L’italiano nero
Si è chiuso ieri il mercato pallonaro e per il Rimini se si esclude Leonardo Bianchi, un ragazzino che ancora deve esordire nel calcio professionistico, non ci sono nuove facce. Un mercato a costo zero, figlio di una trattativa per la cessione societaria con la holding capitolina SOPA che ancora non decolla, e di una situazione economica difficile per le casse biancorosse. Resta poco di cui parlare per quanto riguarda il Rimini e questo mercato di gennaio; si torna al campo in attesa che si concretizzi questo passaggio al vertice della società e si possa aprire il nuovo corso della maglia a scacchi. Si può fare un passo indietro però, pensando ad alcuni anni fa, per legarsi al trasferimento più importante che il calcio italiano ha espresso in questa finestra di mercato: Mario Balotelli. Agli inizi della sua carriera “Supermario” stava infatti per arrivare a Rimini, era il periodo della B e questo ragazzino di cui già s’intravedevano le enormi potenzialità, fu davvero a un passo dalla maglia biancorossa. Il trasferimento sfumò all’ultimo e Balotelli iniziò la carriera che oggi l’ha portato dal Manchester City al Milan. Si potrebbe parlare di calcio e ci sarebbe molto da dire su questo figlio d’immigrati ghanesi nato a Palermo e abbandonato all’ospedale da genitori poverissimi, ma vale la pena mettere da parte il pallone per parlare d’altro. Di quello che lo attende in Italia. Mario Balotelli, allevato nei primi due anni dai medici dell’ospedale, fu preso poi in adozione dalla famiglia Balotelli di Concesio in provincia di Brescia, e a 18 anni è diventato cittadino italiano. Un italiano con la pelle nera. Un problema. No, non si tratta solo dei soliti quattro stupidi razzisti, del resto a rendersi ridicola ultimamente è stata la Gazzetta dello Sport, che la scorsa estate per festeggiare la vittoria italiana contro l’Inghilterra, ha pubblicato una vignetta in cui Balotelli appariva come King Kong in cima al Big Ben: non gli tiravano banane ma palloni, tuttavia non è che lo scenario cambiasse molto. Uno scivolone incredibile, perché il razzismo già inaccettabile dagli ignoranti, lascia sbigottiti quando arriva dalla classe che influenza l’opinione pubblica. Arrivarono le scuse del quotidiano. Qualche giorno dopo Supermario stese in semifinale la Germania con due gol. La scena, dopo il secondo pallone infilato in porta, era tutta su Balotelli che si sfilava la maglia e mostrava a tutto il mondo con orgoglio il colore della propria pelle: nera. Il giorno dopo lo stesso giornale fece una prima pagina con una foto immensa dell’attaccante senza maglietta con il titolo “Orgoglio d’Italia”. Niente di patriottico, forse ipocrisia, forse semplicemente il tentativo di recuperare alla figuraccia. Con Balotelli il problema del razzismo va però oltre, non è tutto. Va oltre perché i buhhh verso i giocatori di colore sono quasi scomparsi, ormai sono tanti i giocatori dalla pelle nera, nello stesso Milan ce ne sono parecchi e raramente capita di assistere a cori razzisti. E’ un po’ cambiato il clima insomma, da quando qualche anno fa Zoro si fermò e si rifiutò di continuare a giocare in un Messina – Inter. Anche l’Italia di fermò a pensare quanto fosse cafona, retrograda volgare e razzista. Il punto è che con Supermario le cose stanno diversamente per due motivi, uno perché Balotelli non si ferma, l’altro perché è italiano. “Non ci sono negri italiani” ha ripetuto qualche anno fa per tutta la partita la curva della Roma e Balotelli ha risposto con la linguaccia: una multa per la società e un deferimento per Balotelli, per aver risposto agli insulti. E’ finita così. Allora qualcosa non torna in questo paese che si emoziona per l’elezione di Obama, che si rende anche conto che il mondo sta cambiando ma dentro uno stadio insulta un ragazzo bresciano di origini ghanesi, lo chiama scimmia, lo considera diverso, lo umilia con il sorriso. Forse è perché lui non piega la testa, forse è perché lui continua a giocare, lo sommergono di buhhh e segna un gol: è spavaldo, impertinente, gradasso, irruento, spaccone. Forse non si tutela chi alza la testa, chi sa difendersi da solo. Allora Balotelli paga il fatto di essere semplicemente più forte, più bravo, più ricco, paga perché è borioso e presuntuoso e la pelle diventa un pretesto becero e facile che colpisce l’orgoglio e la dignità. Ha reagito quel giorno a Roma, forse ha sbagliato ma gli stessi bacchettoni che hanno cavalcato il razzismo anti Zoro, che si era piegato al razzismo, sono stati pronti a puntare il dito su Balotelli perché ha un caratteraccio, è incapace di controllarsi. Allora la speranza in questa nuova avventura di Supermario in Italia è che non si fermi mai per un buhhh, che continui a fare le linguacce, che reagisca, perché ha ragione anche se gli daranno torto. Perché chi s’indigna solo se piega la testa, è molto peggio.
Francesco Pancari