Lorenzo Mattotti al Far Fabbrica Arte Riminese
Si è inaugurata la mostra il 25 maggio e proseguirà fino al 28 luglio la mostra FAVOLE E MISTERI di Lorenzo Mattotti.
Lorenzo Mattotti, classe ’54 vive e lavora a Parigi. Terminati gli studi di architettura, pubblica i suoi primi fumetti alla fine degli anni ’70 e, all’inizio degli anni ’80, fonda con altri artisti il collettivo Valvoline. Nel 1984 realizza Fuochi, che viene accolto come un evento nel mondo del fumetto e si aggiudica importanti premi internazionali.
Nato artisticamente dalla fucina creativa del fumetto bolognese è diventato nel tempo una figura di spicco internazionale: i suoi disegni appaiono su riviste e quotidiani quali The New Yorker, Le Monde, sue le copertine di libri e riviste, i manifesti come quello del Festival del cinema di Cannes e le incursioni nella settima arte con il contributo al film Eros di Wong Kar-wai, Steven Soderbergh e Michelangelo Antonioni, curando i segmenti di presentazione di ogni episodio e il recente lavoro per gli sfondi e i personaggi per il film di animazione Pinocchio di Enzo D’Alò, ma soprattutto i numerose le sue pubblicazioni: da Angkor (2003) per Nuages a Le avventure di Pinocchio per la collana “I Millenni” di Einaudi; nel 2009 Hänsel e Gretel per Orecchio acerbo/Gallimard.
I lavori presentati in “Favole e misteri” raccontano il mondo di Mattotti, spiegando due nuclei di opere: la prima parte dedicata a Oltremai, ultima fatica editoriale con l’imponente volume omonimo edito da Logos; la seconda con parte con le illustrazioni dei personaggi di Pinocchio fino alle illustrazioni dei casi clinici del padre della psicanalisi Sigmund Freud e alle Antiche Creature.
Le grandi carte di Oltremai sbarrano quasi l’ingresso alla mostra e paiono condurci in un labirinto, un gorgo di segni e pennellate oscure e vorticose tracciate con la china nera su fogli bianchi con l’essenzialità del monocromo e le vibrazioni di un calligrafo cinese. Ci metti un po’ a orientarti mentre ti lasci trasportare pannello dopo pannello cercando di cogliere una storia ma una storia non c’è, questa volta, e tra il fiorire di una vegetazione rigogliosa e ossessiva cogli, nell’intrico del paesaggio stralunato e fantastico, personaggi improbabili con teste abnormi e orecchie asinine, mostri come ippogrifi e draghi infilzati da cavalieri, come tanti S.Giorgio ma in sella a leoni alati, e orchi tenuti al guinzagli da angelicate e perfide bambine.
Così come Mattotti stesso descrive questo nuova serie di tavole: “…dopo il mio lavoro su Hansel & Gretel, i due protagonisti della fiaba sono usciti dal bosco e hanno lasciato la scena ad altri abitanti di quella foresta archetipa. Ho incominciato a creare immagini narrative evocandole sul momento, lavorando con pennelli e inchiostro di china direttamente sulla carta, senza schizzi o altre mediazioni. Questa piena libertà che mi sono preso, mi obbligava paradossalmente a una estrema concentrazione sul soggetto e sulla composizione del disegno. Tutto doveva essere contenuto, svolgersi in quell’unica tavola. Ho l’impressione che la mente, in questi casi, si metta all’ascolto di lontani echi narrativi, di storie, simboli e immagini, visti in altri periodi della mia vita. Scava nella memoria e va a pescare immagini rimaste impresse nella mia pinacoteca personale, creando strane associazioni, mescolando miti, personaggi, luoghi. OLTREMAI m’è sembrata subito la parola che riassumesse perfettamente il luogo mentale dove possono vivere queste immagini: oltremai il reale… oltremai il mondo… oltremai noi stessi…”
Oltremai, appunto; oltre è impossibile andare, pare dire Mattotti arrogando a sé tutto l’immaginario fantastico delle favole, non quelle sdolcinate e happy end, no, quelle dei sogni e degli incubi notturni, dove spesso siamo vittime sacrificali in perenne fuga o battaglia, favole che paiono appartenere alla realtà e alla fragilità della vita adulta più che allo sguardo stupito del fanciullo con quel cielo nero, stopposo e incombente. Poi però a un tratto in fondo alla foresta si apre uno squarcio di luce su una dorsale di terreno che sconfina all’orizzonte, ed ecco scorgi due sagome in controluce dare le spalle al labirinto della foresta e camminare verso il sole abbagliante di un caldo meriggio. Sono la bambina con le treccine e il gorilla da luna park andarsene tenendosi per mano. Oltre mai allora è il limite per chi ha paura che gli steccati e le barriere che ci siamo costruiti siano reali, che gli incubi più neri ci avvinghino come piante carnivore e ci impediscano di camminare. Mai oltre se non ami la libertà. Se non hai fantasia.
Alessandro La Motta