C’è apprensione per una stagione che sta per partire all’insegna dell'incertezza sul futuro delle concessioni balneari, sulle quali gravano le misure della direttiva europea Bolkestein. Ma c’è anche fiducia che i parlamentari della grande maggioranza di governo possano emendare il decreto concessioni in maniera utile per le imprese balneari affinché siano in qualche modo messe al riparo dagli effetti più radicali delle aste che si terranno a partire dal 2024. E’ il clima che si è respirato martedì nella sede di Confcommercio Rimini, dove si è tenuto il convegno ‘La riforma delle concessioni demaniali per un futuro delle imprese balneari’. A confronto operatori di settore, parlamentari, amministratori e i vertici nazionali e regionali del Sib Fipe.
“Immaginare che qualsiasi operatore europeo possa prendersi le nostre spiagge e non avere più i nostri operatori è per me inaccettabile. Sono loro che hanno fatto per decenni di Rimini la capitale del turismo”, ha detto il sindaco di Rimini Jamil Sadegholvaad intervenendo all’inizio del convegno. A Rimini sono 400 gli operatori del settore tra bagnini e chioschisti. Il comune di Rimini è alle prese con la ridefinizione del piano spiaggia. “Nell’incertezza della Bolkestein - ha sottolineato il sindaco - anche io come gli operatori sarei incerto. Il piano dell’arenile deve mettere gli operatori in una condizione di certezza che permetta loro di fare degli investimenti”.
A Roma, intanto, i parlamentari stanno lavorando per migliorare l’emendamento al decreto concorrenza del governo, bocciato da più parti perché nella stesura proposta dall’esecutivo non contemplava la difesa del valore d’impresa. “L’emendamento ha creato una discussione importante perché non contemplava tutte le esigenze del settore”, spiega il senatore Stefano Collina, Pd, relatore dell’emendamento, i cui tempi sono legati a quelli del pnrr. “Se non lo approviamo nei tempi, se il governo non esercita le deleghe - la scadenza è il 31 dicembre di quest’anno-, l’Europa non farà il bonifico”, ribadisce Collina. “L’intento è di terminare la discussione sul decreto concorrenza entro giugno. Quasi certamente non si metterà la fiducia”, precisa il senatore di Forza Italia Antonio Barboni. “E’ necessario dare certezze agli operatori costruendo una norma che dia tutte le garazie necessarie al settore. Garanzie per le evidenze pubbliche in difesa delle competenze e delle specificità del vostro mestiere. Garanzie per chi con le aste dovesse perdere la concessione, che va ristorato del frutto del proprio lavoro e degli investimenti fatti. Bisogna mettere paletti sul numero delle licenze accumulabili, per esempio”, continua Collina.
L’Emilia Romagna, più la Romagna a dire il vero, in fatto di balneare ha una sua specificità, come una loro specificità la hanno anche altre regioni italiane. “Non c’è paragone tra quello che c’è qui e quello che c’è da altre parti”, spiega Collina. “Ci vorrà tempo per mettere in fila tutte le diverse specificità che il settore offre su tutto il territorio nazionale, che vanno accuratamente mappate e affrontate. Quando si procede con un’evidenza pubblica bisogna avere chiaro cosa si va a mettere in evidenza pubblica. Le differenze non sono solo quelle tra le diverse modalità di fare impresa balneare nelle diverse regioni, ma anche quelle che riguardano concessioni di natura diversa, come quelle cantieristiche e quelle per i porti turistici, per esempio”.
Il clima è buono. “Si sta lavorando in modo positivo con tutte le forze politiche della maggioranza”, spiega Collina, “per scrivere un testo che sarà proposto al governo per l’approvazione definitiva. Quello attuale (l’emendamento del governo, ndr) non è accettabile per la salvaguardia del sistema turistico del Paese, affinché gli operatori recuperino certezze e investano per tenere alta e competitiva la qualità della nostra offerta turistica”.
Tra i senatori che stanno lavorando all’emendamento anche Marco Croatti dei 5Stelle che si vuole smarcare dall’immagine di quanti sono contro le imprese balneari e a favore di aste pubbliche senza paracaduti. “Sono tre gli elementi da tutelare contemporaneamente. Lo Stato, perché stiamo parlando di un bene dello Stato, le imprese e i loro investimenti ma anche le nuove imprese che vogliono affacciarsi su questo mercato, infine gli utenti, che possono voler scegliere tra stabilimenti e spiagge libere”.
Barboni chiede a un certo punto aiuto ai bagnini stessi per velocizzare la scrittura dell’emendamento. “Ritengo sia un bene che abbiate molta rappresentanza sindacale, tantissime sigle differenti. Ma è questo il motivo per cui i dossier da analizzare equivalgono a centinaia di pagine. Vi consiglio di trovare una base comune e definire insieme quelle che sono le proposte di base in cui tutti vi riconoscete. Così aiuterete il nostro lavoro e aiuterete anche voi”.
Jacopo Morrone, deputato Lega, ribadisce l’unità della maggioranza nel risolvere la questione dei balneari: “Sfido a trovare un parlamentare che sia contro i vostri diritti”, esordisce. Fa poi però notare come i tempi dettati dal pnrr siano troppo stretti per procedere con una “mappatura adeguata delle specificità che abbiamo sul territorio”.
Sulla questione “è urgente un intervento legislativo nazionale che elimini gli effetti devastanti della sentenza del Consiglio di Stato dando certezze agli operatori attualmente concessionari liberandoli dal timore di perdere ciò che faticosamente hanno costruito”, ribadisce Antonio Capacchione, presidente SIib Fipe Confcommercio. “Solamente così possono ripartire gli investimenti ad oggi bloccati”. A dare una svolta per Capacchione potrebbe essere anche l’applicazione effettiva della legge sul federalismo demaniale, ferma perché mancante di dpcm. “Si fanno le leggi e poi ci si dimentica di applicarle”. Per Capacchione, le amministrazioni locali, Regioni e Comuni, negli ultimi anni hanno superato in competenza sulla materia i tecnici dello Stato. “Le Regioni si sono tutte manifestate molto più attente e competenti dello Stato nel disciplinare la materia e nel difendere la balneazione attrezzata italiana sopperendo alla latitanza centrale sia con proprie leggi che con circolari amministrative. E la Regione Emilia-Romagna è stata la prima, con la legge regionale 8 del 2010, a tentare di disciplinare la materia con un giusto bilanciamento fra incentivo agli investimenti e tutela dei bagnini attualmente operanti”.
Chiude i lavori Andrea Corsini, assessore al Turismo della Regione Emilia Romagna. “L’emendamento, così come è, è sbagliato”, ribadisce. “Sono certo che con il lavoro parlamentare sarà migliorato. “Per anni la discussione è stata soggetta a logiche demagogiche e populiste. Adesso bisogna dare atto al governo, che affronta in maniera seria il tema . Ma bisogna farlo prevedendo tutele e garanzie per le imprese. Sono fiducioso del fatto che sulle nostre spiagge continuerà a regnare la esse romagnola”.
Anche Corsini, come Morrone, chiede un tempo più lungo per la transizione che, dopo aver sistemato le norme, permetta ai comuni di gestire migliaia di bandi, 18mila, dice Corsini, quelli appunto per le aste pubbliche delle spiagge.