Mobilità romagnola: a Rimini opposizioni all'attacco
Il dato politico è evidente e a suo modo bruciante. I dirigenti di Agenzia Mobilità chiamati dai presidenti (di opposizione) di due commissioni comunali a fornire dati e spiegazioni su ciò che comporterà la creazione di un unico soggetto regolatore del trasporto pubblico nell’area vasta Romagna. All’appello rispondono volentieri anche sindaci e assessori di amministrazioni di centrodestra che sottolineano il fatto che solo grazie all’iniziativa dell’opposizione di Rimini, e nel silenzio della Provincia guidata da Andrea Gnassi, si sia potuto discutere di un problema rilevante per le comunità cittadine. Ma ad essere interessate a discutere appaiono solo quelle amministrazioni non a guida Pd, visto che i sindaci dem non si sono fatti vedere.
Il punto di partenza è la decisione di andare ad unica agenzia romagnola di mobilità (si chiamerà AMR), delibera già assunta in condizioni burrascose dal consiglio comunale di Rimini il 18 dicembre scorso, sulle cui modalità anche questa mattina in commissione sono volati gli stracci. Il trasporto pubblico locale dell’area riminese sarà gestito da Ambra, l’agenzia di Ravenna, mentre l’attuale AM di Rimini continuerà ad occuparsi della realizzazione del Trc. La AMR avrà sede a Cesena, perché in posizione baricentrica, e sarà gestita da un amministratore unico, con funzioni anche di direzione tecnica, che dovrà relazionarsi con l’assemblea dei sindaci. Avrà 21 dipendenti e, novità molto importante, è che sarà una srl e come hanno osservato i sindaci ciò si tradurrà inevitabilmente in un aggravio di spesa per i Comuni perché per loro l’IVA non è scaricabile. Nel presentare il progetto l’assessore Brasini ha sottolineato che il trasporto pubblico locale è strutturalmente in perdita e che quindi per il Comuni ci sarà sempre da ricoprire la loro quota di deficit, però Rimini ha insistito perché si tenga conto dei ricavi tariffari che ogni bacino riesce a produrre, in quanto ciò risulta a favore dell’area riminese.
Il presidente di AM, Roberta Frisoni, ha presentato alcuni dati sulla situazione attuale. Il contratto di servizio in essere (attualmente in regime di proroga) è di tipo net-cost, cioè i ricavi dalla bigliettazione spettano al gestore ATG. Nel 2013 sono stati percorsi 7,3 milioni di chilometri, sono stati trasportati oltre 21 milioni di passeggeri, il contratto di servizio è costato 19,5 milioni di euro, i ricavi dalla bigliettazione sono stati 9,8 milioni. Nonostante i chilometri di percorrenza siano diminuiti il costo del servizio è aumentato perché una parte di esso dipende da alcuni variabili (esempio il costo del gasolio e altri). Dal 2010 al 2013 il costo per km è passato da 2,41 euro a 2,66. Più alta rispetto alla media regionale (1,34 contro 1,15) il valore della bigliettazione. Una slide ha mostrato l’attuale costo del servizio per km: è pari a 3,78 e secondo uno studio può arrivare ad essere ridotto a 3,15, ma al momento resta ai livelli indicati. Scivolone finale sui costi degli abbonamenti per studenti che AM indicava inferiori rispetto alla media regionale. Senonchè nelle altre città gli abbonamenti hanno validità 12 mesi mentre a Rimini solo 10 mesi. Paragone incongruo subito fatto notare dalla presidente Carla Franchini.
Subito è iniziato il fuoco dei sindaci. Domenica Spinelli, di Coriano, se la prende con Brasini il quale aveva sostenuto che nell’area vasta si rinuncia a qualcosa per avere servizi migliori. “Questa è una favola”, ha ribattuto. Concetto condiviso anche da Enzo Ceccarelli, sindaco di Bellaria Igea Marina, il quale sottolinea che una srl che emette fatture con l’IVA si tradurrà in un aggravio di costi per i Comuni. Nel mirino anche la clausola che obbliga tutti i Comuni, anche quelli non direttamente coinvolti, a farsi carico ei costi del Trc per almeno due anni. “Non riesco ad accettare questo futuro da omologato”, ha osservato.
Il sindaco di Riccione Renata Tosi, alfiere della lotta al Trc, ha snocciolato un lungo rosario di critiche. Ha osservato che l’iniziativa delle commissioni riminesi di fatto si è sostituita ad una provincia guidata da Gnassi che ancora fa resistenza al ruolo che gli è stato assegnato. Ha sostenuto che non vi è alcuna certezza che con l’accorpamento romagnolo si vada verso una riduzione dei costi. “Am di Rimini non è riuscita a migliorare il contratto di servizio, scegliendo la proroga, figuriamoci cosa succede in un ambito più grande!”. Nel mirino anche la presunta qualità ed economicità del servizio: i comuni dell’alta Valmarecchia quando erano sotto Pesaro pagavano la metà. Tosi ha inoltre fatto presente che la recente legge di stabilità cambia il quadro normativo: per i servizi in rete si deve seguire il diritto pubblico e non il diritto privato. Inoltre si va verso una duplicazione delle società mentre l’indicazione che viene dalla legge di stabilità è quelle di ridurre le società partecipate ai Comune. Tutte ragioni per cui prima di far approvare la delibera dal consiglio comunale di Riccione chiedere un parere preventivo alla Corte dei Conti.
Da parte sua la presidente di commissione Carla Franchini ha sottolineato che il costo a km nella provincia di Rimini è di 4 euro a km, mentre la media nazionale è di 3,5. La riduzione dei costi deve essere accompagna da una maggiore efficienza del servizio e i costi si riducono davvero quando c’è una vera concorrenza, mentre con il bacino romagnolo si va verso un gigantismo incontrollabile dove solo alcuni soggetti possono partecipare alle gare.
Nel dibattito sono interventui anche altre esponenti della minoranza come Renzi e Giudici, mentre l’assessore Brasini ha chiuso il dibattito assicurando che con AMR ci sarà una riduzione dei costi.
Ma per approfondire meglio l’argomento le due commissioni si sono aggiornate a giovedì della prossima settimana.