Rimini | Moretti (Pdl): Nidi privati in crisi perché il Comune spende male i soldi che ha
A causa della crisi, di fronte alle crescenti difficoltà economiche dei genitori, e del mancato rinnovo della convenzione con il Comune perché i soldi non ci sono, i nidi privati a Rimini rischiano di chiudere i battenti. “Proprio perché le risorse sono sempre meno, non possiamo permetterci di sbagliare politica e siamo chiamati a usarle al meglio”, dice il consigliere comunale del Pdl Giuliana Moretti. “L'obiettivo dell'assessore Gloria Lisi – spiega la Moretti – dovrebbe essere quello di aumentare e migliorare il servizio nido e porre le famiglie nella condizione di poter meglio accedere al servizio: cioè proporre un buon servizio a un prezzo accessibile”.
Di fronte a liste d’attesa ben nutrite, la domanda del consigliere comunale è se “rispetto alla giunta precedente (Ravaioli), la giunta Gnassi-Lisi abbia migliorato la situazione in questo senso. La risposta purtroppo è no”.
Il problema dell’accesso ai nidi privati non è di secondaria importanza perché, se “negli anni passati chi non riusciva ad accedere ai nidi a gestione comunale e iscriveva i propri figli al nido a gestione privata, grazie alla convenzione che il Comune aveva con i gestori e grazie ai voucher a cui potevano accedere le famiglie entro un certo reddito, pagava una retta molto vicina a quella comunale, oggi con il mancato rinnovo della convenzione e il venir meno di altre forme di supporto alle famiglie, le rette dei nidi a gestione privata diventano proibitive per molti”.
Secondo Giuliana Moretti, l'amministrazione comunale ha a disposizione sì poche risorse, ma le “sta usando male”. Esempi. “Prenota 10 posti nido al nuovo asilo aziendale dell'Ausl per tre anni pagando ciascun posto 700 euro al mese. In questo modo i posti che il comune metterà a disposizione dei cittadini aumenteranno di 10 unità e le famiglie pagheranno la retta al comune (retta minima 110 euro, retta massima 385 euro)”. Qui un’altra domanda. “Prima di prenotare 10 posti in quel nido aziendale, il comune ha verificato se gli altri asili accreditati presenti sul territorio potevano mettere a disposizione posti ad un costo inferiore? Da quel che so, non l'ha fatto. Non ha acquistato dal miglior offerente a parità di qualità. Sono convinta che avrebbe potuto acquistare posti per molto meno”.
E allora, “perché l'amministrazione non prende tutti i soldi che ha a disposizione, cioè i 200mila euro che spenderà in tre anni per comprare i posti nell'asilo aziendale dell'Ausl o per la convenzione con i nidi dell'Asp Valloni (600mila mila euro l'anno), e li dà direttamente a quelle famiglie che sono in lista d'attesa per abbattere la retta dei nidi accreditati?”. Azione che permetterebbe alle famiglie in lista d'attesa di accedere al nido privato pagando la retta massima del comunale, “385 euro anziché 500 o 600 (rette dei nidi a gestione privata)”. Sarebbe una semplice questione di “giustizia sociale”, conclude Giuliana Moretti.