Rimini | Voce, sospeso direttore
Il consiglio disciplinare dell’Ordine dei giornalisti dell’Emilia Romagna ha sospeso per due mesi l’attuale direttore della Voce di Romagna Raimondo Baldoni. La delibera (in allegato) è del 15 gennaio e si rifà ai contenuti di un articolo firmato da Baldoni il nel quale si ravviserebbero una serie di violazioni deontologiche.
Il collegio, si legge nella delibera, ritiene “certamente esistenti”: “l’inosservanza dell’obbligo di verità relativamente alla ricostruzione dell’intera vicenda che ha interessato La Voce e in particolare alle affermazioni “l’editore sta pagando gli stipendi”; l’inosservanza dell’obbligo di verità, buona fede e collaborazione tra colleghi e tra giornalisti ed editori, nella parte del medesimo articolo laddove si fornisce una ricostruzione delle vicende che hanno portato al licenziamento di Facciotto, del tutto di parte e non veritiera. Come pure del trasferimento della Mannarino (vicenda tra l’altro sub iudice al momento della redazione dell’articolo, circostanza della quale, peraltro, non si dà conto nel testo); i medesimi passi dell’articolo violano anche il Testo Unico alla Privacy del 2003; illiceità sempre sotto il profilo della violazione dell’obbligo di collaborazione tra colleghi e del dovere di lealtà rinvenibile nel palese attacco al ruolo e alla funzione del sindacato contenuto in più passaggi del medesimo articolo; più sfumata ma configurabile, è la responsabilità per violazione dell’obbligo di promuovere la fiducia tra stampa e lettori, rinvenibile nella mancata pubblicazione del resoconto del termine (anche giudiziale) delle due richiamate vicende (ammesso che non sia stato fatto, al di là di quanto riportato nell’esposto)”.
Baldoni ha sempre respinto tutti gli addebiti, sia nella memoria difensiva presentata al collegio sia nel corso dell’audizione del 20 luglio scorso. “L’articolo dell’agosto 2014 aveva l’intento di fare chiarezza in risposta alle continue notizie che contenevano “sciocchezze enormi” sul conto della testata da lui diretta. Non era stato scritto per “conto dell’editore” ma semplicemente per mettere in chiaro alcune cose e… togliersi ‘i sassolini dalla scarpa’”. Davanti al collegio Baldoni ha riconfermato “l’esattezza di quanto scritto nell’articolo contestato e cioè che l’editore aveva ricominciato a pagare gli stipendi. Alle contestazioni di avere, nel testo dell’articolo, parlato genericamente di bugie - si legge nella delibera - senza contestare punto per punto e di non avere tenuto una giusta equidistanza dalle vicende di giornalisti della redazione (caso Mannarino) riportando vicende personali e riferendo dell’iscrizione di alcuni al sindacato Baldoni ribadiva la necessità di rispondere ai numerosi articoli, a suo dire diffamatori, apparsi su stampa e internet”.