Rimini, il silenzio non è d’oro
Da lunedì mattina il Rimini è in silenzio stampa e già è singolare il timing della decisione. La versione ufficiale cita “per stare tranquilli e concentrati dopo la sconfitta”: balle. Balle perché quel tipo di silenzio stampa inizia subito dopo la partita e non due giorni dopo. Strana ‘sta storia del silenzio stampa nel calcio, abitudine tutta italiana nata in quella calda estate spagnola del mondiale 1982: critiche, processi, (nella prima fase l’Italia non riuscì a vincere contro Polonia, Perù, Camerun e passò il turno per miracolo) poi la goccia che fece traboccare il vaso, con quell’articolo maldestro che ironizzava su Rossi e Cabrini compagni di camera. L’Italia, sino alla finale di Madrid di quel fantastico 11 luglio, non parlò più e a incontrare i giornalisti era Zoff, il capitano, paradossalmente quello che di solito parlava meno di tutti. Portò bene, tanto che dopo le prime vittorie qualche azzurro era propenso a riprendere il dialogo ma Tardelli disse: “ragazzi il silenzio è fortunato” . Ecco, forse questo è l’unico silenzio stampa del calcio con un senso, nato per proteggere le persone più che i calciatori, con un senso perché poi divenne scaramantico e nel pallone ci sta: è come il buon Anconetani che spargeva il sale prima della partita o come Spinelli che ancora oggi si ferma a mangiare la pizza prima del calcio d’inizio. Per il resto il silenzio stampa è una sciocchezza, frutto di equivoci, a volte di cattiva educazione (che si trova sia da una parte sia dall’altra), di arroganza, quasi sempre è un segno di debolezza, perché sottrarsi al confronto significa ammettere al tempo stesso di non poterlo sostenere. Quello del Rimini, è arrivato dopo i giornali della domenica, dopo le critiche e le pagelle seguite alla partita persa in casa sabato scorso contro Castiglione. Non sono stati i giocatori a chiederlo, anche se più di una volta si sono visti musi lunghi e mai si ricorda un tecnico o un calciatore dire a un giornalista: “Mi avete sopravvalutato, mi avete dato troppo in pagella”. E’ stata una scelta della società, che ha reagito in modo scomposto alle critiche dopo l’inattesa sconfitta contro una squadra che prima non aveva mai vinto, e che forse pensa di “educare” i media a un approccio più morbido, nascondendosi dietro la dichiarazione ufficiale che dopo dieci risultati utili consecutivi non regge. Finirà domenica dopo la partita, così dice la società. Il silenzio stampa dovrebbe essere una cosa seria in teoria, e invece nel pallone spesso è una buffonata, anche perché i giornalisti sono abituati quasi sempre a protestare più o meno “vibratamente” e non a reagire con un minimo di dignità.
Francesco Pancari