Se si compie un tour turistico nel centro storico di Rimini non si incontrano le testimonianze monumentali e architettoniche di una presenza degli ebrei nella città. E allora che ci facevano più di 150 persone ieri pomeriggio nella sala del Giudizio dei Musei comunali e poi in giro nella città per un indagine sulla Rimini ebraica? L’iniziativa promossa da Italia Nostra e dal Museo ebraico di Bologna ha ottenuto uno strepitoso successo, evidente è un aspetto della storia di Rimini poco conosciuto e capace di suscitare notevole curiosità. Ma l’indagine ha portato qualche frutto?

L’unica pietra della storia ebraica di Rimini arrivata fino a noi è una lapide che normalmente è ammassata nei magazzini del Museo e che per l’occasione è stata esposta al pubblico. Probabilmente in un prossimo futuro troverà una stabile collocazione nei corridoi del Museo. Quella lapide è una preziosa conferma che a Rimini nei secoli scorsi c’è stata una comunità ebraica. Si può parlare di comunità quanto c’è una sinagoga, un cimitero e un ghetto. La lapide, trovata intorno al 1760 nella zona del Tempio Malatestiano conferma che a Rimini nell’anno 1510 è stata inaugurata una nuova sinagoga. L’iscrizione, spiega Guido Bartolucci, presidente di Italia Nostra, recita “Questa pietra sarà a testimonianza che questa casa è stata consacrata nell’anno…” e segue una citazione biblica di Isaia 60,10 “Stranieri ricostruiranno le tue mura”. Che data è? Poiché gli ebrei non aveva segni specifici per i numeri, questi erano rappresentati dalle lettere, e quelle lettere del versetto di Isaia danno il numero 5270, che nella datazione corrente significa 1510. Le sinagoghe non necessariamente erano edifici di culto monumentali, al pari delle chiese e delle cattedrali, spesso erano semplici stanze ricavate in una casa privata. Dove si trovava questa sinagoga inaugurata nel 1510? È attestato che la comunità ebraica fosse concentrata nel centro storico, nella parte sinistra di piazza Malatesta, guardando la Rocca con le spalle al mare. Si susseguivano tre contrade, Santa Colomba, San Giovanni Evangelista e San Silvestro (nell’attuale piazza Cavour, all’imboccatura di via Gambalunga). Un documento del 1507 parla di una sinagoga nella contrada di Santa Colomba, uno del 1525 riferisce di un luogo di culto ebraico nella zona di San Giovanni e un terzo, del 1555, nella contrada di San Silvestro. Il dibattito fra gli storici è vivace, l’ipotesi accreditata da Bartolucci e che si trovasse dove attualmente sorge la Vecchia Pescheria.

Si è parlato di questa lapide come dell’unico reperto. Certamente è il più importante ma in realtà ce n’è un secondo, un capitello che nel giardino del ristorante macrobiotico funge oggi da sostegno per un vaso di fiori. L’ipotesi è che si tratti di una lapide funeraria proveniente dal cimitero ebraico esistente nel XVI secolo, che gli storici ritengono si trovasse subito oltre la porta Sant’Andrea, dove si divide l’Ausa.

Ma per fare la storia sono utili non solo le pietre sopravvissute, ma anche i documenti: atti delle autorità, cronache, scritti degli stessi ebrei, atti notarili. Ed è da questo insieme di testimonianze che abbiamo notizie del ghetto ebraico di Rimini. Una curiosità: l’8 marzo 1555 si ritrovano a Rimini i rappresentanti delle comunità ebraiche della Romagna, fra cui anche due prestigiosi intellettuali dell’epoca, per mandare una rappresentanza a Roma per discutere dei loro problemi con il papa. Ma Giulio III muore dopo quindici giorni, il successore Marcello II dura appena un mese ed infine viene eletto Paolo IV che il 4 luglio 1555 ordina che nello Stato della Chiesa gli ebrei siano confinati nei ghetti. Anche a Rimini viene creato un ghetto nella zona del centro storico che va dall’inizio di via Bonsi fino a Sant’Onofrio, comprendente anche via Cairoli fino al punto dove oggi c’è il Teatro degli Atti. I ghetti di norma dovevano avere due porte di accesso, ma non mancavano le eccezioni. A Rimini la terza era appunto in via Cairoli, probabilmente all’imbocco di quella viuzza, oggi chiusa da un cancello, che porta in piazza Malatesta. Nel 1569 gli ebrei furono espulsi dallo Stato della Chiesa, tornarono nel 1589, per essere poi definitivamente espulsi da tutte le città nel 1593. C’è però una cronaca del 1615 secondo la quale ci sarebbe stata una rivolta della popolazione che avrebbe portato al definitivo allontanamento degli ebrei. Bartolucci e Francesca Panozzo, del Museo ebraico di Bologna, hanno smentito questa versione, la corretta traduzione dal latino vuole che fossero stati rimossi i resti delle porte di accesso al ghetto, proprio perché all’inizio del XVII secolo gli ebrei non c’erano più.

A Rimini la presenza ebraica è attestata fin dall’XI secolo: un documento del 1065 parla di un dazio da pagare per l’entrata nel porto, si presume pertanto che molti si dedicassero all’attività di pescatori. Un mestiere molto praticato era quello degli stracciaroli. Non facevano compravendita di abiti vintage ma gli stracci servivano per la fabbricazione della carta. A Rimini, nel XVI secolo, è attestata la presenza a Rimini dei Soncino, famosa famiglia di editori e stampatori.

La storia degli ebrei a Rimini è in larga parte ancora da scrivere, negli archivi sono conservati migliaia di documenti che attendono di essere analizzati.

Viene da Brescia, dove è stato sindaco ed è stato eletto al Senato, il nuovo commissario regionale di Forza Italia. Adriano Paroli, 57 anni, in politica fin dai tempi dell’università, non trova una situazione facile. Berlusconi lo ha mandato nella nostra regione perché il precedente coordinatore, Galeazzo Bignami, ha preso armi e bagagli ed è passato sotto le insegne di Fratelli d’Italia. Non è una situazione facile anche perché negli anni della gestione di Massimo Palmizio l’Emilia Romagna era diventata uno dei terreni più fertili per la seminagione e i raccolti elettorali della Lega. Ha quindi fatto impressione l’entusiastico endorsement di Palmizio per il nuovo commissario.

Senatore Paroli, non le ha creato un po’ di imbarazzo?

“Nessun imbarazzo, ringrazio Palmizio per la stima. C’è un grande lavoro che Forza Italia deve fare alla vigilia di una campagna elettorale importante. Ho già provveduto a confermare tutti i coordinatori provinciali, in modo che gli organismi di partito siano pronti ad affrontare la sfida. Si aprirà presto la fase dei congressi, che per la prima volta porterà anche all’elezione del coordinatore regionale, che finora è stato di nomina del presidente Berlusconi. Certo, quel che è successo è qualcosa di atipico, che inquieta. Chiedere a membri eletti di altri partiti di cambiare casacca, non ci piace. A noi comunque interessa dare risposte ai cittadini, questo è l’interesse primo. Quindi l’alleanza di centrodestra ci sarà ed auspichiamo che sia vincente. Lavoreremo mobilitando tutte le energie necessarie”.

Come pensa di rilanciare Forza Italia in Emilia Romagna?

“Abbiamo pagato quattordici mesi di governo gialloverde. Pensavano, grazie alla presenza della Lega, di poter aver risposte di centrodestra ai problemi dei cittadini, per cui la nostra è stata un’opposizione più che costruttiva. I risultati sono stati negativi, dal reddito di cittadinanza alla non attuazione della flat tax. Purtroppo la nostra lealtà è stata scambiata per remissività, stiamo pagando anche in termini elettorali il non movimentismo che invece ha premiato i cosiddetti sovranisti del centrodestra.

Come sta dimostrando l’attualità politica certi sovranismi aiutano il Pd e non lo combattono. C’è bisogno di strategia, di valori, e di capacità di rendere i valori risposta concreta ai problemi dei cittadini. Ed è quello che contiamo di fare in Emilia Romagna. Forza Italia è un grande partito a prescindere dalle percentuali che può prendere in una elezione o nell’altra, è il partito che ha costituito il centrodestra che è un patrimonio del Paese prima ancora che delle forze politiche che lo compongono. È un grande partito perché ha in sé quel dna, quel radicamento nell’umanità che con il proprio lavoro ha costruito l’Europa. Quindi rivendichiamo la nostra appartenenza al Ppe che ci deve portare a costruire un’Europa e un’Italia a misura dei cittadini e non delle banche e dei poteri finanziari. Non siamo un partito che si affaccia nel panorama politico senza aver già dato prova di sé, ricordo che il meglio che le regioni hanno realizzato nella sanità è avvenuto in Lombardia e in Veneto, dove si è raggiunta un’efficienza senza pari in Italia. E questo è avvenuto grazie all’impostazione date dalle giunte regionali guidate da Forza Italia”.

Forza Italia condivide la candidatura a presidente di Lucia Bergonzoni, della Lega?

“Non abbiamo posto veti, ma c’è anche un tema di tempi. Ieri ho visto mio omologo della Lega, Eugenio Zoffili, con il quale abbiamo avviato un lavoro sul programma comune e presto ci ritroveremo per sciogliere altri nodi. Le presidenze si decidono sul tavolo nazionale, dove non escludiamo di portare anche una nostra candidatura. Ma c’è un tema che mi stupisce, il fatto che il presidente uscente nonché candidato possa decidere da solo la data delle elezioni regionali a suo piacimento e a suo vantaggio. Non esiste, in Lombardia non funziona così. La data delle elezioni va decisa insieme a tutte le forze in campo, sinistra e centrodestra”.

Forza Italia come pensa di dare voce e rappresentanza all’elettorato moderato che non si riconosce nei contenuti e nei toni della Lega?

“Forza Italia c’è e sarà in grado di rappresentare a questo elettorato. Ma prima ancora di rappresentarlo in consiglio regionale, lo rappresenterà anche nelle liste, nell’attività prima e durante la campagna elettorale. Forza Italia è stata da sempre la prima lista civica nazionale, nel senso che le liste civiche le abbiamo inventate noi quando ancora non esistevano. Mi riferisco all’idea di portare nelle istituzioni chi ha capacità e vuole metterle a disposizione dei cittadini. In tutte le elezioni Forza Italia ha coinvolto persone della società civile, professionisti, operatori sociali, persone impegnate nella cultura, che sono state portate ad occuparsi della cosa pubblica. Questa nostra mission non è archiviata, anzi è sempre valida. Credo che nel confronto con imprenditori, operatori della vista sociale, del mondo associativo sia possibile avere riscontri e indicazioni sulle cose da fare”.

Non le sembra che Forza Italia si sia un po’ appiattita sul salvinismo? Per mesi avete ripetuto “torna da noi” quando Salvini aveva tutta l’aria di chi cercava da solo i pieni poteri.

“La lezione che viene dalla crisi è che da soli non si va da nessuna parte. L’intelligenza vuole che in politica sia utile avere il massimo apporto di capacità e di sensibilità, in modo che sia più larga la possibilità di dare risposte ai cittadini. Berlusconi ha costruito il centrodestra portando Lega e Msi-An dall’isolamento parlamentare al governo del paese. Servono divers sensibilità altrimenti si resterà all’opposizione a vita. Nelle regioni in cui il centrodestra si è presentato unito, a volte con presidente della Lega, a volte di Forza Italia, abbiamo sempre vinto. Siamo un grande partito, al di là delle percentuali, che ovviamente auspichiamo tornino ad essere rilevanti”.

Al di là percentuali, avete la possibilità di incidere sulla linea? Quello che si vede, è una egemonia dell’estremismo leghista.

“Questa fase sovranista è caratterizzata da un’esibizione muscolare, ma con gli amici della Lega a livello locale e a livello nazionale c’è una grande condivisione di temi. Con Eugenio Zoffili c’è sintonia, c’è un comune sentire. Noi, certamente, rispetto alle esibizioni muscolari, preferiamo caratterizzarci per i contenuti, per fornire risposte concrete”.

Il recente cambiamento di governo aiuta o danneggia la battaglia del centrodestra in Emilia Romagna?

“Credo che non aiuti, ma voglio pensare che non sarà decisivo. Tutto dipenderà dalla capacità della squadra di presentarsi con un progetto condiviso e percepito dagli elettori come volontà cambiamento, in modo che le questioni irrisolte dell’Emilia Romagna possano trovare uno sbocco”.

Il mese di luglio per il turismo non è andato a bene. A certificarlo sono arrivate le statistiche ufficiali Istat pubblicate dalla Regione. E i dati sono peggiori rispetto a quelli valutati circa un mese fa dall’Osservatorio turistico regionale che aveva ipotizzato un calo di arrivi del 3,9% e una diminuzione delle presenze del 2,8%. In realtà, secondo i dati Istat, da Cattolica ai Lidi ferraresi, gli arrivi sono calati del 5,5% e le presenze del 3,8%. La Destinazione Romagna (quindi non solo la costa ma anche le località dell’interno) chiudono luglio con valori analoghi: -5,3% di arrivi, -3,7% di presenze.

A guardare le statistiche con la lente di ingrandimento, si scopre che la Riviera di Rimini è andata un po' meglio rispetto alle altre località romagnole. A livello provinciale, arrivi in calo del 3,7% e le presenze dell’1,9% (gli stranieri del 3,1%). Guardando le singole località, si vede che a Rimini i pernottamenti sono scesi dell’1,3%, a Riccione del 2,2%, a Cattolica dello 0,9%, a Bellaria Igea marina del 3%, a Misano Adriatico del 4,7%. A Riccione particolarmente grave la flessione delle presenze estere: -10,8%.

Vediamo allora come sono andate le cose nelle altre località della costa. A Ravenna il calo delle presenze è del 3,8%, con il picco a doppia cifra, -13,3%, per quelle straniere. Cervia chiude luglio con un -2,2%. Ai livelli riminesi si mantiene Cesenatico, con un calo di pernottamenti dell’1,4, mentre i Lidi di Comacchio registrano un pauroso -16%.

Tornando alla Riviera di Rimini si può constatare, volendo vedere il bicchiere mezzo pieno, che il saldo dei primi sette mesi dell’anno (gennaio-luglio) è positivo: +0.9% di arrivi; +1% di presenze.

Guardando nel dettaglio provinciale la provenienza dei turisti, si vede che, per quanto riguarda l’Italia, sono in calo le località più prossime, quelle che storicamente hanno alimentato il turismo sulla costa. Emilia Romagna, Lombardia e Toscana, solo il Veneto ha il segno positivo.

Sul fronte estero solo la Polonia (+27,%), la Russia (+6%) e il Regno Unito (+23,9%) ci regalano il sorriso, mentre sono in calo Germania (-0,5%), Austria (-6%), Francia (-6,7%) e Svizzera (-3,1%). A Rimini anche la Germania è leggermente in crescita, mentre si registra un boom di polacchi,+36%. A Riccione, invece, tutte le principali provenienze estere, hanno il segno negativo, compresa la Russia.

Nell’ambito regionale spicca ancora una volta il trend di crescita di Bologna: +10% in luglio e +4,5% nel periodo gennaio-luglio 2019.

Diventerà, con 582 posti letto, il più capiente albergo della Riviera romagnola. Adesso è uno dei bubboni che abbruttiscono e degradano il fronte mare nell’area di confine fra Rimini e Riccione. Questa mattina al Palazzo del Turismo è stato presentato l’accordo operativo per l‘ex hotel Le Conchiglie, sorto come centro congressi e diventato, dopo la chiusura del 2012, un luogo abbandonato e degradato, a volte anche rifugio per balordi e senza tetto. L’Hotel Le Conchiglie era stato una delle ultime acquisizioni dell’imprenditore bellariese Aldo Foschi, detto Veleno. La proprietà è ancora del figlio Mauro Foschi, il quale avendo ereditato dal padre una montagna di debiti, non aveva le risorse per dedicarsi al recupero e alla gestione di quel complesso immobiliare. A smuovere le acque è stata l’amministrazione comunale di Riccione che, visti i crediti fiscali accumulati e mai riscossi, aveva presentato istanza di fallimento. La proprietà ha reagito presentando una manifestazione di interesse, nell’ambito del bando indetto dalla giunta Tosi per la riqualificazione di “pezzi” della città. Ed oggi è stato presentato il progetto elaborato dopo l’accoglimento della manifestazione di interesse.

L’intervento, molto ampio, richiede un investimento di 18-20 milioni che non sarà la proprietà a realizzare. Il dottor Foschi e l’avvocato Massimo Bianchi, legale rappresentate della società Far sas hanno fatto capire che si è andati avanti con la progettazione perché ci sono imprenditori investitori interessati all’operazione.

Le nuove Conchiglie avranno questo volto: l’albergo sarà completamente ristrutturato e nel piano interrato (oggi allagato) sarà realizzata una Spa (750 metri quadri) ed una sorta di parco acquatico (1260 metri quadri), aperto anche agli esterni durante tutto l’anno; la dependance sarà completamente demolita e sarà edificato un corpo di fabbrica che ospiterà le nuove camere; sarà realizzato ex novo un complesso residenziale di nove piani (alto 30 metri), i primi due riservati ad autorimesse, agli altri ad appartamenti. La vendita degli appartamenti costituisce la leva finanziaria fondamentale, insieme alla redditività dell’albergo. È una forma di Condhotel particolare, con il residenziale che ha quota inferiore (18 per cento) rispetto al massimo (40 per cento) indicato dalla legge. Saranno eliminati gli asfalti e le superfici impermeabili, sostituite da superfici permeabili, giardini pensili e verde verticale. Sotto il profilo energetico verranno introdotte fonti di energie rinnovabili (cogenerazione+fotovoltaico) in linea con gli obiettivi del protocollo di Kyoto tali soddisfare oltre il 65% dell’intero fabbisogno.

Il progetto è stato realizzato dallo studio Architect per Engineering Group, coordinato dall’ingegner Alessandro Ravaglioli.

La ristrutturazione comporta anche un cambiamento nella vocazione turistica della struttura: non più congressuale, ma famiglie. Family & Water, è la formula usata dai progettisti.

Anche il water-front, della lunghezza di 130 metri, sarà ridisegnato. Verrà realizzato un nuovo modello di lungomare che in futuro potrebbe essere esteso fino a piazzale Azzarita. Ci sarà una nuova pavimentazione lapidea e una nuova illuminazione, una riqualificazione della pista ciclopedonale che corre lato mare, con percorsi ondulati e molto verde. Nella spiaggia privata, oltre all’area lettini, i giochi d’acqua e gli spazi per bambini, è prevista la realizzazione di una piazza centrale polivalente adatta all’organizzazione di eventi aperti anche al pubblico esterno all’hotel. Non vi e’ alcun aumento di superficie utile se non una razionalizzazione di quella esistente, il tutto in coerenza con le linee guida della Soprintendenza. Poiché Le Conchiglie costituiscono la porta di ingresso per chi arriva da Rimini, una vela con la scritta Riccione accoglierà gli ospiti.

I tempi? Entro dicembre dovrebbe arrivare l’approvazione da parte del consiglio comunale. Il cantiere dovrebbe essere aperto prima dell’estate del 2020. Per ultimare i lavori saranno necessari circa due anni.

Grande soddisfazione è stata espressa dal sindaco Renata Tosi che ha annunciato che in ottobre dovrebbe arrivare la delibera relativa al secondo bando, che ha registrato un’altra decina di manifestazioni di interesse.

In quattordici mesi di esistenza la maggioranza giallo-verde che governava a Roma non ha avuto alcuna riproposizione a livello locale, neppure nel più piccolo dei Comuni. In occasione del voto amministrativo, la Lega nelle Regioni e nei Comuni è sempre tornata alla tradizionale alleanza di centrodestra di cui aveva conquistato la piena egemonia, mentre il Movimento 5 Stelle è andato come sempre solitario, salvo poi lamentarsi, a sconfitte avvenute, che “gli altri avevano molte liste”.

Al contrario, il nuovo governo giallo-rosso non ha ancora ricevuto la fiducia delle Camere che già si è cominciato a ipotizzare di estenderne l'alleanza a livello locale. A spingere sul tasto è soprattutto il Pd che vede nel coinvolgimento degli ex nemici grillini una facile scorciatoia per imporsi nei Comuni e nelle Regioni dove la sfida si presenta impervia. In un batter d'ali si dimenticano tutti i molti motivi di diversità e di contrapposizione e non si vede l'ora di stringere un matrimonio che porti in dote ai dem tutti gli enti locali a rischio. Non sorprende ma lascia perplessi la velocità con cui il segretario Pd Filippo Sacchetti e gli altri dirigenti locali hanno lanciato i loro ramoscelli d'ulivo ai pentastellati. Il primo ad esporsi, in verità, è stato il presidente della Regione, Stefano Bonaccini, e a cascata si sono aggiunti tutti gli altri.

A muoverli è la convinzione che gran parte dell'elettorato 5 Stelle sia formato da delusi della sinistra e che pertanto all'operazione di vertice possa corrispondere nei territori una fusione delle rispettive basi popolari. L'ipotesi contiene una buona dose d'azzardo e i dirigenti del Pd non dimentichino che la fretta e la bulimia di potere sono sempre (Salvini ne sa qualcosa) cattive consigliere. Nell'entusiasmo per l'improvviso miraggio apparso all'orizzonte i dirigenti democratici rischiano di trascurare alcuni fattori.

Nella nostra Provincia i grillini, che pure hanno il radicato vezzo di sottrarsi alle definizioni di destra e sinistra, oggettivamente si sono sempre mossi individuando come nemico numero uno da battere le amministrazioni di sinistra. Gli elettorati che si sono mischiati, più che quelli gialli e rossi, sono quelli pentastellati e di destra. A Cattolica Mariano Gennari è diventato sindaco perché nelle urne del ballottaggio gli elettori della Lega e di Forza Italia hanno preferito lui al campione del Pd, Sergio Gambini. E in altre città italiane è successo il contrario, cioè che i grillini abbiano avvantaggiato il candidato di destra rispetto a quello di sinistra.

Sorti per dare voce alla rivolta dei cittadini contro le caste e i poteri costituiti, a Rimini e in Emilia Romagna il potere costituito ha il volto inconfondibile del Pd. E questo gli elettori grillini lo sanno benissimo. La nostra Regione è il simbolo nazionale di una certa tradizione di governo che, accanto a indubbi risultati positivi, si è distinta per una certa protervia e sistematica occupazione degli spazi. È immaginabile che di fronte all'occasione storica di archiviare settant'anni di potere comunista e post comunista, il Movimento 5 Stelle si faccia stampella “pidiota” di un partito tutto proiettato a combattere una battaglia epocale (lo si vede da come la giunta Bonaccini sta generosamente spendendo i soldi pubblici) per conservare il proprio potere?

L'esperienza dimostra che i pentastellati, non avendo un solido ancoraggio a valori ben definiti, sono disposti a tutto e a passare disinvoltamente, via Rousseau, da un governo con la destra ad uno con la sinistra. Quindi sulla carta potrebbero essere pronti anche a salvare il Pd da una temuta sconfitta. Ma se anche l'alleanza Pd-5 Stelle diventasse un'alleanza stabile ed estesa agli enti locali, questo avverrà nel tempo, non certo nel giro di qualche mese. Questo almeno vorrebbe la logica politica, ma da tempo vediamo la logica abbandonare gli spazi del discorso politico. Si tenga inoltre conto che i dirigenti locali dei 5 Stelle (cioè gli eletti nelle istituzioni) hanno un'autonomia decisionale pari a zero e meno di zero. Nella città di Rimini, inoltre, appare che il Movimento non si sia ancora ripreso dopo le vicende del 2016 che portarono alla non presentazione della lista. Con chi vorrebbe discutere Sacchetti di alleanze comunali?

Quelle di Bonaccini e Sacchetti appaiono maldestre aperture che non tengono conto di come gli scenari oggi cambino velocemente. Solo qualche settimana fa si discettava dell'irresistibile ondata leghista che avrebbe travolto Bologna e Rimini. Si pensava addirittura che i 5 Stelle potessero essere coinvolti nel fronte di liberazione dal Pd. Oggi Salvini è costretto a ripartire dall'opposizione e senza i mezzi che l'occupazione del Viminale gli consentiva. L'onda irresistibile è diventata una strategia di difesa e contrattacco, e non è la stessa cosa. E i 5 Stelle escono da 14 mesi di governo con Salvini che li ha pesantemente ridimensionati.

La verità è che, per studiare realistiche strategie locali, occorre aspettare di verificare che effetti avrà sulle due forze politiche l'alleanza di governo giallo-rosso. Qualcuno dei due riuscirà a cannibalizzare l'altro? O nella riscoperta della comune vocazione allo statalismo e all'assistenzialismo troveranno corrispondenze inaspettate e finiranno per dare vita ad un inedito polo di sinistra populista? Nel qual caso si andrebbe verso una sorta di bipolarismo nel segno dei populismi di destra e di sinistra, con l'elettorato centrista e moderato ancora orfano e alla ricerca di qualcuno che lo adotti. O tempora, o mores, sentenziava Cicerone.

Mercoledì, 28 Agosto 2019 18:00

Mauro: chi ha ostacolato Ravanelli in IEG?

(Rimini) "Le dimissioni di Ugo Ravanelli sono una tempesta a ciel sereno". Lo sostiene il consigliere comunale Gennaro Mauro.

"Dopo la brillante operazione di quotazione in borsa di IEG e le ottime performance della società e l’annuncio di partecipare insieme ad promozione alberghiera al bando promosso dal comune di Rimini per la promozione turistica del nostro territorio, - afferma Mauro - non ci saremo aspettati le dimissioni con effetto immediato dell’amministratore delegato Ugo Ravanelli.

Non è la prima volta che Ravanelli abbandona gli incarichi in IEG, appare chiaro che è la conseguenza dei forti contrasti che perdurano all’interno del management di IEG e probabilmente strettamente legati alla prossima fuoriuscita del presidente Lorenzo Cagnoni della compagine aziendale e alla lotta per la sua successione.

Ravanelli ha dimostrato di essere un ottimo Amministratore Delegato, i risultati sono sotto gli occhi di tutti, la sua perdita può gettare ombre sul futuro di IEG, in vista anche degli importanti investimenti che la società si sta accingendo a fare. Non ci si improvvisa a fare i manager in un comparto come quello fieristico congressuale, e sia chiaro a tutti che sono finiti per sempre i tempi di un cui la società fieristica dava sfogo agli appetiti di esponenti politici riminesi.

Ci chiediamo chi ha frapposto ostacoli all’ottimo lavoro di Ravanelli, che lo ha indotto dichiarare  che non esistono più i presupposti per svolgere il ruolo di amministratore delegato, ma soprattutto  quale è stato  il ruolo esercitato in questa vicenda dal sindaco Gnassi quale maggiore azionista della società?

Nei prossimi giorni chiameremo Gnassi e l’amministratore unico di Rimini Congressi a dare spiegazioni dell’accaduto in Consiglio Comunale e sopratutto di declinare le prospettive di sviluppo della società anche in relazione di possibili alleanze con altri comparti fieristici italiani e stranieri".

Davvero tutto è pronto per far partire la linea Metromare (ovvero il Trc) fra Rimini e Riccione? Stando al presidente della Provincia Riziero Santi, sì, è tutto a posto. E per questa ragione ha avviato la procedura per l'istituzione della nuova linea di trasporto pubblico locale, chiedendo che i soggetti interessati, Agenzia Mobilità e PMR, facciano pervenire, a stretto giro di posta, i pareri necessari.

Secondo il consigliere comunale Mario erbetta, di Rinascita Civica, ci sono invece molti dubbi. “Nella documentazione che mi hanno consegnato il 7 agosto, a seguito di una mia interrogazione, manca ancora l'autorizzazione ministeriale ex art.5 del Dpr 753 del 1980, cioè una verifica sulla idoneità del tracciato che devono compiere la Motorizzazione civile e la Regione. Esistono solo i collaudi effettuati dalle ditte costruttrici”. Nei vari “visto” che accompagnano la lettera del presidente Santi non si fa riferimento a detta autorizzazione ministeriale, ma solo alla nota di PMR indirizzata al Ministero in cui si fa il punto sullo stato di avanzamento della fonitura del materiale rotabile e si propone l'avvio del servizio in forma sperimentale.

Facciamo un passo indietro. Il 22 agosto si è riunito il comitato di coordinamento dell'Accordo di programma relativo al Trc che, con il solo voto contrario del Comune di Riccione, ha stabilito che, visto il ritardo nella consegna dei mezzi ordinati in Belgio (gli ExquiCity18T realizzati dall’A.T.I. composta dalla ditta belga Van Hool e tedesca Kiepe Electric GmbH), si può far partire in via sperimentale la linea con altri mezzi in dotazione a Start, non elettrici ma a metano o ibridi. È una sperimentazione che non si sa quanto potrà durare. Dei nove ExquiCity18T ordinati al costo di 13 milioni e mezzo, due arriveranno a novembre, tre a dicembre, tre a gennaio e uno a febbraio. Ma non è che appena arriveranno saranno pronti ad entrare in funzione. I mezzi devono superare un collaudo che si effettua a Modena e al momento c'è solo la prenotazione, il 20 novembre, per il primo mezzo. Pare che i tempi siano di almeno sei settimane. “Ci affidiamo all'efficienza della burocrazia italiana”, ha scritto la ditta costruttrice, con un involontario senso dell'umorismo. Ma ci sono anche altri “esami”, chiamiamoli così, che i mezzi devono superare prima di cominciare il lavoro per cui sono stati costruiti. Da parte di Riccione, che ha sempre ostacolato la realizzazione del Trc, si ritiene che non sia nemmeno legittimo far correre sul tracciato autobus diversi da quelli per cui la linea è stata realizzata. Erbetta, da parte sua, solleva un altro interrogativo: a che titolo saranno usati i mezzi di Start Romagna ed i quattro che vengono forniti da Bologna? Esiste un contratto?

L'altra questione è l'affidamento del servizio: chi sarà il gestore? Per i sostenitori dell'entrata in funzione immediata del Metromare la risposta è semplice: sarà Start Romagna, attuale concessionario, che nell'ambito dell'attuale contratto attiverà una nuova linea. Ma gli oppositori (Riccione, ecc.) replicano che essendo l'appalto di Start Romagna in regime di prorogatio non è possibile attuare una nuova linea. “Sotto questo profilo, - si legge nella relazione al bilancio preventivo 2019 di PMR - la competenza non potrà che essere di Agenzia della Mobilità Romagnola la quale, una volta ottenuti a cura degli Enti concedenti i necessari atti di istituzione dei servizi, potrà rimodulare il programma di esercizio del bacino riminese ed assegnarlo nelle forme di legge”. Cosa si intenda con la formula “assegnarlo nelle forme di legge” non è chiarito.

Viene da pensare che un contratto o un accordo esista, visto che nella stessa relazione al bilancio si precisa il costo di locazione dell'infrastruttura. “Il valore di detto canone – si legge - è già stato quantificato in euro 1.100.000,00 all’anno, ciò sulla base del Piano Economico Finanziario dell’opera aggiornato nel 2015, dal quale si evince che la redditività del sistema è tale da poter consentire il pagamento di un canone di quel tenore”. La relazione aggiunge che “il valore sopra riportato è fortemente garantista per il futuro gestore in quanto contiene valutazioni già oggi comportanti maggiori marginalità”. Secondo PMR, il gestore di Metromare dovrebbe dunque realizzare affari d'oro, sempre che si realizzino i preventivi secondo i quali già nel 2020 la linea dovrebbe superare i quattro milioni di passeggeri. Tutto da vedere.

Tronando all'iniziativa del presidente Santi, la sua accelerazione consiste soltanto nell'aver avviato la procedura burocratica per l'istituzione della nuova linea denominata Metromare. Tutti gli altri interrogativi (autorizzazioni, assegnazione della linea, arrivo dei mezzi ordinari, entrata in funzione) restano aperti.

IEG e Promozione alberghiera hanno comunicato oggi una notizia che era già nota da tempo (era contenuta nel prospetto informativo di IEG predisposto per la quotazione in Borsa), ovvero la costituzione di una società e di un consorzio di imprese per partecipare al bando indetto dal Comune di Rimini per la gestione della DMC, Destination Management Company, uno strumento di marketing turistico. Perché proprio oggi? Perché oggi scadeva il termine di presentazione dei progetti definitivi, compresa l'offerta economica. Giusto un mese fa, il 26 luglio, il Comune aveva comunicato che entrava nell'ultima fase il “dialogo competitivo” con cui sarebbe stato scelto il soggetto per la DMC di Rimini.

Si tratta di un progetto dal peso economico importante, nel triennio (ultimi 3 mesi 2019, fino al 2022) l'amministrazione mette a disposizione oltre 1 milione e 800 mila euro. Per fare cosa? I punti elencati nel bando sono i seguenti: a) ricerca e innovazione; b) marketing, promozione e sviluppo dei prodotti; c) informazione e accoglienza turistica; d) leadership e coordinamento, partnership e team building; e) relazioni con la comunità locale. In sostanza la DMC, oltre a svolgere l'attività di informazione ed accoglienza turistica finora svolta da Rimini Reservation (società al 50 per cento del Comune e al 50 per cento di Promozione alberghiera), dovrà impegnarsi a promuovere la nuova Rimini uscita dai dieci anni di amministrazione Gnassi, con particolare riguardo a quelli che il sindaco ama chiamare i motori culturali, cioè Teatro Galli, Museo Fellini, Cinema Fulgor, e il progetto, ancora molto sulla carta, del Parco del Mare. Il modello a cui Gnassi guarda, anche con una punta di invidia, è Bologna Welcome, che non a caso ha realizzato negli ultimi anni un notevole incremento di presenze turistiche nel capoluogo regionale.

La storia del bando, che ora entra nella fase finale, ha avuto un iter piuttosto lungo e per alcuni aspetti controverso, tanto da essere oggetto anche di una interrogazione in consiglio comunale. Pubblicato nel dicembre scorso, la data di scadenza delle domanda era stata fissata al 28 gennaio 2019. Ma poiché a quella data non erano pervenute né domande di partecipazione né richieste di chiarimenti, è stato deciso di prorogare la data di scadenza al 15 marzo. In data 26 febbraio, IEG e Promozione alberghiera hanno costituito una srl, Destination Services, che insieme alle rispettive controllate Summertrade e Adria Congrex hanno dato vita ad un Consorzio che ha partecipato al “dialogo competitivo” del Comune di Rimini.

Alla data di scadenza del 15 marzo è seguito un lungo silenzio, interrotto il 26 luglio con la comunicazione che si era entrati nella fase finale. Ed oggi IEG e PA annunciano ufficialmente di essere in gara. Altri partecipanti, se ci sono, non hanno comunicato di essere in gara. Quest'ultima fase non potrà essere troppo lunga, come le precedenti. Entro il 30 settembre dovrà essere tutto completato perché il bando prevede che la DMC cominci la propria attività entro il 1 ottobre. E Rimini Reservation, che attualmente gestisce gli uffici Iat, va in liquidazione proprio alla fine settembre. Nel giro di un mese sapremo chi sarà il soggetto chiamato a gestire il marketing turistico di Rimini.

Come abbiamo anticipato, IEG e PA informano oggi che il loro Consorzio “è stato ammesso ed ha superato le varie fasi del procedimento ed ha depositato, nei termini indicati dal bando, tutta la documentazione, anche progettuale, prevista”.

“Le società che costituiscono il citato Consorzio – prosegue la nota - ritengono di possedere le necessarie competenza ed esperienza per favorire il raggiungimento degli obiettivi del progetto”.

IEG porta in dote la propria consolidata esperienza in campo internazionale nella promozione di eventi fieristici e congressuali a Rimini, a cui si aggiunge l'importante peso di Summertrade nel settore della ristorazione commerciale; PA, che quest'anno ha festeggiato i 50 anni di attività, può mettere a disposizione la propria specializzazione nella creazione, promozione e gestione di prodotti turistici, e di servizi informazioni, ai quali si aggiunge l'esperienza quarantennale di Adria Congrex nell’organizzazione di meeting, convegni, conferenze, seminari e simposi.

Per presentare la propria proposta progettuale il Consorzio formato dalle società di IEG e PA si è avvalso della consulenza di un professionista che risponde al nome di Massimo Ferruzzi, titolare della JFC Tourism & Management, in passato dipendente di Promozione alberghiera e consulente dell'ormai defunta Unione di prodotto Costa.

“Qualora il Consorzio, - conclude la nota congiunta - con capofila Destination Services e quindi IEG e PA, venisse prescelto e si aggiudicasse quindi l’affidamento della DMC, potrà occuparsi efficacemente della valorizzazione e sviluppo del territorio a livello turistico, innestando, sulle tradizionali attività di promocommercializzazione, le più innovative azioni che le sue varie componenti hanno maturato negli anni e che ulteriormente affineranno nel futuro”.

 

(Rimini) E' morto don Domenico Valgimigli, 80 anni, per oltre quarant'anni alla guida della comunità parrocchiale di Gesù nostra Riconciliazione, in via della Fiera. Il sacerdote, certamente uno fra i più conosciuti in città, aveva avviato quell'esperienza parrocchiale nel lontano 1971, insieme ad altri preti che poi hanno seguito altri impegni pastorali, don Enrico De Luigi, don Mario Vannini e don Giancarlo Ugolini. Tutti condividevano insieme a lui la sequela al carisma di don Luigi Giussani. Quando fu avviata la nuova parrocchia la zona era un quartiere di periferia poco abitato,con la nascita del V PEEP e i successivi sviluppi è diventato uno die più popolosi a Rimini.

Per molto tempo, fra gli anni Sessanta e Settanta, don Domenico era stato anche insegnante di religione all'istituto Valturio, dove il suo carattere vivace ed esuberante ebbe modo di esprimersi in mezzo ai giovani. Come ricordo Comunione e Liberazione di Rimini nel proprio necrologio, don Domenico ha dato un contributo vivace e significativo alla ripresa di GS dopo il ’68 ed alla crescita dei primi gruppi di adulti della Comunità di CL negli anni ’70. “Preghiamo affinché possa ritrovarsi nell’abbraccio misericordioso di Cristo assieme al Servo di Dio don Luigi Giussani, della cui paternità si è sempre riconosciuto figlio”.

Don Domenico nell'anno accademico 1988/189 si era laureato in teologia alla Pontificia Università lateranense con una tesi di laurea su “Movimenti, associazioni e gruppi ecclesiali nella diocesi di Rimini dopo il Concilio Vaticano II”, che è ricca di notizie di prima mano proprio perché l'autore era stato un protagonista di primo piano di quella stagione. Don Domenico aveva lasciato la parrocchia del 2014 e si era ritirato alla Casa del Clero. Negli ultimi tempi, visto l'aggravamento delle condiioni di salute, era ricoverato in ospedale. Oggi alle 18 nella chiesa S. Angeli Custodi di Riccione ci sarà la recita del rosario. I funerali, presieduti dal vescovo monsignor Francesco Lambiasi, saranno celebrati martedì alle 16 nella Chiesa della Pentecoste di Riccione.

La comunità riminese di Comunione e liberazione si unisce alla famiglia e al presbiterio diocesano nella preghiera per idon Domenico Valgimigli. “Grati per la sua amicizia e per il contributo vivace e significativo che ha dato alla nostra storia, in particolare alla ripresa di Gs dopo il ’68 ed alla crescita dei primi gruppi di adulti della comunità di Cl negli anni ’70, preghiamo affinché possa ritrovarsi nell’abbraccio misericordioso di Cristo assieme al servo di Dio don Luigi Giussani, della cui paternità si è sempre riconosciuto figlio”.

«Nacque il tuo nome da ciò che fissavi». Il nome, l’identità del Meeting in questi giorni sono nati e sono cresciuti da uno sguardo limpido e desideroso di imparare dalla realtà. Ci ha indicato per primo la strada papa Francesco, con gli esempi di Zaccheo, della Veronica e dell’Innominato manzoniano, auspicando «che il Meeting sia sempre un luogo ospitale, in cui le persone possano “fissare dei volti”, facendo esperienza della propria inconfondibile identità», senza nostalgie o paure. Assieme al papa, anche il presidente Mattarella ci ha chiesto di “ripartire dalla persona” e di «affrontare il nuovo con coraggio, senza nostalgie paralizzanti, conservando sempre spirito critico e apertura a chi ci è prossimo».

Dal Meeting è nato anzitutto uno sguardo al contesto sociale del nostro paese, comprese le incertezze sulla sua guida. Non sono emerse formule di governo o suggerimenti al manovratore, ma esempi di amministrazione della cosa pubblica che ha a cuore il bene di tutti. Dai sindaci ai presidenti di regione, ai politici dell’Intergruppo per la Sussidiarietà, che hanno dialogato in modo costruttivo, al presidente di Confidustria che si è confrontato con il numero uno della Cisl, così come i ministri Bussetti, Moavero e Tria, ognuno ha portato un suo contributo accanto a quello degli altri nell’interesse del paese reale.

Nel frattempo, nelle aree tematiche del Meeting i protagonisti del mondo sociale ed economico hanno raccontato la straordinaria vitalità dell’Italia, nella riflessione sulle città con le loro potenzialità enormi, così come negli approfondimenti sulla salute, sul lavoro, sull’innovazione, su un’economia che ha senso solo in un quadro di sostenibilità di ampio respiro, che ridà protagonismo alla persona e ai suoi talenti.

Un filone che ha attraversato tutto il Meeting è stato il dialogo tra persone di fedi e culture diverse, nel grande quadro della libertà religiosa. Abbiamo guardato all’ecumenismo delle relazioni di papa Francesco e del compianto cardinale Jean-Louis Tauran, ma anche ad esperienze come la Scuola fiorentina di alta formazione per il dialogo interreligioso e interculturale. Sono risuonate le più autorevoli voci del mondo islamico, da Al-Azhar alla Lega Musulmana Mondiale con il suo segretario generale Muhammad Bin Abdul Karim Al-Issa, ma anche del mondo ebraico. Nell’auditorium della Fiera abbiamo ascoltato i racconti drammatici di uomini di religioni diverse che collaborano per arginare i danni enormi della guerra, come nel caso della Siria, nella testimonianza delle autorità religiose cristiane e musulmane di Aleppo. Icona di questo filone è stata la grande mostra “Francesco e il Sultano 1219-2019. L’incontro sull’altra riva” che ha evidenziato l’intima relazione che intercorre tra dialogo e identità.

Il Meeting è come la mostra “NOW NOW”, che ci ha mostrato sette giovani artisti mentre realizzavano dal vivo le loro opere: una manifestazione che cresce guardando ad esperienze nel loro nascere, fiorire e svilupparsi. Il pubblico del Meeting è attento, curioso e desideroso di imparare, ha affollato gli incontri dedicati all’intelligenza artificiale, così come le testimonianze della cooperazione internazionale che aiuta sul serio le persone a casa loro. Giovani e adulti hanno fatto il tifo per grandi campioni dello sport come Javier Zanetti o Valentina Vezzali e per due serate hanno riempito in tutte le sue file il Teatro Galli per la rilettura in chiave contemporanea di un classico degli anni Cinquanta come il Barabba di Lagerkvist, ricavandone stimoli e ispirazioni che poi – è testimonianza comune di tanti visitatori – accompagneranno ciascuno lungo tutto l’anno.

Il Meeting dello sguardo è stato anche un Meeting dai numeri in crescita. I 179 incontri con 625 relatori, i 25 spettacoli, le 20 mostre, le 35 manifestazioni sportive ospitati in un’area di 130mila metri quadrati hanno attirato un numero di presenze superiore alla già buona performance del 2018, com’è stato percepibile da chiunque in questi giorni abbia attraversato i corridoi della Fiera, per tacere dell’indotto sull’economia locale calcolato dall’Osservatorio sul turismo regionale in 23 milioni di euro.

In conclusione, la Fiera di Rimini questa settimana non è stato il luogo di chi ama le tesi predefinite, ma di chi desidera allargare gli orizzonti, usando appieno la ragione per conoscere la realtà. Il miglior esempio è una mostra dal titolo strano, che a qualcuno potrà avere ricordato i titoli dei Meeting di un tempo. “Bolle, pionieri e la ragazza di Hong Kong” ci ha raccontato le aspirazioni, le esitazioni e i timori di una generazione di giovani americani con rispetto e curiosità di fronte alle loro domande, senza l’ansia di incollare una risposta posticcia ma con il desiderio di accompagnarne il percorso, in un incontro tra persone che può aiutare ognuno ad uscire dal bozzolo.

Un itinerario vissuto insieme e ricco di scoperte, il Meeting di quest’anno, che guarda già alla quarantunesima edizione: si terrà dal 18 al 23 agosto 2020 e avrà come titolo “Privi di meraviglia, restiamo sordi al sublime”.

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