Rimini | Il Senato mette mano alla riforma del catasto
Venerdì la commissione finanze del Senato ha approvato il decreto attuativo della riforma del catasto. Oggi nella sua analisi della riforma attesa dai riminesi, il Sole 24 ore ha preso in esame la distanza tra il valore catastale dell’immobile e i valori di mercato. Rimini è risultata all’ottavo posto per il divario percentuale che incorre tra il valore catastale e il prezzo di mercato, pari al 217%. Nel dettaglio la sperequazione si attesta al 267% per gli immobili in categoria A/3, i più diffusi sul nostro territorio, mentre ‘scende’ al 108% per gli immobili in categoria A/2.
"Con il riordino del catasto, ancora lontano dall’essere definito e in capo allo Stato e all’Agenzia delle Entrate, si va quindi verso un riordino delle rendite, che saranno maggiormente allineate ai valori che detta il mercato", spiega l'assessore al bilancio del Comune Gian Luca Brasini. "L’obiettivo della riforma quindi è quello di eliminare o almeno ridurre le sperequazioni esistenti e che incidono quindi sul calcolo di Imu e Tasi non solo tra le varie aree del Paese, ma anche tra zone limitrofe".
La riforma non porterà, chiarisce subito l'assessore, "un maggior prelievo fiscale a carico dei cittadini. Anche nel momento in cui la riforma andrà in porto e sarà possibile avere a disposizione le nuove rendite, non si tradurrà in un aumento delle tasse a carico dei proprietari degli immobili, tutto questo a prescindere dal fatto che nel decreto venga o meno introdotto un ‘tetto’ massimo al gettito che i Comuni potranno ricavare".
Un limite il Comune di Rimini se lo è già imposto, spiega l'assessore. "Così come è stato per il bilancio 2014, attraverso il quale abbiamo ridotto il gettito proveniente dalla tassazione sugli immobili di 2,4 milioni rispetto al 2012, anche nel prossimo bilancio l’intenzione è quella di mantenere invariato, o ancora meglio tendere ad una diminuzione, tale gettito". La strategia del Comune, già in atto, prevede invece "un’attenta redistribuzione del carico fiscale" attraverso l'utilizzo di tutte le leve contributive "e non solo quelle immobiliari", "usando del fattore “compliance” anche nella fiscalità per una reale partecipazione del cittadino alla gestione della cosa pubblica", ma soprattutto mettendo in campo "una efficace opera di spending review, che va dall’estinzione dei mutui alla riduzione degli incarichi esterni, dimezzati negli ultimi tre anni".
Anzi, secondo Brasini "avere rendite più aderenti con i valori di mercato ci consentirà di agire con maggiore precisione sulle aliquote nel momento in cui saremo chiamati a definire la manovra tributaria, in modo da rendere la stessa ancora più equa di quanto lo sia adesso".