Rimini | Tari, Callà: Prima di tutto il Comune scovi gli evasori
Questa mattina in Comune vertice tra l’assessore al Bilancio Gian Luca Brasini e le categorie economiche della città. A tema il buco in bilancio dato da mancati introiti da Tari di 10 milioni per il 2013 e il 2014. Una cifra che nasce dal mancato versamento del tributo da parte di circa 9mila contribuenti, di cui circa il 75% rappresentato da imprese.
Dopo l’annuncio dei giorni scorsi da parte dell’amministrazione intenzionata ad aumentare la tariffa (sembra dell’8%) a partire dal 2016 per recuperare la cifra evasa, commercianti, industriali, albergatori e artigiani, in particolare, sono insorti, mettendo la giunta con le spalle al muro.
“Questa mattina - racconta Gaetano Callà, vicepresidente di Confcommercio e presidnete di Fipe provinciale - abbiamo insisito sul fatto che, prima di aumentare la tariffa ai lavoratori onesti, che già pagano le tasse, il Comune faccia le opportune verifiche su chi la tassa non l’ha versata, per capire se si tratta di situazioni di difficoltà, oppure se ci siano patrimoni a cui attingere o al limite estremo da sequestrare. Il Comune ha i mezzi per farsi valere. Può, per esempio, togliere permessi e convenzioni a chi non rispetta le regole. Comunque, innanzitutto, la prima mossa è quella di recuperare il recuperabile. Poi se ne riparlerà”.
Per le categorie economiche, quindi, prima di aumentare la tariffa è necessario mettere in campo tutti i mezzi alternativi. “Io ho proposto anche una riduzione degli sprechi dell’amministrazione, ma su questo non ho avuto risposta”, ammette Callà.
Alla proposta di Confcommercio si sono quindi accodate un po’ tutte le altre categorie presenti questa mattina e alla fine anche il Comune è dovuto scendere a patti.
“E’ stata condivisa la necessità - spiegano dal Comune - di mettere in campo ogni azione possibile per procedere al recupero della quota di insoluto, invitando in primo luogo i contribuenti a regolarizzare la propria posizione attraverso lo strumento del ravvedimento operoso, che fino al 31 luglio consentirà ai contribuenti di provvedere al pagamento del tributo con una sanzione minima. Dal 1 agosto invece si procederà con le forme più coercitive di recupero, che comporterà una sanzione del 30% ad aggravio dell’importo previsto e l’eventuale successiva messa a ruolo. Restano comunque in vigore le forme di rateizzazione a tassi agevolati”.
Parallelamente, il Comune manifesta l’intenione di andare avanti “nel percorso di forte contrasto all’evasione fiscale, che ha già visto l’amministrazione comunale effettuare oltre duemila segnalazioni qualificate (al 31 dicembre 2014) nell’ambito del protocollo di intesa con l’Agenzia delle Entrate dell’Emilia Romagna, e denunce all’autorità giudiziaria per i mancati versamenti della tassa di soggiorno. Per continuare nella lotta contro all’evasione si chiederà la costituzione di un tavolo operativo formato da Comune, categorie, sindacati, forze dell’ordine e organi competenti per mettere in campo tutte le azioni possibili, comprese segnalazioni alla procura e alla Guardi di finanza, per procedere contro gli evasori fiscali”.
Il comune questi 10 milioni li deve recuperare per forza, in quanto le norme “impongono obbligatoriamente in casi di ‘non riscosso’ la costituzione di un fondo di salvaguardia, e principi di prudenza contabile. La quasi totalità dell’insoluto resterà quindi a carico del Comune e all’attività di recupero che come detto sarà messa in campo con tutti i mezzi a disposizione. Per arrivare tra un anno, se l’attività sarà premiata da successo, a ridurre in parte o eliminare del tutto il fondo di salvaguardia e quindi anche a rimodulare la tassa nei prossimi esercizi”.
Uno dei problemi di Rimini, fa notare Callà, “è che è vista come un Eldorado da molti. Ci sono avventurieri spaventosi che aprono attività in estate e poi chiudono senza lasciare traccia”. Questa situazione contribuisce a portare la pressione fiscale per gli imprenditori riminesi sul 70% circa, “un ulteriore aumento sarebbe una mazzata troppo grossa”, sottolinea Callà che più volte ripete di volere “un elenco con i nomi di chi fa il furbo”. Secondo il presidente di Fipe “le tasse devono essere pagate da tuti in proporzione ai guadagni, cosa che oggi non accade, e non andare a gravare sempre di più su chi oggi con l’acqua alla gola manda avanti la sua attività cercando di resistere alla crisi e, in molti casi, sperando che arrivi la ‘manna’ rappresentata dalla possibilità di vendere. Non si può colpire con un aumento delle tariffe chi va avanti oggi onestamente sperando che domani sia migliore”.