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Gambini. Aeroporto a rischio per il consociativismo pubblico/privato

Sabato, 16 Novembre 2013

10bGambini. L'aeroporto rischia di morire per consociativismo pubblico/privato

 

“Su Aeradria e l’aeroporto – afferma Sergio Gambini, già parlamentare e amministratore comunale - non ci sono solo responsabilità politiche. La vicenda ha messo in evidenza un meccanismo consociativo che ha integrato nella gestione fallimentare parti rilevanti delle rappresentanze dell’imprenditoria della provincia. Quando dal 2010 sono emersi i primi problemi di bilancio, non c’è stata una reazione delle forze economiche e sociali perché erano coinvolte nella gestione. Il consociativismo della cattiva concertazione pubblico/privato è la malattia del pubblico che cerca di uscire da ogni verifica di mercato. Probabilmente c’è chi ha fatto qualche errore di calcolo. La filosofia del: non dico niente, così spero di ricevere qualche vantaggio in altre partite che si stanno giocando, si e rivelato un boomerang molto pesante”.


È il giudizio più severo di un’analisi che mette in luce molti altri errori commessi nella gestione dell’aeroporto negli ultimi anni. “Il primo – afferma Gambini – è stato quello di aver spinto in modo spregiudicato, negli anni passati, sulla leva dell’acquisizione dei voli incentivando con forti somme le compagnie. Sia chiaro, le norme che vietano questa pratica sono state aggirate da molti aeroporti italiani. Ma è una pratica che ha cominciato a mostrare le corde da tempo, mentre l’aeroporto di Rimini ha continuato imperterrito su questa strada. Il break even più volte promesso invece di avvicinarsi così si allontanava ogni anno, perché al crescere del fatturato paradossalmente cresceva anche il deficit di gestione. Più passeggeri, uguale più debiti, un’equazione assurda che ci ha portato sempre più in basso e quando si è manifestata la crisi finanziaria degli enti locali la bolla è esplosa. Andavano cercate altre soluzioni. Non si è cercata la competitività dello scalo nella costruzione di un progetto industriale il cui elemento principale avrebbe dovuto essere l’inserimento di Miramare in una rete internazionale di aeroporti. Eppure il processo di ristrutturazione del traffico aereo e di aggregazione degli scali era già in atto da tempo. Ciò è accaduto in altre realtà, mentre a Rimini ha scelto di ballare da sola e ci siamo attardati su una pratica di aiuti di Stato che se non è ancora ovunque superata certamente non rappresenta il futuro”.


Rimini, secondo Gambini, sconta inoltre le conseguenze di un’altra impostazione sbagliata sulla quale ci si è attardati. “Di fronte all’esigenza di favorire la competitività degli scali e i problemi derivanti dalla concorrenza, è stata individuata la soluzione di un sistema regionale artificialmente sostenuto da risorse pubbliche. Se un aeroporto ha ragione di esistere, se è efficiente o meno, lo deve dire il mercato. Con il sistema regionale non si seguivano invece progetti industriali o di mercato ma si seguivano criteri di natura politica. Così si sono sprecate risorse pubbliche per tenere in vita realtà che il mercato non avrebbe mai premiato”.


Questo è il caso di Forlì…”Sì, ma è una malattia molto diffusa quella di pensare di gestire con un’ottica pubblica strutture che invece devono obbedire esclusivamente ai criteri economici. Anche Rimini è stata molto penalizzata dal dover stare dietro al balletto regionale sul sistema aeroportuale, una invenzione tutta politica. Se avesse scelto senza remore la strada del mercato, avrebbe messo in atto un serio processo di privatizzazione e avrebbe giocato fino in fondo la carta di San Marino e dell’aeroporto internazionale”.


Ma Rimini non si è opposta al progetto del sistema regionale? “Solo all’ultimo momento. Ha pesato il ricatto bolognese e l’influenza politica forlivese. Un aeroporto internazionale, gestito in un’ottica non pubblica, avrebbe creato forti problemi di concorrenza a Bologna e avrebbe decretato la chiusura di Forlì molto prima di quanto sia avvenuto. La verità è che a Rimini c’è stata una sudditanza nei confronti della Regione e un’ostinata difesa del carattere pubblico dell’aeroporto, al di là delle parole non è mai stato messo in moto un meccanismo serio che portasse alla privatizzazione dello scalo”.


Parliamo della gestione. Il rapporto di Eurafrica Merchant, il consulente incaricato dalla Provincia, mette in luce molti errori: “Già dal 2010 –osserva Gambini – era emersa la situazione critica dei bilanci. Soprattutto era evidente il paradosso di un aeroporto che più fatturava e più ci rimetteva. È evidente però che anche dal punto di vista dei costi c’è stata una cattiva gestione, i tagli che oggi vengono attuati, anche con il consenso dei sindacati, potevano e dovevano essere intrapresi molto prima. Qui torniamo ai mali del consociativismo, quando le risorse sono pubbliche anche i privati coinvolti nella gestione si adattano alla spesa allegra”.

 
Si osserva che non si è posta la necessaria attenzione allo sviluppo del non aviation. “In effetti anche questo è un punto critico. Personalmente non escludo che dentro un serio progetto industriale per l’aeroporto ci possa essere anche una valorizzazione immobiliare dello scalo. Non si parla certo di palazzine, ma di spazi commerciali, di un albergo, per esempio. È chiaro che c’è bisogno di una disponibilità del pubblico a questa operazione e di un partner privato importante ricercato nei modi dovuti. Invece si è arrivati ad una privatizzazione con l’acqua alla gola. Personalmente sono fiducioso sul futuro, perché i creditori che sono subentrati alla maggioranza pubblica e che rischiano del loro, non hanno nelle loro corde la gestione aeroportuale e dovranno perciò ricercare un partner qualificato ed efficiente, sarà questa la salvezza del Fellini. Anche il pubblico potrà ritrovare uno spazio, esso risiede in quelle funzioni di indirizzo e di controllo che fino ad ora non ha esercitato, piegato alle convenienze politiche della gestione. Tutti siamo preoccupati per il giudizio del tribunale sull’ammissibilità del concordato. Tuttavia sono convinto che un esame sereno, che separi il giudizio sull’operato degli amministratori di Aeradria da quello sulle prospettive della gestione, possa fare emergere con nettezza il principio di continuità aziendale che è stato recentemente introdotto nelle norme fallimentari”.

Valerio Lessi


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