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Asl romagnola dal 1 gennaio 2014: Vanno difese le eccellenze non le posizioni

Giovedì, 23 Maggio 2013

5bSanità romagnola unica dal 1 gennaio 2014: Vanno difese le eccellenze non le posizioni

 

Anche se con le inevitabili polemiche il processo avanza e porterà inesorabilmente all'unica grande azienda sanitaria in Romagna. Le quattro Asl romagnole di Ravenna, Forli, Cesena e Rimini diventeranno un'unica entità, c’è già la data d’esordio: il primo gennaio 2014. Un processo già in parte attuato per esempio per la centrale operativa del 118 a Ravenna e per il laboratorio d’analisi a Pievesestina di Cesena. In ciascuno di questi casi, dopo iniziali e inevitabili contraccolpi e disagi, si possono registrare risultati positivi. E’ un processo imposto anche dalla spending review che sta generando preoccupazioni e timori di perdere o vedere ridimensionati servizi e organizzazione amministrativa, anche se i tagli, alla sanità come in altri settori, saranno inevitabili. Anzi la maxi-azienda semmai potrebbe essere in grado di frenare le sforbiciate con maggiore efficacia rispetto all'azione di ogni singola Asl. Intendiamoci, per amministratori e medici questo potrebbe causare disagi, ma se si guarda anzitutto ai cittadini pazienti questo potrebbe essere un bene. Insomma ci saranno sempre meno soldi da spendere e quindi si spenderanno nelle eccellenze dei servizi. Non sarà certo un problema per il paziente affrontare qualche chilometro in più per andare dallo specialista che si ritiene migliore. Il processo dell’unificazione dunque non si ferma, anche se legittimamente, primari, medici e sindacati di categoria cercano di difendere e tutelare le loro posizioni.
La Regione ha fissato due tavoli di lavoro per arrivare alla legge dell’unica azienda romagnola: uno istituzionale con sindaci, presidenti delle conferenze socio-sanitarie e amministratori in genere. Un altro con sindacati e le categorie professionali. Un confronto che arriverà a centrare l’obiettivo del primo gennaio 2014 che peraltro farà diventare l’Asl romagnola la più grande d’Italia.
Finora non si è entrati nel merito, ma comunque i tagli, volenti o nolenti, arriveranno: per esempio nella riduzione dei posti letto in ospedale; solo a Bologna per restare appena fuori dall'ambito romagnolo ne dovrebbero sparire un migliaio. Non si possono inoltre giustificare tre aziende sanitarie, ciascuna con servizi ad un buon livello, in 80 chilometri. Per non dire che questa organizzazione con passare del tempo ha finito per precludere (o perlomeno fortemente compromettere) la libertà dei pazienti di scegliersi il medico e la struttura ritenuti più idonei.
A Rimini ci sono timori per oncologia e qualcuno ha paventato il ridimensionamento o addirittura la sparizione del servizio a scapito di altri centri. Ma a Rimini oncologia e la relativa chirurgia dovrebbero restare. Lo stesso dovrebbe succedere a Ravenna. Cesena invece è già da tempo che in questo settore sta lavorando insieme all’Irst di Meldola con ottimi risultati. Il confronto procede anche con qualche voce ‘fuori dal coro’, per esempio recentemente il sindaco di Forlì Roberto Balzani s’è lamentato, ma ormai fuori tempo, della decisione che starebbe bypassando le decisioni dei singoli territori. E qualcuno ha giudicato questa uscita più dettata dall’amarezza per la chiusura dell’aeroporto che non da ragioni giustificate nel merito. E non va dimenticato che l’azienda forlivese, che in due anni ha cambiato tre direttori generali, ha segnato un passivo di 60 milioni di euro, mentre Rimini dal canto suo, può vantare un notevole patrimonio immobiliare e i conti in ordine.
Una nota finale: è chiaro che c’è chi non è contento, anzitutto tra i quattro direttori generali, forse qualche primario e le organizzazioni sindacali chiedono garanzie. Ma, oltre ai risparmi questa operazione dovrebbe tenere ben fissata l’attenzione sui pazienti anzitutto. A Rimini infine si vocifera che il direttore generale dell’azienda romagnola possa essere Tiziano Carradori. E magari c'è qualcuno che ci crede.

Serafino Drudi


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