Rimini | Unioni civili, approvata delibera Galvani-Pazzaglia
Il Consiglio comunale di Rimini ha approvato nella seduta di ieri sera la proposta deliberativa avanzata dai consiglieri Savio Galvani (Federazione della Sinistra) e Fabio Pazzaglia (Fare Comune) per il “Riconoscimento delle unioni civili. Approvazione del regolamento”. Per divenire pienamente operativo il Regolamento approvato ieri sera dovrà avere ancora un passaggio, ovvero essere istruito dall’ufficio comunale competente per tornare all’esame del Consiglio per la votazione definitiva.
Il Comune di Rimini avvia quindi l’adozione del “Registro amministrativo delle unioni civili” intese – specifica all’articolo 2 il regolamento – come “due persone maggiorenni, legate da vincoli affettivi, coabitanti ed aventi dimora abituale nello stesso comune. Unioni che il Comune riconosce provvedendo a tutelarle e sostenere per superare situazioni di discriminazione e favorirne l'integrazione nel contesto sociale, culturale ed economico del territorio.
La casa, la sanità e servizi sociali, le politiche per giovani, genitori e anziani, lo sport e il tempo libero, la formazione, scuola e servizi educativi, i diritti e partecipazione, i trasporti sono le aree tematiche di intervento rispetto alle quali gli atti dell'Amministrazione devono prevedere per le unioni civili condizioni non discriminatorie di accesso, evitando condizioni di svantaggio economico e sociale. All’interno del Comune di Rimini, dunque, chi s’iscrive al Registro sarà equiparato al “parente prossimo del soggetto con cui si è iscritto” ai fini della possibilità di assistenza. L’Amministrazione comunale rilascerà, su richiesta degli interessati, attestato di "unione civile basata su vincolo affettivo" inteso come reciproca assistenza morale e materiale. L'attestato sarà rilasciato per i soli usi necessari al riconoscimento di diritti e benefici previsti dall'Amministrazione comunale, così come sarà verificata dall’Amministrazione comunale l'effettiva convivenza delle persone che richiedono l'attestato.
Possono chiedere di essere iscritte al registro delle unioni civili, prosegue il Regolamento all’articolo 4, due persone maggiorenni, di sesso diverso o dello stesso sesso, residenti e coabitanti nel Comune di Rimini. Le iscrizioni nel Registro potranno avvenire esclusivamente sulla base di una domanda presentata al Comune congiuntamente agli interessati. L’iscrizione nel Registro non può essere richiesta da coloro che facciano già parte di una diversa unione civile, i cui effetti non siano cessati al momento della domanda di iscrizione, né dalle persone coniugate fino al momento dell’annotazione della separazione personale sull’atto di matrimonio. Per cancellarsi sarà invece sufficiente la cessazione della situazione di coabitazione o, nel caso del venir a meno dei rapporti affettivi, su richiesta di una o di entrambe le parti interessate.
"Un Consiglio comunale che ha scelto di assumersi una responsabilità importante – commenta il sindaco Andrea Gnassi - compiendo un primo passo, dal valore altamente simbolico oltre che concreto, verso il riconoscimento di alcuni diritti di una fetta importante della nostra società. Siamo tutti ben consapevoli che su altri tavoli si decidono le sorti del Paese sul fronte dell’ampliamento delle garanzie e dei diritti di tutti, ma in attesa di una legge nazionale che finalmente consenta proiettare l’Italia nel futuro, era importante dare un segnale anche locale, per tutti quegli uomini e donne riminesi che attendono delle risposte. Il dovere di chi ha una responsabilità politica è quello di ascoltare e raccogliere le istanze di tutti i cittadini a cui deve rispondere. E su questo, da oggi, Rimini risponde 'presente'".
Non è finita qui. "Il Consiglio comunale ha dunque scelto di riconoscere il diritto ad un cammino insieme, confidando che a breve si aggiunga l’altro ‘pezzo’, quello ben più importante, con l’approvazione della legge sulle unioni civili che è già in Parlamento e che speriamo venga discussa in tempi rapidi. Il ‘modello tedesco’ su cui ha lavorato il governo mi auguro possa essere una valida e rapida sintesi tra le tante sensibilità e visioni differenti, tenendo conto che si tratta pur sempre di garantire a coppie dello stesso sesso di godere degli stessi diritti essenziali di cui godono le coppie eterosessuali sposate, quale la possibilità di assistenza negli ospedali e nelle carceri. Il diritto in più per qualcuno non è un diritto in meno per altri, e non è nemmeno una mera somma: si diventa tutti cittadini al quadrato. Essere europei e guardare all'Europa è soprattutto guardare ai diritti".
Rilancia in un batter di ciglia Fabio Pazzaglia, capogruppo di FareComune e proponente della delibera insieme a Savio Galvani di Fds. "Ieri finalmente è stato approvata in consiglio comunale la nostra proposta di delibera per istituire anche a Rimini il registro delle unioni civili. Un primo passo verso la giusta direzione. Dopo il voto positivo del consiglio comunale, ora il sindaco ha tutte le carte in regola per procedere speditamente con la trascrizione dei matrimoni gay celebrati all'estero. Proponiamo al Sindaco di organizzare insieme ai suoi concittadini una grande giornata di festa dedicata alla coppie di fatto (etero e omo) che si vogliono iscrivere al nuovo registro delle unioni civili. In quell'occasione si potrebbero trascrivere anche i primi matrimoni gay celebrati all'estero. La trascrizione è perfettamente legittima. Si tratta di una questione di Libertà. Perché la libertà di circolazione affermata dai Trattati dell’UE non è una vera e propria libertà se un cittadino viene considerato sposato in uno Stato e celibe in un altro. Anche l'Italia, dove il matrimonio gay non è riconosciuto dalla legge, deve poter accogliere e riconoscere le coppie gay o lesbiche sposate altrove".
Si è dichiarata inizialmente disposta ad ascoltare Giuliana Moretti di Ncd, pur sapendo che la competenza di alcuni argomenti è del Parlamento e pur non comprendendo i benefici reali del registro delle unioni civili. "Infatti conoscendo il nostro regolamento sugli asili - spiega Moretti - so perfettamente che sono più privilegiate le famiglie monoparentali che le famiglie formate da una coppia con figli, so anche bene che nel regolamento per le case popolari si riconosce nucleo famigliare quello fondato "sulla stabile convivenza anagrafica more uxorio, nonché nuclei di persone anche non legate da vincoli di parentela ed affinità, qualora la convivenza abbia carattere di stabilità e sia finalizzata alla reciproca assistenza morale e materiale"".
A far tornare indietro la consigliera di centrodestra è stato il dibattito, a partire dalle parole del sindaco che "una decina di anni fa sputava sopra l'istituzione del matrimonio e ora che si tratta di gay la difende a spada tratta, mi lascia alquanto perplessa", ha detto Moretti. "Comunque dopo le conclusioni del Sindaco avevo molto chiaro che lo scopo di quella delibera non è quello di riconoscere dei diritti individuali, bensì quello di fare un primo passo per arrivare alla completa equiparazione con il matrimonio, per poi arrivare magari anche alle adozioni e alla legalizzazione degli uteri in affitto".
I conti non tornano. "Ho verificato che noi spendiamo ogni anno circa 70 miliardi a favore del coniuge, dalle pensioni di reversibilità alle misure fiscali e un cambiamento del modello antropologico metterebbe in discussione anche la sostenibilità finanziaria del modello sociale. In un momento come questo ci sta come i cavoli a merenda.Ieri sera, c'è stato, come capita sovente su questi temi, chi voleva confinare questa riflessione nell'ambito di uno scontro frontale laici-cattolici. Io credo che sia profondamente sbagliato, Se si vuole fare una riflessione reale bisogna superare questa contrapposizione, questo perché certe scelte potrebbero cambiare radicalmente le fondamenta dell'umano, e questo è un problema che dovrebbe riguardare sia i cattolici che i laici".
Quindi, "ipotizzare il " matrimonio per tutti" rappresenterebbe una risposta solo ideologica e sbagliata ad una giustissima domanda di rispetto di ogni relazione affettiva e di ogni orientamento sessuale. Le convivenze, l'amore in tutte le sue forme precarie o durature possono essere regolate da diritti individuali, civilistici in nome di un doveroso rispetto. Mentre " Il matrimonio per tutti "sarebbe una risposta pericolosa, perché relativizzerebbe il significato della società naturale e della continuità della specie umana che solo in essa si realizza".