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Torna la politica a Rimini. Forse

Venerdì, 16 Gennaio 2015

6b

Torna la politica a Rimini. Forse

Quasi insperabilmente, sembra che la politica nella nostra città abbia avuto un piccolo sussulto. Magari si tratta solo di un caso, ma da alcuni resoconti che si sono letti, sembra che finalmente sia possibile rintracciare e quindi praticare nuovamente uno spazio politico.
Perché il problema, a Rimini come a livello nazionale, con Renzi, è che la gravità della crisi costringe a sperare in chi governa in questo momento e a tifare per le sue scelte per il bene e il benessere di tutti. In più, molta parte di queste, sempre per la scarsità delle risorse disponibili, appare anche obbligata, e distinguere dunque un progetto politico dall’altro (almeno in ambito moderato) è difficile.
Così, quello che viene meno (o almeno sembra che venga meno) è proprio lo spazio dell’agire politico, lo spazio nel quale le opposizioni possono distinguersi e fare il loro mestiere.
Se a ciò si aggiunge che il percorso delle opposizioni, a Rimini come in Italia, è davvero arrivato al capolinea e necessita di un nuovo inizio, o, quasi, di una nuova fondazione, e che la città che Gnassi coltiva nel suo studio comincia a prendere qualche forma, che alcune iniziative intraprese appaiono interessanti, che un certo modo di trattare certe rendite di posizione non può non generare simpatia, la domanda su come si possa fare politica oggi, come antagonisti del sindaco attuale, è perlomeno legittima.
Di certo non ci aspettiamo una risposta dai battibecchi all’interno del PD su chi abbia la patente del novatore e l’anima più bella; non dalle dichiarazioni di quello o quell’altro consigliere di minoranza costretti a giocare di sponda, oggi solo sperando che la magistratura faccia il mestiere che sarebbe il loro; e neppure da quelle componenti del tessuto produttivo (imprese e loro rappresentanze) che, in buona sostanza, pretendono, come si è sentito dire, che il sindaco scelga due o tre idee dal Piano Strategico, ci metta i soldi sopra e così faccia ripartire il comparto edilizio.
No, così Gnassi vince facile. E con piena ragione.
Ci riferiamo invece ad alcuni tentativi di “attaccare” quello spazio che il sindaco, forse per temperamento, forse per superficialità, sembra lasciare libero.
Se infatti, come dicevamo prima, comincia a intravedersi un suo progetto articolato (non la macchietta di Friburgo) sul futuro della città, è anche vero che questo progetto resta verticistico, non riesce ad allargarsi coinvolgendo tutto il tessuto sociale riminese, stenta a trovare alleati nel mondo produttivo, diffida degli intermediari (tecnici e politici), dimostra nessuna empatia per la gente normale.
Così, per fare un esempio, pensiamo a quella sorta di coordinamento delle opposizioni nel quale si è deciso, come abbiamo scritto in un nostro articolo, un calendario di commissioni in cui affrontare i temi reali della città, quelli che vengono tenuti in secondo piano dalla giunta e dalla maggioranza; una iniziativa nella quale si riesce a intuire un approccio politico positivo, che tende a guadagnare un proprio spazio di azione e a creare quelle relazioni che, sole, possono permettere anche un successo elettorale.
Per restare poi alla sola edilizia (e alla cronaca recente), possiamo citare la ripresa delle delibere del movimento 5stelle (dimenticate dal Comune) per aiutare il settore senza consumo di territorio o al pacchetto anticrisi del Comune di Reggio Emilia per l'eco che ha avuto in città, con soluzioni che avvantaggiano non solo le imprese ma anche i singoli cittadini, rinunciando a tartassarli e a trattarli come furbi, piccoli mattonari, professionisti dell’abuso.
Diciamo che è la politica nel punto in cui si distingue dai gloriosi anni ’80 e ’90. Non più visioni utopistiche o progetti a tutto tondo, programmi in cui si pretende di cambiare tutto (come il famoso Progetto ’85 della DC, ormai un oggetto mitico, che portò alla conquista del Comune), ma una immedesimazione minuta e reale con chi vive la città, portando il peso della rappresentanza e facendo diventare i suggerimenti e le esigenze che si incontrano, altrettanti spazi politici di azione. Che poi, quegli spazi, come abbiamo già detto, sono proprio quelli che Gnassi, per adesso, lascia più liberi.

 


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