Rimini | Mercato, la minoranza si compatta: “Gnassi non ha i numeri”
“Faremo ricorso al Tar per l’illegittimità della convocazione del consiglio comunale, e di conseguenza l’illegittimità degli atti approvati”. Lo dice Carla Franchini, del Movimento 5Stelle, ed è la sfida lanciata dai gruppi di minoranza del consiglio comunale di Rimini alle prese con la delibera per il trasloco del mercato settimanale da piazza Malatesta e con una convocazione d’urgenza che li porterà tra i banchi del consiglio anche domani.
“Un consiglio comunale indetto - spiega il capogruppo di Ncd-Pdl Gennaro Mauro - al di fuori del rispetto del Regolamento. Non esistono criteri d’urgenza che giustifichino la convocazione in 24 ore. Ho chiesto formalmente che mi venisse inoltrata la richiesta del sindaco con le motivazioni, ma non l’ho ricevuta. Noi riteniamo che un amministratore che si accinge ad approvare una delibera con una grossa contrarietà da parte degli operatori debba farlo con equilibrio e non sfidando l’opposizone convocando il consiglio comunale anche di domenica. Ricordo che l’opposizione ha il diritto di usare tutti i mezzi a disposizione per fare gli interessi della comunità, tra questi mezzi c’è anche la richiesta del numero legale”.
Per Mauro quella del sindaco è anche “una sfida nei confronti degli operatori delusi ed arrabbiati” che avrebbero necessitato “la condivisione di un emendamento fatto all’ultimo istante, consentendo alle associazioni la possibilità di illustrare ai propri iscritti la proposta”.
“Noi - continua Mauro - non vogliamo fermare Gnassi e la sua voglia di fare, ma diciamo che il metodo non è corretto e censuriamo consiglieri di maggioranza che hanno svolto un ruolo di figuranti”. Per Mauro “molti esponenti della maggioranza hanno difficoltà di fronte a un sindaco che urla dopo un cosiglio sospeso e vorrebbe imporre ai consiglieri della maggioranza di dimettersi in massa se non saranno in futuro in grado di garantire il numero legale”.
E’ qui il nodo politico della questione: il numero legale per i prossimi dieci mesi di amministrazione non sarebbe garantito. E si vocifera che il sindaco stia studiando un modo per abbassarlo.
“Io in genere sono moderata e conciliante con la presidenza del consiglio - interviene Giuliana Moretti (gruppo misto, Ncd) in qualità di vicepresidente - ma questo fatto è molto grave. Il regolamento prevede la possibilità di convovare con urgenza, però ci devono essere delle motivazioni reali. Qui la responsabilità non è solo del sindaco ma anche del presidente del consiglio, il quale non avendo il tempo utile per convocare la conferenza dei capigruppo almeno avrebbe dovuto sentire il parere del vicerpesidente, che rappresenta la minoranza”.
Moretti dice anche che chiederà per iscritto “ragioni dell’urgenza della convocazione” e che sta valutando la possibilità di “presentare un’istanza al prefetto, vista la gravità del fatto. E’ evidente che il presidente del consiglio si è totalmente sottomesso al sindaco, che sta pensando di rivedere il regolamento per questo suo problemino con i numeri: la posta in gioco è arrivare a fine mandato”.
Fatto, quest’ultimo, che è confermato anche da Nicola Marcello (Ncd). “La maggioranza non ha più i numeri ed è caduta anche sulla toponomastica. Nell’isterismo del post consiglio (quello di giovedì che si è concluso alle 21 per mancanza del numero legale, ndr) il sindaco a riunione con la maggioranza ha deciso di convocare il consiglio nel week end e ha pensato pure di far chiamare il presidente della prima commissione (affari istituzionali, ndr), alla quale sembra intenda chiedere di far abbassare il numero legale. Io da parte mia (è lui il presidente della commissione, ndr) mi sto consultando con altri sindaci per studiare se una simile richiesta sia possibile da accontentare”.
Il problema politico è rilevato anche da Gioenzo Renzi (FdI). “Gnassi fa il padre parone, non ha rispetto né per il consiglio comunale né per le categorie economiche. Questo modificare continuo dimostra improvvisazione e precarietà”.
Renzi ironizza sul sindaco appellandolo “nipotino di Stalin” per via del metodo “che è lo stesso. Qui si pensa di governare la città con rappresaglia, rabbia, isteria”.
Parla di “convocazione arrogante” Valeria Piccari (FI). “Stamattina ho parlato con parecchi ambulanti e sono tutti molto arrabbiati. La vera emergenza è tutelare le 430 imprese con i loro mille addetti. Questo è un momento di disperazione e ci vorrebbe meno arroganza da parte dell’amministrazione che dovrebbe, invece, incotrare le categorie per un accordo”.
Perché tutta questa urgenza? Se lo domanda Eraldo Giudici (Ncd), che parla di un “sindaco che perdendo le staffe rischia di cadere da cavallo. Gli suggerisco una più intelligente capacità di ascolto perché è la città che ne ha bisogno e non solo i suoi progetti”. Giudici ipotizza esista un motivo, ancora nascosto, che giustifichi l’urgenza della convocazione. “Forse qualche iniziativa prevista su piazza Malatesta di cui ancora non sappiamo?”.
Il sindaco è “una persona pericolosa” in quanto “arrogante e prepotente” per Gianluca Tamburini, capogruppo del Movimento 5Stelle. “La maggioranza dovrebbe farsi rispettare e il presidente dovrebbe garantire i diritti dei consiglieri di minoranza, che rappresentano la cittadinanza. Il consiglio comunale oggi e domani verrà umiliato per mano del sindaco con la complicità del presidente. La maggioranza approva atti e delibere che sono stati condivisi. Tra gli esempi, il progetto per la circonvallazione di Santa Giustina, ponte di via Coletti e il mercato settimanale”.
Sulla stessa linea Carla Franchini (M5S). “Degli atti del sindaco la maggioranza ne sa meno di noi”. La Franchini, da esperta pubblica amministrazione, fa notare che il sindaco “dimentica di fare i conti con la legittimità degli atti. Perché, anche se una decina di consiglieri lo segue per paura di perdere il Comune, lui non pensa che ci sono delle sentenze del Tar che sembrano scritte proprio per il nostro caso. Qui ci si chiede di votare un atto che formalmente è un emendamento, ma il cui contenuto è quello di una delibera”.
E’ un “peccato” per Marco Fonti (M5S) il “divorzio tra il mercato e il centro”. L’amministrazione “deve pensare alla bellezza, ma anche alle attività che danno benessere e vitalità”, continua Fonti, per il quale “il mercato è un’area viva, e non si capisce se sia il mercato a dare vita al centro storico o viceversa”.