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Rimini | Il Meeting ricorda Andreotti: Maestro e compagno, limpida testimonianza di fede

 
Il Meeting per l’amicizia fra i popoli ricorda il senatore a vita Giulio Andreotti, scomparso all’età di 94 anni oggi a Roma. Andreotti è stato un ospite molto presente alla manifestazione di fine agosto, dove è tornato per ben 22 volte a partire dal 1980, e da cui il Meeting si è sentito accompagnare negli anni della crescita.
Durante la sua ultima partecipazione del 2009, alla festa organizzata per i suoi 90 anni, gli fu chiesto: “Presidente si sente a casa?” “Devo dire – rispose - che due giorni all’anno li festeggio in modo particolare: quello in cui sono nato, il 14 gennaio, e questo in cui vengo tra voi”. Queste parole descrivono perfettamente l’amicizia che il Meeting di Rimini ha avuto con il Presidente. Un’amicizia iniziata fin dalla prima edizione del 1980 quando partecipò con Claudio Martelli (dirigente nazionale del PSI) e Guido Fanti (già sindaco di Bologna e deputato al Parlamento)”.
Dal Meeting ricordano come Andreotti stimasse la manifestazione, “ci ha portato personalità della politica internazionale e della politica italiana. Forse vi ritrovava quella spinta ideale che aveva mosso anche la sua generazione nel dopoguerra. E’ stato un maestro ed un compagno e di lui ricorderemo la limpida testimonianza di fede cristiana, che ha inequivocabilmente segnato la sua lunghissima storia di politico, statista e uomo di cultura”.

 

Lunedì, 06 Maggio 2013 17:37

Rimini e Andreotti, una città per amico

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Rimini e Andreotti, una città per amico

 
Chissà se la Rimini smemorata e ingrata troverà un giorno il coraggio di dedicare una via e una piazza a Giulio Andreotti. Non al politico, non all’uomo di governo, non allo statista; basterebbe, e sarebbe tutto, a ‘Giulio Andreotti – amico della città’.
Probabilmente nessun’altra città italiana, Roma a parte, ha conosciuto una frequentazione così assidua da parte del Divo Giulio. A partire da quel lontano agosto del 1980 quando arrivò per la prima volta al Meeting nella veste inconsueta di presidente della Commissione Esteri della Camera. Sembrava un incarico quasi da pensionato della politica per il sessantenne Giulio Andreotti, ma la fantasia e gli eventi lo portarono in seguito a ricoprire ancora l’incarico di ministro degli esteri e di capo del governo.


Da quel 1980 fino al 2009 (quando i giovani di Cl lo festeggiarono per il novantesimo compleanno) mancò rarissime volte all’appuntamento con il Meeting. Era una star fissa, accompagnata sempre da valanghe di applausi. Disse, quando era presidente del consiglio per l’ultima volta, che c’erano due eventi stabili nella sua agenda, due appuntamenti annuali che per nessuna ragione al mondo avrebbe disertato: il certamen ciceroniano e il Meeting. Con la proverbiale ironia osservava che il ritorno ogni estate a Rimini certificava la sua esistenza in vita, e di ciò era particolarmente contento. Ma la presenza di Andreotti al Meeting significava il contemporaneo arrivo di ospiti internazionali, un nome per tutti, il cancelliere tedesco Helmut Khol, che scendevano a Rimini per rispondere all’invito del collega italiano. La città si trovava così al centro delle relazioni internazionali, acquistava di colpo un peso europeo che nemmeno decenni di “teutonengrill” erano riusciti a darle.


Si concedeva volentieri anche alla stampa locale. Famosa la sua espressione stupita e divertita quando il compianto Marco Magalotti, da solo con la telecamera, gli piazzò il microfono in mano e gli disse “Parli!”. “Ma lei è una troupe in una sola persona!”
La visita di Andreotti al Meeting aveva alcuni appuntamenti fissi. Arrivava la sera prima e il giorno dopo, di buonora, andava a Torre Pedrera nella colonia estiva per ragazzi gestita dall’amico don Salvatore. Partecipava alla messa e rivolgeva un saluto da buon nonno ai bambini. Prima dell’appuntamento del pomeriggio in Fiera, c’era posto per altri incontri. Spesso visitava una comunità di don Oreste Benzi: i giornalisti lo inseguivano per strappargli una frase sulla polemica politica del momento e lui se ne stava dentro con il prete della tonaca lisa e gli ex tossicodipendenti. Altre volte accettava l’invito di una realtà del territorio, come il parco Italia in Miniatura, onorata di avere ospite tra le attrazioni il capo del governo italiano. Non mancavano gli incontri con gli esponenti della Dc locale. È passata alla storia la frase pronunciata in uno di quegli incontri: “Ma voi avete già la Cassa di Risparmio, che problema è se non avete il Comune?”. Detta dall’autore dell’aforisma politico più citato (il potere logora chi non ce l’ha) l’osservazione faceva riflettere.


Aveva sempre, nello stile suo, un occhio di attenzione verso i problemi del territorio. Arrivò in Fiera, da presidente del consiglio, nell’annus horribilis delle mucillagini. “A leggere i giornali, pensavo di dover arrivare con lo scafandro. E invece…” Una battuta sdrammatizzante, che immediatamente era ribattuta dalle agenzie. Non mancava l’incontro con gli amministratori locali, dei quali ascoltava desideri e aspirazioni. E di uno di questi, l’istituzione della provincia di Rimini, si ricordò quando fu nuovamente a Palazzo Chigi.


In quegli anni, precisamente dal 1987, il matrimonio con Rimini divenne bigamo: all’amicizia con il Meeting, aggiunse la presidenza del Centro Pio Manzù. E così all’appuntamento di fine agosto si aggiunse quello di metà ottobre, sempre con strascico di ospiti illustri. In queste occasioni, la messa mattutina era nella chiesa dei Paolotti, in piazza Tre Martiri.
Arrivarono i giorni della disgrazia, l’accusa di collusione con la mafia, e Andreotti subì da Rimini lo schiaffo di essere rifiutato dal ristorante che anche grazie alla sua presenza aveva acquistato fama e notorietà. Alla segreteria del Meeting fu costretto a rivolgersi per documentare i suoi spostamenti a Rimini in giorni nei quali, secondo i magistrati che lo indagavano, i suoi movimenti si erano eclissati.


Anche da indagato e processato, fino al 2009 non mancò all’appuntamento con il Meeting di Rimini. Da allora cominciarono per lui gli anni del silenzio e della malattia, consolati dalle assoluzioni giunte giusto in tempo.
Valerio Lessi

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Rimini | Gambaccini e Manusia nel cda di Rimini Reservation

 
Il manager Ivan Gambaccini e il giornalista ciclista Andrea Manusia sono le nuove figure al vertice di Rimini Reservation, società partecipata dal Comune di Rimini con il 51 per cento. Il primo è il nuovo presidente, il secondo arriva nel cda. “Sono due personalità competenti e giovani. Li abbiamo scelti – sottolinea l’assessore alle partecipate Gian Luca Brasini – perché siamo consapevoli che potranno investire competenze e tempo nella società, per contribuire a migliorarla proprio in virtù di quanto acquisito nelle loro attività professionali. Gambaccini, ad esempio, vanta una vasta esperienza nel campo del web applicato al settore alberghiero. Ha competenze di marketing nel campo turistico che possono contribuire allo sviluppo di Rimini Reservation”.

 

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Scuola a Rimini, Zavatta sulle paritarie: Cancellare il sistema integrato farebbe saltare il banco

 
L'Amministrazione comunale di Rimini fece la scelta negli anni Settanta di costruire ed entrare direttamente nella gestione delle scuole materne per rispondere a esigenze dei cittadini e anche in ossequio a una concezione statalista e dirigista delle scuole materne. Da allora dovrebbe esserne passata di acqua sotto i ponti, eppure ancora oggi sull'integrazione del sistema scolastico qualcuno sembra voler rinverdire antiche battaglie ideologiche. A Bologna il 26 maggio ci sarà il referendum per togliere i contributi alle scuole dell'infanzia paritarie e qualcuno ha ipotizzato qualcosa di analogo anche per Rimini.

 
«Sono davvero irritato anche solo dell'ipotesi di questo referendum e spero proprio che resti un'ipotesi fantasiosa». Così Fabio Zavatta, ex dirigente scolastico e vicesindaco a Rimini negli anni Novanta che ora ha accettato l'invito a dirigere l'asilo Alessandro Baldini, il più antico della città, nacque infatti nel 1847. Lo fa come volontario, anche se il suo impegno, soprattutto nel reperire risorse, è difficile: «Che qualcuno con le difficoltà attuali pensi a questa iniziativa, come è stato fatto a Bologna, mi sembra una cosa grave, che ci farebbe fare molti passi indietro. Di più: metterebbe in gravissima difficoltà finanziaria il Comune. Perché dati alla mano le scuole d'infanzia paritarie costano molto meno di quelle comunali».

 
Zavatta fa l'esempio del Baldini, che ora è insediato nel cuore del centro storico della città, a due passi dal duomo: «Frequentano l'asilo 180 piccoli alunni, divisi in sei sezioni. Un terzo di questi (una sessantina) sono figli di immigrati, tra questi parecchi cinesi che gestiscono negozi e attività commerciali nel centro. Ci sono tredici insegnanti e cinque ausiliarie (tra queste ultime due cuoche). Nacque nel retro del complesso degli Agostiniani per aiutare le famiglie povere. Nei locali attuali fu trasferito nel 1943 e fu nel dopoguerra che assunse la connotazione di asilo per figli della borghesia. Ma oggi offre un servizio pubblico vero e proprio che subisce pesanti conseguenze dalla crisi. Il sistema di finanziamento integrato delle scuole d'infanzia che qualcuno vorrebbe cancellare è invece quello più adatto. Nell'intera provincia sono 4.181 gli alunni della scuola materna che in maggioranza vengono serviti dalle scuole paritarie (quasi 3mila alunni). Per restringere il campo al comune di Rimini gli alunni serviti dalle strutture statali sono il 21,8 per cento, quelli dalle comunali sono il 33 per cento mentre quelle che frequentano la scuole paritarie - gestite da Fism e da altri enti come il Ceis - sono il 45,4 per cento). Zavatta provocatoriamente dice: «Se domani le scuole paritarie chiudessero e mandassero i tutti i loro bambini alle comunali, salterebbe il banco. La cancellazione dell'integrazione finanziaria non sarebbe un favore alle casse comunali ma un gravissimo, insostenibile e ulteriore peso caricato sulle spalle delle famiglie degli utenti».


Fabio Zavatta infine torna sulle difficoltà che si trova ad affrontare attualmente nel 'Baldini' per lo spazio e la vetustà dell'edificio. Intervenire, infatti, sulla struttura, oltre che costoso, presenta difficoltà molto rilevanti e per certi versi insormontabili per i vincoli architettonici.

Serafino Drudi

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Rimini Calcio, il non detto è la fine del pallone

E’ stata un’altra settimana decadente per il pallone biancorosso, scandita dalle dimissioni prima del direttore sportivo Paolo Bravo, da undici anni legato alla maglia a scacchi, poi del direttore generale Giovanni Sama e infine del dirigente Gianluca Paoloni. Pesantissime le prime due, che assieme all’uscita di scena qualche mese fa di Valter Sapucci, storico responsabile del settore giovanile biancorosso, azzerano il progetto, sotterrano l’idea nata nell’estate del 2010 quando partì l’avventura dell’AC Rimini 1912. I giorni passano e continuano a confondere invece di risolvere, la maglia biancorossa è come fosse entrata in un labirinto mentale nel quale sono entrati tutti: dirigenti, squadra, tifosi, il resto del club. Nessuno ci capisce nulla e le dimissioni di questi giorni sono solo prossime alla punta estrema di questa storia ma non è quello il punto. Capo Horn di questa vicenda sono le ultime parole del presidente biancorosso Biagio Amati, il vertice degli imprenditori della nostra città a capo della società. Amati, come un cantastorie contemporaneo, la racconta a tutti compreso a se stesso. Con tutto quello che è successo e sta succedendo, tra decine di trattative intavolate e saltate, allenatori che scioperano perché non pagati, fornitori pronti alle vie legali e altri già alle vie di fatto, dimissioni a domino, e ci si può fermare perche il quadro ha già persino la cornice, invece di affrontare in modo preciso diretto e frontale la realtà, si è lanciato in acrobazie verbali che non riescono però a nascondere la polvere sotto il tappeto. “La società non è più in vendita, basta gruppi e cordate andiamo avanti noi, i soci si sono sobbarcati sacrifici e responsabilità”. Le cose non stanno così, anche se c’è il massimo rispetto per chi sta cercando di tenere in piedi la baracca, lo sa persino lo stesso Amati che poco dopo scivola, ammettendo che il nuovo ingresso di Mauro Traini servirà per chiudere la stagione con l’arrivo di nuovi sponsor. Servono soldi e lo sanno tutti ma quelli che arriveranno, se arriveranno, non bastano né per vedere il futuro, né per capire il futuro, perche le ultime dimissioni hanno un indirizzo chiaro, questa volta sì, diretto, preciso e frontale: la non condivisione con il progetto di calcio pensato dai vertici della società. Allora in questo momento è l’idea di futuro che manca. E’ una sensazione che circola nell’aria, un sentimento inespresso e sotterrano ma presente, anche se non si parla per evitare che si avveri ma che lascia anche il sospetto opposto: che si possa avverare proprio perché nessuno ne parla. Se non si arriverà al pareggio, con le responsabilità vere, concrete, si correrà il rischio di far scoppiare il pallone. Dopo l’agonia ci sarà la fine del calcio a Rimini: è questo il non detto. E’ questo che determina una tensione diversa, uno stress supplementare, un logorio fisico e mentale che trasforma i tifosi biancorossi in un condensato di ansie. Era la stagione del centenario questa, è diventata quella in cui si è smarrita la felicità. Anche se il Rimini, che oggi giocherà a Milazzo, riuscirà a vincere.
Francesco Pancari

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Rimini | Partecipazione, i 5stelle portano il questiontime del cittadino alla sala del Podestà

 
Se il consiglio comunale a Rimini boccia il questiontime del cittadino (da svolgersi ogni 15 giorni l’ora prima dell’assemblea), il movimento 5Stelle se lo fa da sé. Lunedì alle 21 nella sala del Podestà in piazza Cavour il consigliere comunale grillino Gianluca Tamburini spiegherà in una assemblea pubblica i contenuti della delibera sulla partecipazione partorito dalla ‘rete’.
“L'ho presentata io – spiega – e speravo venisse accolta con i fatti da una maggioranza che si riempie la bocca di partecipazione (è stato il sindaco in campagna elettorale a evocare l’idea di comune come una casa di vetro, trasparente, aperta ai cittadini) e invece è andata diversamente. Il Pd l’ha bocciata all’una di notte, con in minoranza solo noi tre e in maggioranza il numero minimo di consiglieri per mantenere il numero legale”. Tamburini racconta la genesi della delibera sul questiontime del cittadino, “la prima fatta uscire dai cittadini del programma Airesis, elaborata dagli attivisti. Io ho messo in piattaforma lo scheletro e poi è stata la rete ad affinarla nei particolari e adattarla a Rimini. La delibera contiene anche una tutela per l’amministrazione perché le istanze sarebbero state consegnate precedentemente all’Urp e poi lette in consiglio. Sarebbe statoo un sistema a costo zero”.

 
Di partecipazione Rimini dopo la riforma che ha abolito le circoscrizioni ne sente il bisogno e dopo il flop elettorale anche il Pd riminese più volte ha mostrato la necessità di trovare una soluzione al vuoto lasciato. Proposte in tal senso in consiglio sono arrivate anche dal Pdl con il consigliere Nicola Marcello.

 
“Questo sistema esiste già in diversi comuni italiani – spiega Tamburini – ma non in molti capoluoghi, dove fino a poco tempo fa esistevano i quartieri, luoghi che garantivano la partecipazione dei cittadini permettendone l’espressione delle istanze. E’ molto più diffuso nei comuni più piccoli, ma il lavoro che è stato fatto dalla rete adatta il sistema anche a una città come Rimini. Sarebbe stato per di più uno strumento che avrebbe favorito la crescita dei cittadini”.


Visto l’esito in consiglio, i 5Stelle hanno pensato bene di vedersi lunedì, dunque, per spiegare i contenuti della delibera ai cittadini interessati e per iniziare a raccoglierne le istanze, “che porteremo in consiglio comunale”, conclude Tamburini.

 

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Rimini | Presa la banda di San Giuliano, hanno rubato anche il pc di Serena Grandi

 
Presa la banda di San Giuliano. E’ stato convalidato ieri dal tribunale di Rimini l’arresto per ricettazione operato dai carabinieri del Nucleo operativo e radiomobile della Compagnia di Rimini nei confronti di tre cittadini rumeni fermati il 30 aprile su via XXIII settembre perché sospettati di aver messo a segno una serie di furti in abitazione e attività commerciali ubicate nel Borgo San Giuliano durante le festività del 25 aprile. Per i tre, Danut Viorel Stan classe 1986, Robert Viorel Mihai, classe1983 e Robert Stefan Stancu classe1989, il gip su richiesta della procura che ha coordinato le indagini e sostenuto l’accusa, nel convalidare i fermi, ha applicato la custodia cautelare in carcere.

 
Martedì i carabinieri hanno trovato nel cofano della Golf su cui i tre rumeni viaggiavano soprammobili, tele di quadri, argenteria, telefoni ed alcuni pc portatili. Si stanno cercando anche in queste ore i proprietari. Da un’analisi più approfondita all’abitacolo si è scoperto che uno dei portatili aveva sul desktop una immagine dell’attrice Serena Grandi che, dopo essere stata contattata telefonicamente dai carabinieri, è arrivata in caserma e ha sporto la denuncia per il furto subito qualche giorno prima nel suo ristorante. Serena Grandi ha riconosciuto il portatile e ha segnalato ai militari un suo vicino di casa che nei giorni scorsi le ha raccontato di aver subito un furto a ridosso della festa di liberazione. Bottino: 2 pc, alcune medaglie sportive vinte quando frequentava le scuole superiori ed una moneta da 500 lire. Il tutto riconosciuto dal vicino dell’attrice nel tesoretto dei rumeni.

 

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Rimini | Marocchino perde lavoro, permesso soggiorno e si dà fuoco in piazza, è grave

 
Un cittadino marocchino di 45anni, pluripregiudicato e disoccupato, si è dato fuoco ieri sera intorno alle 23 in piazza Cavour a Rimini. L'uomo, già noto alle forze dell'ordine per crimini che spaziano dallo spaccio ai reati a carattere sessuale fino all'occupazione abusiva di terreno, aveva perso il permesso di soggiorno a marzo a causa della sua condotta contraria alla legge, ma successivamente aveva perduto anche il suo lavoro come manovale nei cantieri per la terza corsia dell'autostrada. (AdnKronos)

 

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Rimini | Lungomare da scambiare con caserme, la proposta del comune al demanio

 
Lungomare, oggi a Roma nuovo incontro del sindaco di Rimini Andrea Gnassi con l’Agenzia del demanio per la cessione gratuita. “La proposta avanzata dall’amministrazione al demanio è di procedere alla permuta di proprietà delle aree del Comune sulle quali sorgono le caserme dei Carabinieri di via Flaminia Conca e di Viserba. Per l’uso di questi beni comunali, l’amministrazione non ha percepito alcun canone e indennizzo da parte dello Stato. Allo stesso tempo l’amministrazione chiede la cessione del sedime stradale e pertinenze del lungomare e i giardini adiacenti con l’obiettivo – ha dichiarato il sindaco Gnassi al termine dell’incontro – di chiudere la partita in tempi brevi”.

 

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Rimini | Arrestato falso medico, truffatore di vecchiette

 
Dispensava buoni consigli alle signore più anziane, ma soprattutto prescriveva loro suoi farmaci al posto dei classici salvavita. Adesso è stato arrestato dalla sezione anticrimine della polizia di Rimini e deve rispondere delle accuse di esercizio abusivo e truffa, e si sospetta dovrà rispondere anche di evasione fiscale.
Lui, riminese 48enne, si spacciava per medico internista, specializzato in gastroenterologia ed endoscopia digestiva dell’ospedale Sant’Orsola di Bologna, ma in realtà è un rappresentante di prodotti di erboristeria e farmaceutici. Nella sua rete sono finite almeno sei vittime, quelle per ora identificate. Si tratta di tutte donne, tutte ultraottantenni. Il fatto però che la farsa fosse in piedi da almeno un paio di anni lascia supporre che il numero delle vittime sia destinato a crescere.
L’indagine è partita due mesi fa circa grazie all’arguzia di due medici. La prima segnalazione è infatti arrivata direttamente al presidente dell’ordine Maurizio Grossi da parte di un medico dell’ospedale di Cesena. La dottoressa controllando una ricetta della madre si è accorta di alcune irregolarità (tra cui la mancanza del timbro) è si è rivolta all’ordine.
Il presidente Grossi ha deciso di vederci chiaro. Dopo aver verificato l’assenza del nome del falso medico dall’albo, ha alzato la cornetta e ha finto di essere celiaco e interessato a un consulto specialistico. Ovviamente dalle risposte del rappresentante si è accorto subito che la cosa non quadrava.
Qui è entrata in gioco la sezione anticrimine che grazie alle testimonianze delle sfortunate pazienti, alcune incredule al punto da difendere il truffatore, ha ricostruito la vicenda. Il rappresentante visitava le pazienti a domicilio (costo tra i 50 e i 100 euro a nero) e prescriveva loro un farmaco per i disturbi della digestione, spacciandosi lui per gastroenterologo. Questo nel migliore dei casi. E’ anche successo, a una paziente diabetica, che l’uomo abbia tolto i farmaci salvavita sostituendoli con degli integratori nutrizionali, tra quelli che lui vendeva.
Attorno all’uomo, inoltre, anche una rete di persone fidate che gli avrebbero procurato pazienti e i dottori di uno studio medico che gli hanno affittato l'ambulatorio.

 

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