Mentre il decreto concorrenza è ancora fermo in commissione industria al senato e ancora nulla si sa in merito all’emendamento che prevederebbe cinque anni di transizione prima delle aste effettive, il pericolo è che in mancanza di una legislazione chiara siano i giudici a dover prendere in mano il destino dei balneari.
Singolare (ma potrebbe diventare presto plurale) il caso dei bagni Liggia di Genova, riportato dal sito Mondo Balneare. Circa un mese fa (il 13 aprile) la Corte di Cassazione ne ha confermato il sequestro, in quanto la concessione sarebbe scaduta nel 2009. Secondo la difesa, invece, “il lido aveva diritto a proseguire la sua attività fino al 31 dicembre 2023, data del termine stabilito lo scorso novembre dal Consiglio di Stato con l’eclatante pronuncia che ha annullato la proroga dei titoli al 2033”.
I giudici hanno spiegato che essendo scaduta la concessione nel 2009 “senza avere beneficiato delle successive proroghe introdotte negli ultimi dodici anni dallo Stato italiano, non può rientrare nemmeno nel prolungamento di due anni che Palazzo Spada ha fissato per dare tempo al legislatore di riordinare la materia e per evitare gli effetti devastanti che avrebbe comportato la decadenza immediata di tutti i titoli”.
La spiaggia dei bagni Liggia è sotto sequestro dal luglio 2019, dopo che un pubblico ministero di Genova aveva ribadito l’illegittimità delle proroghe istituite dallo Stato italiano in quanto irrispettose della direttiva Bolkestein, mentre i sigilli sui manufatti (cabine, bar-ristorante e abitazione privata) sono arrivati nel novembre 2021. Lo scorso gennaio la procura ha disposto la restituzione dell’intera struttura al Comune che ha aperto un bando per la riassegnazione. I gestori hanno fatto ricorso alla Corte di cassazione, che ha confermato il sequestro.