«Ero in treno, andavo da Milano a Rimini e ho incontrato alcuni ragazzi; mi sono messo a discutere con loro e li ho trovati totalmente ignoranti di religione e di cristianesimo; il loro scetticismo, il loro atteggiamento derisorio, la loro miscredenza non faceva rabbia, ma pena, perché nasceva evidentemente da una ignoranza. È stato questo contatto che ha fatto venire a me la “rabbia” perché conoscessero, perché sapessero di più, fossero in più a sapere quello che a me era stato dato».
È il racconto di don Luigi Giussani sulla circostanza che lo ha indotto ad abbandonare una promettente carriera di studioso e docente di teologia per dedicarsi invece all’insegnamento di religione nelle scuole medie superiori. Nella biografia del sacerdote brianzolo, fondatore di Comunione e Liberazione, Rimini ha un ruolo importante fin dal primo istante, fin da momento in cui si affaccia l’intuizione decisiva. Non ci fosse stato quel viaggio verso Rimini alla ricerca di un periodo di riposo, non ci fosse stato l’incontro con quei giovani ’ignoranti’ e scettici, oggi saremmo qui a raccontare una storia diversa. Invece le conseguenze di quel viaggio sono state l’inizio di una presenza nelle scuole milanesi che nel tempo si è allargata ad altre città italiane, compresa Rimini. Anzi, la nostra città è diventata uno dei massimi punti di diffusione del movimento di CL, subito dopo Milano. Quella proposta di «ritornare agli aspetti elementari del cristianesimo, vale a dire la passione del fatto cristiano come tale nei suoi elementi originali, e basta» ha attirato tante persone di Rimini, ha determinato la vita di diverse generazioni, ha generato una storia ricca di iniziative e di opere.
In questo anno il movimento sorto dal carisma di don Giussani celebra il centenario della nascita del proprio fondatore, nato a Desio il 15 ottobre 1922. E anche Rimini ovviamente partecipa alle celebrazioni.
Questo è solo il primo di una serie di articoli dedicati a ripercorre la storia di questo incontro fra il carisma del sacerdote brianzolo e la Riviera.
Il carisma di don Giussani è arrivato a Rimini attraverso alcuni ragazzi della Gioventù Studentesca (GS) milanese in vacanza sulla nostra spiaggia. Era l’estate del 1962. Era già da qualche anno che i giessini milanesi sulla Riviera si ritrovavano per qualche gesto comune. L’educazione ricevuta da don Giussani li sollecitava infatti a vivere l’esperienza cristiana anche nel periodo di vacanza. Bussavano alle porte di Palazzo Massani, in via Cairoli, per chiedere un locale per tenere una loro riunione chiamata raggio. Quello era anche il quartiere generale di Rimini Studenti, un’associazione sorta nell’alveo dell’Azione Cattolica, ma distinta da essa, per iniziativa di don Giancarlo Ugolini.
Qualcuno di loro, proprio passando in sede, aveva sentito di un ritrovo dei ragazzi milanesi a San Leo e fu don Giancarlo stesso a suggerire di raggiungerli per conoscerli meglio.
La gita a San Leo è la scintilla potente da cui tutto nasce. I ragazzi riminesi, a partire dal loro sacerdote, don Giancarlo, rimangono affascinati dalla freschezza di vita testimoniata dai milanesi. Quel modo di vivere il cristianesimo li conquista nel profondo. I milanesi parlano un linguaggio diverso: non discutono, raccontano la loro esperienza. E poi nei loro discorsi torna sempre il riferimento al don Giuss. Tutto avviene così velocemente da lasciare stupiti ancora oggi a sessant’anni di distanza. Se il cristianesimo si diffonde per attrattiva, come ripete papa Francesco citando Benedetto XVI, ciò è molto vero per quel gruppetto di giovani riminesi: affascinati, attratti e subito lanciati nella missione verso i coetanei. Il 4 ottobre, alla ripresa della scuola, c’è la proposta ufficiale di GS agli studenti riminesi. Fra Natale e Capodanno alla pensione Cesarina di Verucchio si tiene la prima “tre giorni” di GS insieme a Marco Martini, stretto collaboratore di don Giussani.
Bisognava conoscerlo questo prete milanese che attraverso l’incontro con i suoi amici stava cambiando la vita di tanti a Rimini. Nella primavera del 1963 don Giancarlo Ugolini sale a Milano per invitarlo a tenere una “tre giorni” per i giovani giessini riminesi.
Una folgorazione. «Lo vidi uscire dal liceo Berchet, - raccontava don Giancarlo – e vidi cosa voleva dire per lui uscire dal Berchet. Si faceva davvero fatica ad agganciarlo, lo tiravano da tutte le parti. Doveva andare a un qualche appuntamento, lo accompagnammo noi e parlammo in auto. Ci disse che sarebbe venuto. Si realizzò così la prima tre giorni a Montegrimano all’hotel Nord Ovest». Quella forte impressione del primo incontro si è poi approfondita nel tempo. Su Giussani don Ugolini ha sempre detto: «Ho incontrato qualcuno che speravo ci fosse».
Montegrimano è una tappa fondamentale: dal 22 al 25 giugno 1963 avviene il primo incontro diretto tra la neonata comunità di GS di Rimini e il fondatore del movimento. Il sacerdote sviluppa il tema: Strapperò loro il cuore di pietra e metterò un cuore di carne. In quella occasione emergono alcuni tratti distintivi dell’insegnamento di don Giussani, come ad esempio l’idea di libertà come un cammino verso il proprio compimento, come adesione a un Altro che ti genera continuamente.
Don Ugolini ricordava che a colpire i ragazzi fu anche un famoso aneddoto raccontato da Giussani, di quando una coppietta, al suo passare, imbarazzata, si era staccata dall’abbraccio in strada, in una sera di cielo stellato e lui si era rivolto a loro dicendo “non facevate nulla di male”, ma poi era tornato indietro per chiedere loro “ma cosa c’entra quello che state facendo con le stelle?”.
Valerio Lessi