà l’entrata del museo Fellini di palazzo Valloni). Sempre lato Santa Colomba, all’occorrenza, si provvederà ad allestire un’arena per gli spettacoli all’aperto.