Rimini | Profughi, l’accordo tra diocesi e prefettura va avanti
L’accordo tra diocesi e prefettura di Rimini per l’accoglienza dei profughi nelle canoniche inutilizzate è ancora valido, anche dopo il passaggio di consegne tra Claudio Palomba a Giuseppa Strano in prefettura. Lo ribadisce la curia con una nota stampa in cui ripercorre i capidaldi dell’accordo.
“Di fronte ad una precisa richiesta della Prefettura, la Diocesi non poteva non prendere in seria considerazione e sentire come dovere morale la necessità di contribuire con una risposta positiva ad una emergenza drammatica, impellente e continua”, spiegano dalla curia.
“La Diocesi - si entra nel dettaglio - ha presentato alla Prefettura un elenco di strutture disponibili, che però, essendo non utilizzate da diverso tempo, non sono immediatamente agibili, ma necessitano di lavori di manutenzione, più o meno consistenti”.
Ma non è un problema. “Poiché il Ministero degli Interni ha messo a disposizione della Prefettura dei fondi esigui per questi interventi, la Diocesi stipulerà una convenzione con la Prefettura, concedendo in comodato gratuito quegli edifici che i funzionari riterranno più idonei allo scopo”.
Ad eseguire i lavori potranno essere direttamente la Prefettura o la Diocesi, nel caso un intervento diretto possa servire ad accelerare i tempi di esecuzione. In questo caso, al termine dei lavori la Diocesi presenterà regolare e dettagliata documentazione degli interventi svolti e strettamente necessari alla riapertura delle case individuate”.
Per quanto riguarda la gestione di queste strutture, “quando saranno accolti i profughi, sarà direttamente la Prefettura a stabilire accordi con le Associazioni o le Cooperative con le quali essa già opera in convenzione”.
La Diocesi, quindi, “non viene coinvolta dunque in alcun modo nella gestione economica dei profughi e non ha nessun ritorno finanziario da questo intervento di natura puramente umanitaria. Sarà invece sua cura contattare preventivamente i parroci interessati per territorio e vedere assieme come aiutare le comunità parrocchiali ad un atteggiamento di accoglienza e di integrazione. Non ci nascondiamo i problemi: ma i bisogni e le necessità devono avere il sopravvento sugli ostacoli”.
Ricordano dalla diocesi come la cronaca del cammino dei migranti abbia regalato, in questi giorni, immagini e storie diverse: “il pianto di una ragazza palestinese, Reem, in Germania, per il diniego (poi ritirato) alla richiesta d’asilo; il pianto dei genitori di Raghad, la bambina siriana diabetica morta su un “barcone della speranza”; la fatica dell’accoglienza a Treviso; la strumentalizzazione della paura a Roma. Quattro istantanee che invitano a non guardare altrove, a non dimenticare la tragedia dei migranti forzati”. Da qui l’esigenza di un’accoglienza che “non nasce semplicemente da un dovere di ospitalità, - dice il direttore generale Migrantes Gian Carlo Perego - ma è la sola strada per costruire il nostro domani, per progettare ancora una volta il futuro”.