Rimini Calcio, là davanti serve il bomber
Settimana di parole in casa biancorossa con il presidente Biagio Amati che venerdì scorso, in un incontro organizzato dai tifosi, ha raccontato la sua versione per spiegare una stagione che difficilmente si dimenticherà e non solo per questioni di campo e centenario. Era la sua versione, fatta di cifre, di passato, presente e futuro. Ha convinto poco Amati che ha scaricato molto, se non tutto, su chi in società adesso non c’è più, dando a tratti l’idea di voler trasformare l’incredibile in verosimile. Anche e sopratutto parlando di futuro, cercando un difficile equilibrio sulla corda delle contraddizioni. Come prevedibile, sono arrivate le repliche prima di Valter Sapucci, ex responsabile del settore giovanile biancorosso, che in una lettera ha ripreso punto per punto il teorema Amati smontandolo pezzo pezzo. Poi è stata la volta dell’ex direttore generale Giovanni Sama che ha puntualizzato, così si dice per evitare parole diverse, su cifre e fatti. Non hanno capito, gradito, accettato la versione di Amati e hanno risposto all’attacco perché in questi casi il pareggio non è previsto. C’è confusione, non solo guardando dietro ma anche pensando avanti, a quello che sarà dopo la fine di questa stagione. Troppi giri di parole, troppi interlocutori, fra trattative vere o presunte, sponsor, nuovi soci per il progetto comune e idee balzane su come continuare a fare calcio a Rimini. E il problema, come accade in campo, è lo spazio là davanti. Sì perché il Rimini, che ha terminato la stagione al quintultimo posto in attesa dei play out per salvare la categoria, ha chiuso con la settima difesa del campionato, la seconda per quanto riguarda le partite casalinghe. Al netto di alcuni errori difensivi che sono costati cari, ha preso pochi gol quindi, e di solito nel pallone non incassare troppo è una buona base per ottenere risultati. Il punto è che il Rimini ha chiuso con il terzultimo attacco del girone pagando le lunghe assenze delle sue punte più affilate costrette a saltare decine di partite. E’ rimasto lo spazio vuoto là davanti, in campo come in società, spazio che non può essere occupato una volta da uno e una dall’altro, o da più persone insieme, perché nel pallone serve quello che faccia da punto di riferimento, che si carichi sulle spalle le responsabilità e sappia sostenerle: il leader, l’apice di un’idea, la fine del percorso. Passa la palla, poi ci penso io. Il bomber serve in campo come in società, il bomber è l’uomo, non lo spazio da occupare. E’ un ruolo, un’attitudine, una specializzazione. Il Rimini domenica scorsa ha giocato contro la Giacomense, una partita inutile a classifica ormai in ghiaccio quando invece sperava fosse proprio quella la partita salvezza contro una diretta concorrente. Non è andata così e sapete perché? Perché la Giacomense si è salvata in anticipo grazie ai gol di Massimiliano Varricchio bomber di razza classe 1976 che di palle in rete ne ha infilate più di venti. Nel calcio come praticamente in tutto, serve uno che alla fine sappia fare gol per tutti, e per salvarsi il Rimini dovrà trovarlo in campo e in società. L’impressione è che sia molto più semplice trovarlo in campo.
Francesco Pancari