Ci fossero a Rimini bookmakers che accettano scommesse sui candidati sindaci, sarebbe interessante sapere a quanto oggi – sabato 5 giugno – darebbero Jamil Sadegholvaad per il centrosinistra ed Elena Raffaelli per il centrodestra. Poiché i bookmakers non ci sono, per capire come evolverà la partita a scacchi delle candidature, vediamo di mettere insieme alcune notizie e qualche ragionamento.

Nel campo del centrosinistra la notizia del giorno è la riunione della coalizione di venerdì che ha emesso un verdetto di rilievo. Ha preso atto che l’avvocato Moreno Moresi, sul cui nome c’era ampio consenso, non è disponibile. “La più ampia convergenza raccolta da Maresi – si legge in una nota congiunta di partiti e liste civiche - è ricaduta nel dibattito della serata sulla figura di Jamil Sadegholvaad, assessore comunale ai lavori pubblici e attività economiche, considerato in grado di interpretare un sentimento allargato di radicamento e conoscenza del territorio”. Dalla lista Emilia Romagna Coraggiosa è venuta la proposta di Nazareno Gabrielli, vice direttore di Banca Etica, ed Europa Verde ha invece fatto il nome dell’ex europarlamentare Marco Affronte. Due candidature di bandiera, per il resto niente veti e contrapposizioni, assicura la nota congiunta.

Ciò non significa che Sadegholvaad sia già il candidato del centrosinistra. “Con questa sintesi – prosegue la nota - il segretario regionale Calvano sarà in condizione di riportare l'esito del confronto della coalizione all'interno della direzione del Pd riminese ed esplorare la percorribilità di una candidatura che raccolga la più ampia unità possibile, nella conferma condivisa da tutti i presenti, che le primarie siano una vicenda superata nei fatti sia per ragioni politiche che nei tempi”. Quindi si sta concretizzando l’ipotesi che ormai da qualche settimana era balenata: nell’impossibilità di scegliere una candidatura terza rispetto a Sadegholvaad e Petitti, si va a un voto nella direzione Pd su un nome, notare bene, “che raccolga la più ampia unità possibile”. Cioè si dà per scontato che non ci sia aria per una convergenza unitaria, si cercherà al massimo di limitare il dissenso. In ogni caso, altro elemento di rilievo visto che le fans della Petitti sono tornate a chiederle, non si faranno le primarie.

Considerato che la decisione dirimente sarà della direzione del Pd, ecco che intorno a quell’organismo si sta combattendo una battaglia. La segreteria regionale nelle settimane scorse aveva giudicato illegittima la composizione della direzione comunale, perché vi erano convocati membri che non ne avevano diritto mentre mancavano persone che ne hanno diritto, ovvero consiglieri, assessori e presidenti di circolo. Con questo allargamento della direzione, dicono gli esperti di cose interne al Pd, Sadegholvaad dovrebbe ottenere la maggioranza dei consensi. L’incognita è rappresentata dal ricorso presentato da Maurizio Melucci, sul quale si dovrà pronunciare la commissione regionale di controllo. In ogni caso il prossimo appuntamento di rilievo per sciogliere i nodi è la prossima direzione comunale del Pd che sarà convocata a breve: “Resta la necessità e la volontà di tutti nel definire un candidato in tempi brevi, fiduciosi del percorso e del progetto del centro sinistra riminese, in linea con le altre città, indicativamente non oltre la metà di giugno”.

Nel centrodestra, dopo i tanti “no” incassati da Jacopo Morrone da vari esponenti della società civile, restano per ora in campo i due possibili candidati civici: Gianni Indino, presidente della Confcommercio e del Centro agro-alimentare, e Bonfiglio Mariotti, imprenditore di successo da sempre simpatizzante della destra. Entrambe le candidature non nascono dall’iniziativa diretta di Morrone, e questo spiegherebbe sia la sua freddezza che il suo silenzio. Ci sono due candidati, entrambi disponibili; due partiti, Forza Italia e Fratelli d’Italia, si sono pronunciati a favore, con una preferenza per Indino, mentre la Lega, chiamata a chiudere il cerchio, tace.

Le due candidature presentano entrambe valori positivi e controindicazioni. Di Indino, chi non è convinto, sottolinea che in questi anni non abbia fatto opposizione feroce alla giunta Gnassi, anzi sia stato da essa premiato con la presidenza del Caar. Chi lo sostiene osserva invece che questo potrebbe essere un formidabile argomento contro gli attacchi della sinistra: voi di sinistra mi avete nominato, significa che apprezzavate le mie capacità. Se Indino sarà il candidato, della coalizione non farà certo parte Lucio Paesani con la sua “Noi amiamo Rimini”. Paesani ha costruito il suo nuovo movimento sindacale (MIO) proprio in opposizione a Indino e alla Confcommercio, c’è quindi una incompatibilità di fondo. E il centrodestra senza Paesani avrebbe un problema, non riuscendo a fare il pieno dei voti di quanti vogliono mandare il Pd all’opposizione. Non aver disinnescato in tempo la mina Paesani è uno dei rimproveri che gli alleati rivolgono a Morrone.

La storia della candidatura di Mariotti è un po’ complessa. L’imprenditore da subito ha partecipato agli incontri del centrodestra. Poi a un certo punto se ne è allontanato, pare dopo uno scontro con Lucio Paesani. A fine anno i giornali scrivevano che Mariotti aveva rifiutato l’invito del centrodestra. Nel frattempo circolava anche la notizia di sua moglie presidente del comitato elettorale di Sadegholvaad. Poi però il 22 maggio Mariotti faceva uscire sul Carlino un articolo (“Occorrono programmi e scelte forti”) che aveva tutta l’aria di una discesa in campo. Proprio una settimana prima si era saputo che non ci sarebbero state primarie nel Pd e che il centrosinistra avrebbe puntato tutto su una candidatura terza. Alla luce di questa successione di fatti, nel centrodestra qualcuno si chiede se Mariotti confermerà la sua disponibilità anche di fronte a Sadegholvaad candidato del centrosinistra.

Ma non è l’unica obiezione sul suo nome. Le prime dichiarazioni da candidato in pectore (no al condizionamento dei partiti) non sono appunto piaciute ai partiti, con il quali, per quanto civico, dovrà comunque collaborare. Anche lui, inoltre, potrebbe non piacere a Paesani, anche se sul suo nome non ha sparato alzo zero come ha fatto su altri. Nell’intervista al Corriere di oggi ha puntato a scrollarsi di dosso l’immagine di uomo di destra e ha speso parole positive sulle realizzazioni della giunta Gnassi, proponendo di andare oltre e intervenire dove il sindaco uscente è stato latitante. Un passaggio significativo, che in qualche modo lo distingue dalle forze di centrodestra, a partire dalla Lega.

Comunque né su Indino né su Bonfiglio, la Lega ha fatto sapere come la pensa. È risaputo che da Roma spingono per il civico. Non tanto per amore della società civile, quanto per non dare una posizione di vantaggio a un concorrente interno (Lega a Fratelli d’Italia, e viceversa). L’attendismo di Morrone potrebbe essere solo tattico o invece potrebbe preludere alla messa in atto del Piano B. Constatato che sugli ultimi civici rimasti in gioco non c’è unanimità di consensi, Morrone potrebbe calare l’asso della candidatura politica: l’onorevole riccionese Elena Raffaelli, assessore della giunta Tosi, fresca di nomina a responsabile provinciale della Lega. Con quali conseguenze sull’unità del centrodestra e sull’appeal nei confronti dell’elettorato (una riccionese sindaco di Rimini?), è facile immaginarlo.

Elena Raffaelli, deputata e assessore a Riccione, è la nuova responsabile della lega per la provincia di Rimini. Il segretario romagnolo Jacopo Morrone ha riunito a Forlìn della Giornata di nuove nomine per la Lega romagnola. Il segretario Jacopo Morrone ha riunito a Forlì i nuovi referenti di sezione delle quattro province (Forlì-Cesena, Rimini, Ravenna e Imolese) e i neo-responsabili dei Dipartimenti.
Oscar Fabbri è stato nominato referente della sezione di Rimini, della sezione di Bellaria - Igea Marina Cristiano Mauri, della sezione Riccione e Valconca Veronica Pontis, della sezione Sant’ Agata Feltria Giorgio Belloni, della sezione di Novafeltria Morena Toni e infine della sezione di Santarcangelo di Romagna Marco Fiori. Chiara Merlini è responsabile della Lega Giovani Rimini.

I riminesi nominati nei dipartimenti sono Marzio Pecci (esteri), Cristiano Mauri (economia), Bruno Galli (turismo), Raffaella Rinaldi (disabilità), Matteo Zoccarato (lavoro), Paolo Ricci (ambiente), Antonio d’Alessio (difesa), Stefano Arduini (università), famiglia (Matteo Montevecchi).

“La Lega Romagna - commenta Morrone - può contare oggi su una classe dirigente di qualità, cresciuta negli ultimi anni e di grande esperienza, pronta ad amministrare tutte le località romagnole con una visione chiara del bene comune. Sono persone che lavorano, che stanno in mezzo alla gente condividendone i problemi e cercando di risolverli. Siamo da sempre consapevoli che la qualità amministrativa e politica non può essere improvvisata ma deve essere coltivata con un’adeguata formazione, partendo dalla base. I nuovi dirigenti, insieme ai responsabili dei Dipartimenti, avranno il compito difficile ma entusiasmante di formare le nuove leve e di impegnarsi per il bene delle nostre comunità locali”.

E' stato uno degli spettacoli che hanno fatto la storia del Meeting di Rimini. Una rappresentazione itinerante, in diversi luoghi significativi della città, del Miguel Manara di Oscar Milosz, uno dei capolavori della drammaturgia europea.
Sarà anche il filmato - una riduzione di 40 minuti - che concluderà il ciclo online "Un improvviso vedersi" organizzato dal centro culturale Il Portico del Vasaio. L'appuntamento è per domani domenica 6 giugno alle ore 21.15 sul canale YouTube del Portico del Vasaio.
Interpretato e diretto da Franco Branciaroli, con le scenografie imponenti e i costumi di Margherita Palli, lo spettacolo si è svolto in vari punti - ad esempio, l'invaso del Ponte del Tiberio, i ruderi del Teatro Galli - con il pubblico che si spostava da una situazione all'altra per seguire le scene.
Oltre che per il valore dello spettacolo, l'appuntamento di domenica sarà anche l'occasione per rivedere angoli della città, oggi profondamente cambiati,  come erano 30 anni fa.
La visione dello spettacolo sarà introdotta da una conversazione con Franco Nembrini, insegnante e saggista, e Alessandra Vitez, responsabile mostre del Meeting. 
 
Oscar Vadislas de Lubicz Milosz, poeta lituano-francese, nel 1912 scrive un testo teatrale in sei atti, Miguel Manara, ispirandosi a Don Miguel Manara Vicentelo de Leca, personaggio realmente vissuto (un nobile spagnolo vissuto a Siviglia verso la fine del 1600). 
Si tratta della figura che ha ispirato in letteratura ed in musica il mito del dissoluto seduttore Don Giovanni, rispetto al quale Milosz rimane assai più fedele alla biografia reale, scritta da de Latour nel 1857.
'incontro con una giovane ragazza, Girolama Carrillo da Mendoza, segnerà un primo momento di cambiamento radicale, al punto da decidere di sposarla.
A tre mesi dal matrimonio, Girolama muore e Miguel teme che la morte della sposa abbia interrotto il flusso di bene donatogli con il matrimonio. 
Mentre è sopraffatto dal dubbio di essere stato tradito da Dio, sente passare la processione del Venerdì santo. Decide di recarsi alla chiesa della Caridad dove ha un colloquio con l'abate del convento. 
Questo incontro lo condurrà ad abbracciare la vocazione religiosa, per riconsegnare a Dio la purezza del proprio desiderio e per rispondere alla Sua Misericordia.
Nuovo appuntamento - questa sera giovedì 27 maggio alle 21 sul canale YouTube del Portico del Vasaio - del ciclo "Un improvviso vedersi - Piccola rassegna online di film, dialoghi, letture", organizzato dal centro culturale riminese.
 
Sarà proposta la visione del film "Il sale della terra", dedicato al fotografo brasiliano Sebastiao Salgado. Il film documentario, diretto da Wim Wenders e da Ribeiro, il figlio di Salgado, narra la traiettoria di un uomo capace di guardare e di accorgersi della bellezza nascosta persino nel dolore ("Io non ho mai fotografato la miseria, ho sempre fotografato la dignità", sostiene sollecitato da Mario Calabresi nel 2016).
 
Prima delle proiezione, ci sarà un dialogo introduttivo con Maurizio Crippa, vicedirettore de Il Foglio, e con Roberto Masi, fotografo riminese socio fondatore Icon.

È il presidente dell’ordine degli architetti Roberto Ricci il candidato civico da cui le forze politiche di centrodestra si aspettano il sì definitivo per la candidatura a sindaco di Rimini? Il nome, trapelato dal Carlino, poteva essere uno dei tanti usciti in queste settimane. Ma ad osservare la foga con cui l’imprenditore Lucio Paesani, promotore della lista civica Noi Amiamo Rimini, si è impegnato a demolire questa potenziale candidatura, fa pensare che sia effettivamente lui la persona da cui si attende l’ultimo via libera. Paesani non fa il suo nome (si limita a dire “presidente di un ordine professionale”) ma dalle cose che dice si capisce benissimo chi è il bersaglio. “Ho reagito perché è una voce che ho raccolto direttamente, non perché l’ho letta sui giornali”, conferma Paesani a BuongiornoRimini.

Giusto ieri, i leader del centrodestra, Jacopo Morrone, segretario romagnolo della lega, Antonio Barboni di Forza Italia e il coordinatore regionale di Fratelli d’Italia Michele Barcaiuolo, erano piombati a Rimini per ribadire che il loro candidato sarà sicuramente un civico e così dare anche uno stop all’autocandidatura di Alessandro Ravaglioli, ex consigliere comunale di Forza Italia passato alla Lega negli ultimi due anni. E se anche questa volta, Morrone, il gran regista della ricerca del candidato, di nomi non ne ha fatti, ha però annunciato che si tratta di un professionista con un incarico pubblico, per cui dovrà sistemare alcune situazioni prima di poter annunciare la propria discesa in campo. Anche in questo caso l’identikit corrisponde perfettamente al presidente di un ordine professionale, che peraltro sembra essere la tipologia di società civile sondata da Morrone. La richiesta di candidarsi era stata rivolta infatti anche a Maurizio Grossi, presidente dell’Ordine dei medici. E probabilmente a qualche altro presidente.

In ogni caso, a Paesani, da mesi in pista con la sua aggregazione civica che lo vuole come sindaco, la candidatura di Ricci non piace per nulla. Non è il tipo di candidato rispetto al quale sarebbe disposto a fare un passo indietro.

“Essere civici – scrive Paesani in una nota - significa rappresentare "mondi" economici e sociali per troppo tempo tenuti fuori dalla porta e vessati. Significa avere l'ok di pescatori, agricoltori, tassisti, artigiani, operatori turistici, negozianti, società sportive, operatori della solidarietà, ecc. e io so per certo che molti di questi mondi da mesi marciano con me.... E non accettano più teatrini o compromessi a perdere. Mondi esclusi a volte con la complicità di professionisti della pseudo rappresentanza, sia questa espressione associativa, sia questa espressione di mestieri e professioni”.

“Andare ad attingere il candidato civico da questi serbatoi – continua Paesani nella sua requisitoria – significa, non conoscere Rimini, o non volere vincere a Rimini. L' ultimo nome uscito, da anni presidente di un ordine professionale, presenta così tanti e tali conflitti di interesse, così tante e tali partite giocate ‘pro domus sua’ che sarebbe penoso, da parte mia, dopo sette mesi di paziente attesa di un nome, recitare il ruolo di colui che lo abbatte. Perché significherebbe al contempo abbattere ogni possibilità di vittoria del centro destra”.

“Politicamente, - conclude Paesani - è inconciliabile il ruolo di garante del cambiamento, e di persona organica al sistema che si vuole cambiare. Spero che si tratti solo di una boutade”.

Se sarà Ricci il candidato del centrodestra, la lista di Paesani non parteciperà alla coalizione? “No, non ci sto, io sono di una coerenza ferrea – risponde - A questo non lo conosce nessuno, io potrò stare simpatico o antipatico, ma mi conoscono. E non sono quello delle discoteche, sanno che sono uno che ama Rimini. Il presidente di un ordine non è una candidatura civica. Non ci sono uomini per tutte le stagioni, questa è la stagione per uomini che sono vicini a quelle categorie sociali messe in crisi dalle politiche seguite in questi anni. Ho sempre detto che mi sarei fatto da parte se i partiti avessero trovato un civico migliore di me, ma non è questo il caso”.

Il punto è capire chi stabilisce chi è il migliore. Fra autocandidature corsare e ricerca del mitico civico che tenga insieme un vasto schieramento, si ha l’impressione che anche in casa del centrodestra la ricerca del candidato si stia ingarbugliando. Perché non degeneri in una sceneggiata tipo Pd, occorre che Morrone e soci la schiantino al più presto. Sarebbe comunque paradossale un candidato civico che non raccoglie il consenso della lista civica maturata in questi mesi nel blocco sociale che fa riferimento al centrodestra e alle sue battaglie politiche in difesa delle imprese.

"Il tema scelto quest'anno, sulla scorta delle parole di Papa Francesco che Caritas cerca di tradurre con un'azione quotidiana è: Insieme! Peggio di questa crisi c'è solo il dramma di sprecarla. Quando camminiamo insieme, infatti, nessuno è ultimo".
Così Mario Galasso, direttore Caritas diocesana, ha aperto la Presentazione del XVII Rapporto sulle povertà, prodotto dall'Osservatorio della Caritas diocesana di Rimini.

Anche il Vescovo di Rimini è partito dal titolo del XVII Rapporto: "Insieme: una password obbligata per entrare nel senso e nello scopo di questa edizione del rapporto sulle povertà". Mons. Francesco Lambiasi è poi tornato sul pericolo di quell'altro virus mortale, l'individualismo. "La pandemia dell'individualismo ha fatto e continua a fare strage con le sue tre funeste varianti: il narcisismo, il vittimismo di chi si lamenta ogni giorno del prossimo; e il pessimismo. Sull'humus inquinato da questi tre idoli – la dea Immagine, la dea Lamentela, la dea Sciagura – quella che certamente non fiorisce è la speranza".
La verità della mascherina è invece proprio "vita tua, vita mea, vita mea vita tua". "Non siamo individui ciascuno nella sua bolla di immunità. Ma persone in relazione, ciascuna con il suo carico di responsabilità. Siamo tutti interconnessi. E ognuno di noi può fare la differenza, per sé e per gli altri – soprattutto per i più deboli – per frenare il contagio.
La capacità di pensare in termini di 'noi' anziché di 'io' è uno sforzo indispensabile, faticoso ma benefico. Solo così il tempo virale potrà diventare il tempo vitale".

Nel 2020 sono stati 4.368 i nuclei familiari che si sono rivolti alle Caritas riminesi. Contando tutte le persone appartenenti a ciascun nucleo il totale degli individui assistiti raggiunge le 10.035 unità, di cui 2.382 minori. A livello numerico la situazione è simile al 2019, ma quello che cambia è l’affluenza. Se nel 2019 i passaggi furono 39.942, nel 2020 sono arrivati a 74.090.

In dieci anni gli italiani che si sono presentati alle Caritas della diocesi di Rimini, sono passati dal 20,5% al 44%, un incremento davvero notevole. Considerando le differenze tra il 2010 e il 2020, la fotografia degli italiani di oggi è questa: Il divario tra uomini e donne italiani si è assottigliato: i primi sono il 56%, le seconde il 44%; sono aumentati gli over 65, soprattutto disoccupati che faticano a reinserirsi nel mondo del lavoro, ed anche pensionati che si rivolgono alla Caritas per aiutare figli e nipoti rimasti disoccupati; ad essere più colpite sono le famiglie italiane, infatti,rispetto al 2010, sono aumentati sia gli uomini che le donne che vivono in famiglia (i primi sono il 35%, le seconde il 66%); La maggior parte degli italiani è disoccupato, ma tra gli uomini è cresciuta la percentuale di coloro che hanno un’invalidità (8%) e di chi è pensionato (13%), mentre tra le donne sono aumentate quelle con un’occupazione(11%) e le pensionate (22%).

Gli immigrati che si sono rivolti alle Caritas riminesi provengono da tutti i continenti. La presenza principale è rappresentata dai nord africani, in particolar modo marocchini (30%) che sono equamente suddivisi tra uomini soli e famiglie con minori. Seguono le donne dell’Est (25%), tornate a crescere dopo quasi dieci anni che erano diminuite ai Centri di Ascolto; questo aumento è dovuto alla diminuzione dei posti di lavoro come badante nel 2020. Diminuiscono gli uomini soli provenienti da altri paesi dell’Africa (17%), ma aumentano le famiglie di senegalesi e nigeriani con minori. Sono diminuite le persone provenienti dall’Unione Europea, in particolar modo i rumeni (dal 18% nel 2010 al 6% nel 2020), spesso spostatisi in altri paesi o tornati in patria. Sono aumentati i sud americani, sia single che famiglie (spesso numerose), passati da una media del 3% negli ultimi anni al 7,5%nel 2020, diversi hanno raccontato di essersi trovati in ulteriore difficoltà perché le loro famiglie, nei paesi d’origine, sono state particolarmente colpite dalla pandemia. Gli asiatici sono il 3%, in gran parte profughi provenienti dal Pakistan, ma anche famiglie con minori del Bangladesh.

Tra le richieste più diffuse nel 2020 c’è stata quella del fabbisogno alimentare: 135mila i pasti d’asporto preparati dalle mense di Caritas diocesana, Riccione interparrocchiale e Cattolica (contro i 95mila del 2019); 27.300 i pacchi viveri distribuiti (di cui 8.800 a domi-cilio), mentre nel 2019 furono 18mila, di cui solo 2.400 a domicilio. Preziosissimo il servizio offerto dal “Giro Nonni” che ha consegnato 24.790 pasti a domicilio a 167persone, di cui 84 segnalate dai servizi sociali perché positive al Covid o in quarantena. 257 le famiglie seguite da #EmporioRimini, aiutate con 1.584 spese ricche di prodotti freschi, surgelati, in scatola e per l’igiene personale e della casa.

Importanti anche gli interventi economici: 115 mila euro erogati per far fronte a utenze, affitti o altri bisogni familiari. 40mila i fondi elargiti in buoni spesa da spendere presso i supermercati (in gran parte elargiti dai servizi sociali dei Comuni che hanno interpellato le Caritas parrocchiali per la distribuzione). 12.550 euro donati dal Piano Marvelli (fondo istituito dalla Diocesi per con-trastare gli effetti della pandemia) per progetti individuali di famiglie cadute in povertà a causa della pandemia, ma anche per progetti innovativi attivati dalle singole Caritas parrocchiali come: centri educativi, sportelli di consulen-za psicologica, aiuti alla maternità, refettorio solidale nella zona di Savignano.Ottimi i risultati del Fondo per il Lavoro che, nonostan-te il periodo critico, è riuscito a realizzare 17 inserimenti lavorativi, a fronte di un incremento di domande (62 nuove domande nel 2020).

È sceso da Forlì anche il gran capo della Lega romagnola Jacopo Morrone per “benedire” la nuova aggregazione civica del centrodestra e per ribadire la scelta di un candidato civico per le prossimo elezioni amministrative.

La lista civica ha per riferimenti Davide Frisoni, che dopo l’uscita dalla maggioranza ha lavorato alla costituzione del gruppo Con Rimini (,un nome che indica anche il metodo che si vuole seguire) e Cosimo Iaia, ex Forza Italia ed ora responsabile regionale di Rinascimento, il movimento fondato da Vittorio Sgarbi.

Siamo partiti dal rimettere la "persona" al centro del nostro interesse – ha detto Frisoni - e secondo questo punto di vista, abbiamo lavorato sul tema della città.

Durante la conferenza di presentazione ci sono stati interventi dell’imprenditore Vito Dì Ambrosio, sulla digitalizzazione della pubblica amministrazione, dell’avvocato Simone Cantarini sulla questione delle concessioni balneari, e di Alessandra Della Torre sulla donne.

“Noi diciamo – ha aggiunto Frisoni - che l'emergenza a Rimini è il lavoro. L'analisi sul nostro territorio non è confortante. Da troppo tempo l'interesse pubblico si è rivolto solo al settore del turismo e pure con scarsi risultati. Occorre una politica diversa. Partendo dall'educazione al lavoro, formare ragazzi e adulti alla "nobiltà" del lavoro. Diciamo anche che Il pubblico non deve sostituirsi all'iniziativa delle persone, delle associazioni, delle imprese. Al contrario deve fornire gli strumenti affinché chi ha voglia di creare occasioni di lavoro "in ogni ambito", possa trovare nel pubblico un partner non invasivo”.

“Siamo alternativi – ha concluso - all'attuale amministrazione che ha frenato negli anni lo sviluppo a 360 gradi di Rimini. Vogliamo essere finalmente liberi dalla vecchia logica del partito unico che ha a che fare più con la fedeltà ad una ideologia piuttosto che con le qualità delle persone che operano per il bene comune. Insomma vogliamo affrontare i problemi con la forza delle idee che i nostri cittadini sanno mettere in campo ritornando così protagonisti della nostra storia, della nostra città”.

Mossa tattica della maggiranza in consiglio comunale sulla ormai indescente questione dei rapporti fra Polisportiva e amministrazione. Il Pd aveva annunciato la richiesta di una commissione di inchiesta e i gruppi di maggioranza hannodeciso di assecondarla. Questo il comunicato diffuso dall'ufficio stampa del Comune di Riccione.

La maggioranza in Consiglio comunale (Lista Renata Tosi - Noi Riccionesi - Lega Nord - Forza Italia) ha inviato una lettera - istanza al presidente del Consiglio comunale, Gabriele Galassi affinché si proceda alla costituzione di una commissione d'indagine a proposito della Polisportiva di Riccione. "Abbiamo appreso della volontà del consigliere Pd, Sabrina Vescovi, di promuovere l'istituzione di una commissione consiliare - si legge nella lettera - cosa che il regolamento comunale all'articolo 37 prevede che venga attivata su richiesta di almeno un terzo dei consiglieri assegnati, il consiglio nell'esercizio delle sue funzioni di controllo politico amministrativo può costituire nel suo interno commissioni speciali incaricate di effettuare accertamenti sui fatti, atti, provvedimenti e comportamenti tenuti dai componenti del consiglio e della giunta, dai responsabili degli uffici o servizi o dai rappresentati del Comune in altri organismo. Vista la natura di servizio pubblico (nella fattispecie corsi di avviamento allo sport per under 14, per disabili e riabilitazione; corsi per le scuole, per la terza età), che la Polisportive si è impegnata a svolgere in virtù della convenzione per la concessione in gestione dello Stadio del nuoto di Riccione, a seguito della quale, risulta percettore di contributo pubblico per servizi alla comunità, Riteniamo che una commissione di indagine consiliare sia auspicabile e doverosa. A tale proposito, in considerazione dell'impossibilità da parte della sola minoranza di attivare l'istanza per l'esiguità dei voti in Consiglio, noi Liste di maggioranza ne promuoviamo la costituzione al fine di luce sulla gestione della Polisportiva e ai rapporti di questa con il Comune di Riccione a partire dal 2004".

"La presidenza del Consiglio Comunale - ha dichiarato il presidente Galassi - ovviamente ha preso atto della richiesta, per prima avanzata dal Pd e credo che sia stato un atto intellettualmente onesto da parte della maggioranza di dare appoggio a tale istanza. La questione della Polisportiva e i rapporti di questa con il Comune e l'amministrazione cittadina a partire dal 2004, anno della costruzione della piscina interna, sarà effettivamente a questo punto sviscerata in tutti si suoi aspetti, dalla costruzione stessa della seconda piscina fino alla gestione dell'attuale presidenza e Cda. La trasparenza, credo che oggi, sia un bene fin troppo prezioso a cui sicuramente l'attuale maggioranza non intende rinunciare. I cittadini di Riccione si stanno chiedendo cosa sta accadendo all'interno della Polisportiva, è vero. Finalmente si potrà approfondire e chiarire tutta la gestione della società, scandagliare i bilanci passati e presenti, insomma ad analizzare il tutto almeno dal 2004. Un lavoro gravoso ma sicuramente necessario se si vuole proseguire sulla strada della valorizzazione della città attraverso lo Sport, dalle grandi manifestazioni ma senza mai perdere di vista quelli che sono i servizi doverosi alla collettività. Potremmo quindi tirare un bilancio sulle risorse impiegate e gestite negli anni". 

 
Davide Frisoni, consigiere comunale di Rete Civica, questa sera in consigio comunale presenterà la seguente interrogazione:
Attorno alla spiaggia libera di San Giuliano Mare come è noto sono presenti alcune attività legate in parte alla Darsena, scuola di vela, locali e bagnini.
E' nota come location soprattutto per la bellezza del tramonto, senza eguali in tutta la nostra costa riminese.
Per questo motivo da alcuni anni è diventato il luogo preferito di tante persone che già da metà pomeriggio affollano quel pezzo di spiaggia.
Ultimamente, oserei dire finalmente, si è intervenuti  per ampliare la spiaggia lungo la dorsale della darsena, andando ad eliminare la scogliera antistante recuperando così anche la qualità dell'acqua e del fondale.
Seppur molteplici sono quindi i punti di soddisfazione e apprezzamento per questa particolarissima location, non posso non segnalare che questo affollamento di persone crea alcune problematiche storiche. Ultimamente poi, la mancanza di servizi igienici pubblici, ha visto gli avventori approfittare di servizi "privati" senza sapere che quei servizi non sono pubblici. Oltretutto, siccome qualche mascalzone c'è sempre, sono state forzate le serrature di questi servizi che, oltre a dover subire "l'invasione di campo" con tutto quello che ne consegue, si è vista pure creare un danno che dovrà riparare a spese sue.
Sappiamo che per questa amministrazione marina centro è stato il fulcro di tutte le attenzioni degli ultimi vent'anni. 
E' ora di spostare l'attenzione al di là del porto canale.
Se sulla spiaggia libera di marina centro esistono da tempo i servizi igenici, la doccia e la fontanella dell'acqua, giustamente al servizio dei turisti, da anni questo servizio è assente e viene richiesto dagli operatori di San Giuliano Mare, ma senza risultato.
Ho incontrato in questi giorni gli operatori che vivono e lavorano in quel meraviglioso pezzo di spiaggia riminese e al di là delle polemiche, c'è il desiderio di collaborare per rendere più accogliente e organizzata la spiaggia libera.
Si tratta quindi di volontà da parte della Giunta.
Ci sono molte soluzioni e sicuramente non complicate.
Con un protocollo di intesa tra pubblico e privato per quel che riguarda l'impiantistica necessaria, si possono prevedere bagni pubblici auto pulenti e igenizzanti a ogni ingresso, con un gettone. Intervento che permetterebbe anche di rientrare della spesa iniziale.
Questa estate si ripeterà l'esperienza bellissima del cinema all'aperto sul piazzale della Darsena. Festival che prevede anche un intervento di posizionamento dei servizi pubblici. Contattiamo l'organizzazione e facciamo un progetto comune andando a coprire le giornate prima e dopo il festival per garantire per tutta la stagione questo servizio fondamentale.
Non tocca a me suggerire materiali e fornitori, ma la questione è semplice e decisamente urgente.
Chiedo quindi a questa Giunta e all'assessore Frisoni e Montini di impegnare da subito economie e di stendere un progetto, in accordo con i privati (per quel che riguarda gli impianti di carico e scarico dell'acqua) per una immediata soluzione del problema prima di arrivare alla apertura della stagione balneare che vedrebbe quella spiaggia centro di tanti eventi. 

Prima sgomberiamo il campo dall’accusa infamante che il Ceis si sia sviluppato sull’abusivismo edilizio. Poi ci mettiamo attorno a un tavolo a ridefinire i rapporti fra Comune e Ceis e in quell’ambito prenderemo in esame l’ipotesi del trasferimento.

È la posizione di Paolo Zaghini, 67 anni, presidente della struttura educativa realizzata nel 1946 sulle rovine dell’anfiteatro romano. A Zaghini, che è stato bibliotecario a Coriano, piace scrivere di libri e di cultura, e in uno dei suoi articoli, più di due anni fa, ha sostenuto che “nell’area dell’Anfiteatro va creato un grande parco archeologico, che consenta il recupero di questo importante monumento romano a Rimini”. E il Ceis? “La politica riminese sappia dunque mettere in fila i due problemi, costruire prima la soluzione per il Ceis e poi (o contemporaneamente) progettare l’area del parco archeologico dell’Anfiteatro”.

Nel luglio del 2020 l’autore di queste considerazioni di buon senso è diventato il presidente dell’istituzione educativa fondata da Margherita Zoebeli. “Da allora ad oggi – racconta – sono stati mesi complicati. All’inizio ho faticato a farmi accettare dalla struttura. È stato l’anno di inizio della pandemia, con tutte le note difficoltà per le scuole private. Abbiamo chiuso il bilancio con 1 milione mezzo di fatturato in meno e 45 mila euro di perdita. Abbiamo anche dovuto anticipare 400 mila euro di cassa integrazione per i docenti”.

Zaghini parte con questa lunga premessa per arrivare a dire che in tale situazione già sufficientemente critica è arrivata come un colpo al cuore l’accusa che buona parte delle baracche e di manufatti siano abusivi. “Non era accettabile un’accusa del genere – si riscalda Zaghini – Il Comune ci ha scritto che non trovava i documenti che giustificassero i cambiamenti edilizi. Mi sono messo al lavoro e ho ribaltato tutti gli archivi di Rimini. E per tutte le modifiche dopo il 1951 sono riuscito a trovare lettere, delibere, autorizzazioni. Per questa ragione abbiamo presentato il ricorso al Tar e l’istanza perché venga ritirata l’ordinanza che ci obbligava a demolire”. Ci saranno anche lettere, delibere e autorizzazioni, ma il Ministero nel 1914 ha posto un vincolo di assoluta inedificabilità dell’area. Come si spiegano le baracche e tutto il resto? “Lo so che c’è un vincolo e che può essere applicato come un capestro contro di noi, ma in 75 anni non è mai stato applicato. Ricordo che c’è anche una lettera della Soprintendenza secondo cui l’anfiteatro sta bene dove è, cioè sotto terra”.

Zaghini che fa, torna indietro rispetto all’idea del parco archeologico? “E’ovvio che prima o poi il Ceis si dovrà spostare, ma non è ragionevole pensare ad una ordinanza di sgombero entro 60 giorni come ha proposto il consigliere Spina. Bisogna conoscere la storia. Il peccato originale viene da lontano. Su quell’area era stato costruito il lazzaretto, poi una chiesa, poi insediamenti di varia natura. Solo nell’Ottocento, con le ricerche di Tonini, riemerge la memoria dell’anfiteatro. Durante la guerra i resti sono stati bombardati. I futuri scavi, più che trovare reperti, dovranno portare ad una perimetrazione dell’anfiteatro. Probabilmente si scoprirà che l’area è stata occupata non solo dal Ceis ma anche da altre strutture edilizie”.

Qualche giorno dopo la sua nomina a presidente Zaghini è stato convocato in commissione consigliare per rispondere al fuoco incrociato dei consiglieri di opposizione e di maggioranza. Ha spiazzato tutti quando ha dichiarato di non avere preclusioni al trasferimento del Ceis. Adesso mette le mani avanti, e non solo. “Non avevo tenuto conto della forte opposizione della struttura interna. È vero che il direttore Sapucci aveva dichiarato che era pronto al trasferimento, ma parlava senza avere alle spalle il consiglio d’amministrazione che, né allora né oggi, ha mai discusso dell’argomento. All’interno della Fondazione Zoebeli c’è anche ci sostiene che il Ceis ha senso solo se rimane lì dove è stato realizzato”.

Nel frattempo il Comune ha approvato norme urbanistiche che prevedono un polo scolastico nell’area vicino alla stazione. “Penso che con il Comune se ne discuterà dopo le prossime elezioni. Ma prima di ogni dialogo, va tolta la patente di abusivismo edilizio che ci è stata ingiustamente affibbiata. Le carte su ciò che è avvenuto dopo il 1951 sono state consegnate al Comune. Esiste un problema del periodo 1946-1951. Io ho ripetutamente invitato i tecnici comunali a cercare da qualche parte la cartella che contiene i documenti su quel periodo. Abbiamo il progetto del 1953 e la situazione del 1951, con alcune modifiche apportate alle 13 baracche. Qualcuno le avrà autorizzate, no? Ad agire sono stati tecnici comunali. Si tenga inoltre presente che solo nel 1973 il Ceis si è costituito in associazione, prima il presidente coincideva con l’assessore alla pubblica istruzione. Il terreno è di proprietà del Comune e le baracche gli svizzeri le hanno regata al Comune. La situazione è molto complessa e intricata. Non è colpa mia se nel 1946, fra tutte le aree disponibili, è stata scelta quella”.

Abusi edilizi a parte, è stato sollevato il nodo dei rapporti non trasparenti fra Ceis e Comune. Per esempio, non esiste una convenzione che ne regoli i rapporti, eppure tre su sette membri del consiglio d’amministrazione sono nominati dal sindaco. C’è un rapporto privilegiato, rispetto ad altre scuole private del territorio. “Noi – replica Zaghini - non riceviamo contributi economici dal Comune da almeno una decina d’anni. Li riceviamo dallo Stato, come tutte le altre scuole private. Noi abbiamo vinto l’appalto per la gestione di cinque asili comunali, ma le condizioni sono tutt’altro che vantaggiose. Sulla base della legge sul Terzo settore, dovremo procedere alla revisione dello statuto, e quindi scompariranno le nomine del Comune. Siamo noi per primi a chiedere che si stipuli una convenzione con l’amministrazione comunale. Nell’ambito di quell’accordo si chiuderà la questione degli abusi, si legittimerà la nostra presenza su quell’area e si stabiliranno tempi e modi del trasferimento. Alcuni genitori ci chiedono le scuole medie, per completare il ciclo dell’obbligo. È una novità che possiamo realizzare solo dopo l’eventuale trasferimento”.

Chi pagherà il nuovo Ceis? “Si parla che ci vorranno dai sei ai dieci milioni, per realizzare una struttura in legno, eco-compatibile. Quando le vacche erano grasse, il Ceis realizzava al massimo 100 mila euro di utile. Ma io penso che con i fondi del Recovery e con la ricerca di partner attorno a un progetto educativo didattico di valore si possano trovare i fondi necessari. Non è questo che mi preoccupa, mi preoccupano certe posizioni estremiste che non tengono conto della realtà”.

Valerio Lessi

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