La conclusione del tormentato e burrascoso percorso per individuare il candidato sindaco del Pd (i famosi “due passi avanti” di Jamil Sadegholvaad ed Emma Petitti) rischia di aprire uno scenario inedito e fino a una settimana fa assolutamente imprevedibile. Alle urne, infatti, come il centrodestra potrebbe avere una lista di disturbo capitanata da Lucio Paesani, nel caso di disaccordo sul candidato sindaco, anche il centrosinistra potrebbe ritrovarsene una con alla testa addirittura Gloria Lisi, per un decennio vice nelle giunte guidate da Andrea Gnassi.
All’assessora ai servizi sociali non è piaciuto l’accordo che ha consacrato il tandem Sadegholvaad - Chiara Bellini. L’ha vissuto, a torto o a ragione non importa, come una sorta di doppio tradimento, politico e personale. Lei si era votata anima e corpo ad organizzare la campagna elettorale di Sadegholvaad, aveva posizionato la sua lista civica (Rimini Attiva, quella del consigliere Kristian Gianfreda) nel sostegno pieno all’erede designato da Gnassi, e probabilmente pensava che tale dedizione alla causa sarebbe stata in qualche modo ricompensata. Ogni illusione di ricoprire per altri cinque anni il ruolo di vice sindaco è definitivamente sfumata quando ha appreso che quel posto sarebbe andato all’amica Chiara, per conto dell’asse Petitti-Melucci, ovvero gli avversari.
L’amarezza di Gloria Lisi è comprensibile. Più sorprendente, invece, appare la sua decisione di ricorrere ai consigli di Natale Arcuri, l’uomo che ha “creato” Renata Tosi a Riccione, per poi ritrovarsi oggi a combatterla su tutti i fronti. Lo stesso uomo che cinque anni fa aveva tentato di sbarcare a Rimini facendo il consulente di una lista civica cattolica mai decollata per mancanza di candidato; lo stesso uomo che era già in pista per fare il consulente elettorale di Emma Petitti, qualora fosse stata lei a tagliare il traguardo della candidatura.
Che c’azzecca Gloria con Nanà? Lisi è molto amica di Fiorella Casadei, moglie dell’imprenditore Bonfiglio Mariotti, fino al punto di averla trascinata nel comitato elettorale di Sadegholvaad e farla presidente. Arcuri è un consulente di Mariotti, e insomma da cosa nasce cosa; così, tramite i buoni uffici di Fiorella, l’assessora si è ritrovata a raccontare le sue pene politiche a Nanà. Dopo quel colloquio, Gloria Lisi è partita per un periodo di vacanza-riflessione, lasciando sulle spine Sadegholvaad che la sta cercando per ricomporre la frattura. Secondo fonti bene informate, dai colloqui con Arcuri sarebbero emersi due possibili scenari per rispondere al tradimento subito. Il primo, abbastanza scontato e indolore, prevede la creazione di una lista civica capitanata dalla Lisi che contratti e fornisca l’appoggio a Sadegholvaad fin dal primo turno. Il secondo scenario invece contempla la possibilità che Lisi organizzi una piccola coalizione di liste civiche, si proponga come candidato sindaco e solo al ballottaggio converga su Jamil. Sia nell’ipotesi soft che in quella hard, il tentativo evidente è quello di mostrare di avere un peso politico ed elettorale e di voler fare valere questo peso per un obiettivo futuro che al momento non è dato conoscere.
Ipotesi di fantapolitica? Si vedrà. Certo la situazione deve essere ben ingarbugliata se una persona cordiale come Gianfreda, prima ancora che gli si spieghi per quale ragione lo si cerchi, fa sapere di essere in silenzio stampa. Evidente l’imbarazzo della sua posizione, amico di Lisi e fan di Sadegholvaad. Anche lui è in attesa di sapere a qualche decisione approderà il vice-sindaco.
Ma non è solo il caso Lisi ad agitare le acque fra le liste civiche di centrosinistra, che in questi mesi hanno tenuto il punto in favore di Jamil. E lo hanno tenuto in nome dell’assoluta continuità con la giunta Gnassi, laddove invece Petitti e Melucci, anche per favorire l’accordo con i 5 Stelle, paventavano più di una discontinuità. Se si va a leggere il testo dell’accordo che ha posto fine alla “guerra civile” dentro il Pd, si scopre che nero su bianco sono state stabilite tante possibili discontinuità. Il documento inoltre afferma che il Pd “non può avere né subire alcuna sudditanza fra tutte le forze che compongono la coalizione”. È evidente il riferimento alle liste civiche che durante gli ultimi sei mesi hanno in qualche modo preteso di dettare l’agenda al Pd. Va anche detto che nel partito c’è chi considera quel documento niente più che l’onore delle armi al soldato Petitti, e che spetterà solo al candidato sindaco proporre il proprio programma elettorale in unità con le forze della coalizione. Mirco Muratori, di Patto Civico, fa notare che “quello è un documento interno del Pd” e che “lo stesso Pd insieme a noi al tavolo della coalizione ha approvato un documento programmatico”. Documento che non è stato reso noto e che comunque non collima con quello firmato da Jamil ed Emma. “Noi – sottolinea Muratori – siamo più che contenti che Jamil sia il candidato. È l’obiettivo per cui ci siamo battuti. Ma sul programma certe affermazioni del documento Pd dovranno essere riviste”.