Il titolo di questo editoriale è fin troppo facile, non sono certo che l'editor in chief non lo modifichi; ma qualunque sia la scelta, il requiem sulla tomba della Banca Popolare Valconca è già stato suonato, con buona pace (appunto) dei vari soggetti che hanno inseguito non un sogno -i sogni meritano di essere pensati da qualcuno che ha idee, realismo e competenze- ma un'utopia velleitaria e confusa, nel segno di una tanto impossibile quanto assurda e sbandierata autonomia.
Per questo i sindaci dei territori che piangono sulla perdita della "loro" banca sanno di piangere lacrime di coccodrillo, perché avrebbero potuto spendersi prima per orientare l'opinione pubblica e i votanti; per questo tutti coloro che si sono adoperati per respingere la proposta di Banca Popolare del Lazio sanno che ora della gloriosa Banca Popolare Valconca non resterà pietra su pietra anche grazie a loro. Perché compito dei commissari, soprattutto nell'ambito delle nuove procedure di risoluzione europee (BRRD), è di trovare una strada per tutelare i depositanti, qualunque essa sia. Non il marchio, non il nome, non la storia: i depositanti. Certo, gli stessi commissari potrebbero decidere di dare quel che resta di BPV alla stessa Popolare del Lazio, ma a condizioni liquidatorie. Potrebbero, ove vi fossero le condizioni -ma ne dubito- tentare di salvaguardare uno o più rami di azienda ritenuti sani (gli sportelli? quali?) per provare a proseguire in una continuità che non potrà che essere insieme con un'altra banca: e a questo punto, a insindacabile giudizio di Bankitalia, l'assemblea non c'è più.
Chi ha fatto promesse mirabolanti di valori delle azioni superiori a quelli di mercato, si dovrebbe vergognare perché, immemore di quanto già accaduto in Veneto Banca e in Popolare di Vicenza, ha continuato a speculare sul valore della Banca, pur conoscendone benissimo l'entità.
E' significativo che ora i sindaci dei più importanti comuni interessati si dispiacciano, mentre non si lamentavano certo quando la banca, complici i valori "autodichiarati" sempre in aumento, riempiva il libro soci di soggetti che nulla avevano a che fare con il territorio, di Ravenna o di Pesaro che fossero e che, soprattutto, avevano in mente una sola cosa: speculare sul valore della banca, in continua crescita "contabile", proprio come Veneto Banca e Popolare di Vicenza.
E sia ringraziato il cielo che, almeno, in Popolare Valconca non sono state fatte le famose operazioni "baciate" delle banche venete di cui sopra.
A questo punto, anche grazie all'improvvida attività dei propagandisti dell'autonomia, di banche locali nel territorio riminese ne sono rimaste tre, tutte e tre peraltro, in ossequio alla riforma del 2016, facenti parte di grandi gruppi nazionali, sia pure cooperativi. Anche di questo si dovrà riparlare in questa sede e molto presto. La crisi nazionale e internazionale incombe e non aspetta.
Alessandro Berti