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marco pantani

Mercoledì, 12 Febbraio 2014

mattoneRimini | Dieci anni dalla morte del Pirata

 

Sono passati 10 anni da quella triste e fredda serata di sabato 14 febbraio 2004, giorno di San Valentino, quando intorno alle 23 si fece strada la notizia della morte di Marco Pantani. Lo avevano trovato senza vita in un'anonima stanza del residence "Le Rose" di Rimini ed insieme a lui, sparse per la stanza, anche qualche scatola di medicinali che cercavano di aiutarlo a tenere a bada ansia e depressione che lo tormentavano negli ultimi anni.


Ufficialmente a stroncarlo è stato un edema polmonare e cerebrale, conseguente a un'overdose di cocaina, per la mamma Tonina e la famiglia invece si è trattato di un omicidio e per questo è stata più volta richiesta la riapertura dell'indagine sulla sua morte. L'epopea del Pirata, 34 anni al momento della morte, aveva conosciuto l'apice nel 1998 quando centrò l'accoppiata Giro d'Italia-Tour de France (l'ultimo a riuscirci dopo Fausto Coppi, Jacques Anquetil, Eddy Merckx, Bernard Hinault, Stephen Roche e Miguel Indurain) per ridimensionarsi e piano piano spegnersi a partire dall'anno successivo (5 giugno 1999 a Madonna di Campiglio), quando stava per bissare il successo al Giro d'Italia e l'ematocrito alto lo costrinse a capitolare. Quella che fu considerata un'ingiustizia ed una pugnalata alle spalle dal romagnolo (a distanza di dieci anni e dopo quanto è successo in ambito doping, soprattutto con il caso Armstrong, forse non aveva tutti i torti) fu l'inizio di una nuova vita per il Pirata (tra tentativo di tornare a correre, Procure, Tribunali e cocaina), l'ennesima per lui che pure era riuscito a rialzarsi dopo due infortuni così gravi che avrebbero spezzato chiunque. Il primo, nel 1995, durante la Milano-Torino (investito da un fuoristrada che viaggiava in senso contrario, rottura di tibia e perone ma in sella dopo 5 mesi); il secondo al Giro d'Italia 1996 quando a tagliargli la strada e metterlo ko fu un gatto (lacerazione di un centimetro nelle fibre muscolari della coscia sinistra). Ma il Pirata non era uno da vincere così e queste cose lo rendevano più forte. Aveva la bici nel sangue, per via di una passione trasmessa dal nonno, che con la sua bici ci dormiva e che preparava personalmente con una precisione maniacale, al millimetro come ha raccontato la sua fidanzata storica, Cristine, danese che gli è stato vicino 7 anni condividendo con lui le riabilitazioni, le prime grandi vittorie e subito dopo le prime batoste. Il suo mito, che ancora vive nel ricordo di chi lo ha amato e di quei pochi ai quali era indifferente, è tale per il modo in cui ha interpretato il ciclismo nella sua comunque breve carriera. Le sue vittorie non sono state tantissime (46 in tutto, con un Giro un Tour e un bronzo ai Mondiali del 1996), ma è riuscito a far innamorare milioni di persone perché la sua "voglia di abbreviare l'agonia" che iniziava appena la strada iniziava a salire e la bandana volava, era un'opera d'arte tutte le volte, capace di esaltare la gente a bordo strada e quella che a casa aspettava quel momento. Essere considerato il più grande scalatore di tutti i tempi nonostante tutto la dice lunga sul valore di Marco Pantani ciclista. Adesso la sua tomba a Cesenatico, meta ogni anno di migliaia di visite, la Fondazione e la Granfondo che portano il suo nome sono i modi più diretti, oltre al ricordo di mamma Tonina e papà Paolo (commovente una sua lettera scritta nei giorni scorsi per questa occasione), per farlo vivere ancora anche se Marco è volato via dieci anni fa. E in occasione dell'anniversario sono diverse le iniziative in sua memoria: venerdì a Cesenatico intitolazione del monumento al Pirata, alla presenza della famiglia di Marco, a cui farà seguito la proiezione del film "Il Pirata-Marco Pantani" e la Santa Messa in memoria. Sabato, invece, una serata speciale in compagnia di campioni e artisti.


Sul palco allestito all'interno del Grand Hotel da Vinci si parlerà delle imprese di Pantani insieme con Ullrich, Berzin, Tonkov, Gimondi, Adorni, Moser, Chiappucci, Garzelli, la squadra Mercatone 1998 che ha accompagnato il Pirata nella storica doppietta Giro e Tour e tanti altri. Proprio la maglia gialla conquistata a Parigi da Marco sarà consegnata da mamma Tonina a Vincenzo Nibali, il ciclista dell'Astana che il prossimo luglio tenterà l'assalto alla Grande Boucle. E ancora: a ricordare Marco ci saranno piloti, una rappresentanza di Milan e Cesena (le due squadre del cuore del Pirata), ex calciatori come Fabrizio Ravanelli, l'ex arbitro Roberto Rosetti e diversi artisti. Gaetano Curreri degli Stadio canterà "E mi alzo sui pedali". (Agi)


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