Il Papa al Meeting: la società ha bisogno di presenze responsabili
"La società ha necessità vitale di persone che siano presenze responsabili. Senza persona non c’è società, ma aggregazione casuale di esseri che non sanno perché sono insieme. Come unico collante rimarrebbe solo l’egoismo del calcolo e dell’interesse particolare che rende indifferenti a tutto e a tutti". Così papa Francesco nel messaggio inviato tramite il cardinale Parolin agli organizzatori del Meeting che apre domani in Fiera sul tema "Il coraggio di dire io".
Eccco il testo integrale:
Il Santo Padre si rallegra che il Meeting per l’amicizia tra i popoli torni a svolgersi “in presenza” e rivolge a Lei, agli organizzatori e a tutti i partecipanti il Suo saluto con l’augurio di un proficuo svolgimento.
Il titolo scelto — «Il coraggio di dire io» —, tratto dal Diario del filosofo danese Soren Kierkegaard, è quanto mai significativo nel momento in cui si tratta di ripartire con il piede giusto, per non sprecare l’occasione data dalla crisi della pandemia. “Ripartenza” è la parola d’ordine. Ma essa non si realizza automaticamente, perché in ogni iniziativa umana è implicata la libertà. Lo ricordava Benedetto XVI: «La libertà presuppone che nelle decisioni fondamentali ogni uomo [...] sia un nuovo inizio. [...] La libertà deve sempre di nuovo essere conquistata per il bene» (Enc. Spe salvi, 24). In questo senso, il coraggio di rischiare è innanzitutto un atto della libertà.
Durante il primo lockdown, Papa Francesco ha richiamato tutti all’esercizio di questa libertà: «Peggio di questa crisi c’è solo il dramma di sprecarla» (Omelia di Pentecoste, 31 maggio 2020).
Mentre ha imposto il distanziamento fisico, la pandemia ha rimesso al centro la persona, l’io di ciascuno, provocando in molti casi un risveglio delle domande fondamentali sul significato dell’esistenza e sull’utilità del vivere che da troppo tempo erano sopite o peggio censurate. E ha suscitato anche il senso di una responsabilità personale. Tanti lo hanno testimoniato in diverse situazioni. Davanti alla malattia e al dolore, di fronte all’emergere di un bisogno, molte persone non si sono tirate indietro e hanno detto: «Eccomi».
La società ha necessità vitale di persone che siano presenze responsabili. Senza persona non c’è società, ma aggregazione casuale di esseri che non sanno perché sono insieme. Come unico collante rimarrebbe solo l’egoismo del calcolo e dell’interesse particolare che rende indifferenti a tutto e a tutti. Del resto, le idolatrie del potere e del denaro preferiscono avere a che fare con individui piuttosto che con persone, cioè con un “io” concentrato sui propri bisogni e i propri diritti soggettivi piuttosto che un “io” aperto agli altri, proteso a formare il “noi” della fraternità e dell’amicizia sociale.
Il Santo Padre non si stanca di mettere in guardia coloro che hanno responsabilità pubbliche dalla tentazione di usare la persona e di scartarla quando non serve più, invece di servirla. Dopo quello che abbiamo vissuto in questo tempo, forse è più evidente a tutti che proprio la persona è il punto da cui tutto può ripartire.
Certamente c’è la necessità di reperire risorse e mezzi per rimettere in moto la società, ma c’è bisogno innanzitutto di qualcuno che abbia il coraggio di dire “io” con responsabilità e non con egoismo, comunicando con la sua stessa vita che si può cominciare la giornata con una speranza affidabile.
Ma il coraggio non è sempre una dote spontanea e nessuno può darselo da sé (come diceva il don Abbondio manzoniano), soprattutto in un’epoca come la nostra, nella quale la paura — rivelatrice di una profonda insicurezza esistenziale — gioca un ruolo così determinante da bloccare tante energie e slanci verso il futuro, percepito sempre più come incerto soprattutto dai giovani.
In questo senso, il Servo di Dio Luigi Giussani avvertiva di un duplice pericolo: «Il primo pericolo [...] è la dubbiezza. Annota Kierkegaard: “Aristotele dice che la filosofia comincia con la meraviglia, e non come ai nostri tempi con il dubbio”. Il dubbio sistematico è, come dire, il simbolo del nostro tempo. [...] La seconda obiezione alla decisione dell’io è la meschinità. [...] Dubbiezza e comodismo, questi sono i nostri due nemici, i nemici dell’io» (In cammino 1992-1998, Milano 2014, 48-49).
Da dove può venire, allora, il coraggio di dire io? Avviene grazie a quel fenomeno che si chiama incontro: «Solo nel fenomeno dell’incontro si dà la possibilità all’io di decidere, di rendersi capace di accogliere, di riconoscere e di accogliere. Il coraggio di dire “io” nasce di fronte alla verità, e la verità è una presenza» (ibid., 49). Dal giorno in cui si è fatto carne ed è venuto ad abitare in mezzo a noi, Dio ha dato all’uomo la possibilità di uscire dalla paura e di trovare l’energia del bene seguendo il suo Figlio, morto e risorto. Sono illuminanti le parole di San Tommaso d’Aquino quando afferma che «la vita dell’uomo consiste nell’affetto che principalmente lo sostiene e nel quale trova la più grande soddisfazione» (Summa Theologiae, II-II, q. 179, a. I co.).
Il rapporto filiale con il Padre eterno, che si rende presente in persone raggiunte e cambiate da Cristo, dà consistenza all’io, liberandolo dalla paura e aprendolo al mondo con atteggiamento positivo. Genera una volontà di bene: «Ogni esperienza autentica di verità e di bellezza cerca per se stessa la sua espansione, e ogni persona che viva una profonda liberazione acquisisce maggiore sensibilità davanti alle necessità degli altri. Comunicandolo, il bene attecchisce e si sviluppa» (FRANCESCO, Esort. ap. Evangelii gaudium, 9).
È questa esperienza che infonde il coraggio della speranza: «L’incontro con Cristo, il lasciarsi afferrare e guidare dal suo amore allarga l’orizzonte dell’esistenza, le dona una speranza solida che non delude. La fede non è un rifugio per gente senza coraggio, ma la dilatazione della vita. Essa fa scoprire una grande chiamata, la vocazione all’amore, e assicura che quest’amore è affidabile, che vale la pena di consegnarsi ad esso, perché il suo fondamento si trova nella fedeltà di Dio, più forte di ogni nostra fragilità» (ID., Enc. Lumen fidei, 53).
Pensiamo alla figura di San Pietro: gli Atti degli Apostoli riferiscono queste sue parole, dopo che gli era stato severamente proibito di continuare a parlare nel nome di Gesù: «Se sia giusto dinanzi a Dio obbedire a voi invece che a Dio, giudicatelo voi; noi non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato» (4,19-20). Da dove trae il coraggio «questo codardo che ha rinnegato il Signore? Cosa è successo nel cuore di quest’uomo? Il dono dello Spirito Santo» (FRANCESCO, Omelia nella Messa a Casa S. Marta, 18 aprile 2020).
La ragione profonda del coraggio del cristiano è Cristo. È il Signore risorto la nostra sicurezza, che ci fa sperimentare una pace profonda anche in mezzo alle tempeste della vita. Il Santo Padre auspica che nella settimana del Meeting organizzatori e ospiti ne diano testimonianza viva, facendo proprio il compito indicato nel documento programmatico del suo pontificato: «Molti [...] cercano Dio segretamente, mossi dalla nostalgia del suo volto, anche in paesi di antica tradizione cristiana. [...] I cristiani hanno il dovere di annunciarlo senza escludere nessuno, non come chi impone un nuovo obbligo, bensì come chi condivide una gioia, segnala un orizzonte bello, offre un banchetto desiderabile» (Esort. ap. Evangelii gaudium, 14).
La gioia del Vangelo infonde l’audacia di percorrere nuove strade: «Bisogna avere il coraggio di trovare i nuovi segni, i nuovi simboli, una nuova carne, [...] particolarmente attraenti per gli altri» (ibid., 167). È il contributo che il Santo Padre si aspetta che il Meeting dia alla ripartenza, nella consapevolezza che «la sicurezza della fede ci mette in cammino, e rende possibile la testimonianza e il dialogo con tutti» (Enc. Lumen fidei, 34), nessuno escluso, perché l’orizzonte della fede in Cristo è il mondo intero.
Preghiera per i cristiani perseguitati con statua della Madonna profanata dall'Isis
Domani 20 agosto, inizia a Rimini l’ottavo anno dell’iniziativa Appello all’umano, la preghiera in piazza a favore dei cristiani perseguitati nel mondo programmata ogni 20 del mese ininterrottamente a partire dal 20 agosto 2014. Ci si sposta a pochi passi dalla tradizionale piazza Tre Martiri (che diventa sede degli spettacoli del Meeting) per il piazzale davanti alla Basilica Cattedrale in via IV Novembre dove la preghiera del rosario prenderà il via alle ore 20.00.
C’è inoltre un’altra novità e cioè l'esposizione della statua della Madonna che proviene da Batnaya, una cittadina della Piana di Ninive in Iraq. Lì, fu profanata dai miliziani dell’Isis che occuparono la città nell’agosto 2014. In quella stessa città del nord Iraq, distante da Mosul 24 chilometri, risiedevano un migliaio di famiglie cattoliche costrette a fuggire per evitare lo sterminio. Sempre lì i due terzi delle abitazioni sono state distrutte o incendiate dagli jihadisti. In quello stesso periodo su tutta la Piana di Ninive sono state profanate e devastati circa 300 tra chiese, cimiteri e monasteri. Molte statue religiose venivano bersagliate dai terroristi con mitragliatrici e le croci sostituite dalla bandiera nera dell’Isis. In taluni casi quando è stato possibile le statue sono state recuperate ma la locale comunità cristiana ha scelto di lasciare evidenti i segni delle profanazioni, per ricordare la loro resistenza alla persecuzione. La stata della Vergine è arrivata in Italia con l’aiuto dell’associazione pontificia Aiuto alla Chiesa che soffre. Sarà lei la testimone dell’Appello all’umano di venerdì 20 agosto sul sagrato della cattedrale riminese a cui gli organizzatori hanno voluto dare un ulteriore recente preoccupazione per la riconquista della capitale dell’Afghanistan Kabul da parte delle milizie talebane, che fa temere una ripresa delle persecuzioni per i cristiani presenti nell’area e che ora stanno cercando di fuggire.
Non è una novità invece il fatto che la preghiera per i cristiani perseguitati, iniziativa nata a Rimini, man mano s’è diffusa in una ventina di altre città in Italia e anche all’estero, per esempio a Damasco (Siria), Erbil (Iraq), Lugano (Svizzera), Jos (Nigeria). Preghiera che coinvolge inoltre una trentina di comunità monastiche e religiose in Italia e nel mondo.
Ravaglioli: Raffaelli cerca di precostituirsi l'alibi creando il capro espiatorio della sconfitta
Se la dichiarazione dell’on. Elena Raffaelli (Lega) era stata molto dura nei toni e nei giudizi, la replica, a 24 ore di distanza, di Alessandro Ravaglioli lo è ancora di più. Stiamo parlando della accesa polemica scoppiata dopo che indiscrezione giornalistiche hanno parlato di una eventuale candidatura a sindaco di Ravaglioli, in alternativa a quella ufficiale di Enzo Ceccarelli, sostenuto da tutto il centrodestra dopo un lungo braccio di ferro con lo stesso Ravaglioli.
“Oggi, da militante Lega Rimini, - scrive Ravaglioli - sono indignato ancor prima come persona del linciaggio ricevuto da un Onorevole della Repubblica, con l’avvallo del segretario regionale, che non dovrebbe neppure pensare di utilizzare tali volgari aggettivazioni ricoprendo di insulti un semplice cittadino e che nulla hanno a che vedere con ragionamenti di ordine politico. Ritengo che minacciare la mia espulsione addirittura sulla base di ipotesi giornalistiche sia di una gravità inaudita e che ciò denoti irresponsabilità politica. L’On Raffaelli ha il mio numero di telefono. Avrebbe potuto semplicemente avere la decenza di chiamarmi, ma coscientemente ha deciso di non farlo pur di sferrare un attacco strumentale nei miei confronti, anche a costo di danneggiare la Lega e l’intero centrodestra”.
Secondo Ravaglioli, l’on. Raffaelli sta cercando anzitempo con “deliberata premeditazione un capro espiatorio in caso di sconfitta elettorale, cercando di prepararsi un vero e proprio alibi personale”.
Molto bruciante è stata l’accusa di Raffaelli a Ravaglioli qualificato come esponente, ai tempi in cui era capogruppo di Forza Italia e del Pdl, di “un’opposizione compiacente”.
“Vorrei ricordarle - replica Ravaglioli - che il sottoscritto quando era capogruppo in consiglio comunale ha condotto la più grande battaglia della storia del centrodestra sul Rue con 1300 emendamenti (altro che i sedicenti civici imbarcati recentemente che hanno votato a favore dell’approvazione del RUE avvenuta nel mese di Marzo)”.
“Vorrei anche ricordare che il sottoscritto, come capogruppo della minoranza, ha concordato ogni sua scelta con quelli che oggi sono i due principali esponenti del centrodestra riminese, tra cui Nicola Marcello (Fratelli d’Italia) e il Sen. Antonio Barboni (Forza Italia). A proposito di “opposizione compiacente”, proprio la Raffaelli in testa, fino a pochi giorni fa, chiedeva all’ex collega e amico Sen. Barboni di candidarsi come sindaco. Due pesi e due misure? “.
Che succede ora? Ravaglioli scrive che ha informato il leader Matteo Salvini “di questa situazione grottesca che sta depauperando su questo territorio lo splendido lavoro che fino ad oggi è stato portato avanti a livello nazionale”.
Nessuno accenno nel comunicato alla possibilità di candidatura: è già tramontata o, come sostengono alcune indiscrezioni, è ancora in piedi? Vedremo.
Gnassi: io uomo solo al comando? No, ho solo attuato il piano strategico votato da tutti
“E basta con questa storia dell’uomo solo al comando! Da un lato il paragone con Fausto Coppi mi lusinga, lui era uno che sudava e pedalava, era il simbolo dell’Italia che usciva dal disastro. Però io non sono Coppi. Il paragone non è esatto perché al comando in questi anni c’è stato il piano strategico”.
Nella conferenza stampa fiume convocata per illustrare la propria relazione di fine mandato, il sindaco Andrea Gnassi estrae dal cilindro questo argomento a metà discorso. È una centralità non solo fisica, è evidente che si vuole togliere, più che un sassolino, qualche pietra dalle scarpe. “Qui – insiste - sta il fallimento del centrodestra, che ha votato il piano strategico e poi critica ogni sua realizzazione”. Parco del Mare, piazza Malatesta, ponte di Tiberio pedonalizzato, tanto per fare qualche esempio, stavano già lì. Gnassi però vuole alludere anche ai compagni di casa sua, quelli che sotto Ferragosto (Chiara Bellini, melucciana, indicata come vice sindaco) hanno parlato di mancata partecipazione su piazza Malatesta. “Nell’elaborazione del piano strategico, che la mia amministrazione ha attuato, sono state coinvolte circa 20 mila persone. Non è partecipazione questa?”. La lingua batte dove il dente duole e anche più avanti il sindaco torna sul tema, anche se questa volta l’obiettivo polemico sembra essere il suo ex vice, Gloria Lisi, che ora corre da sindaco contro Jamil Sadegholvaad sostenuta dai grillini. “C’è un modo di parlare di partecipazione e di civismo che è la riproposizione del solito trasformismo italiano”.
L’uomo solo al comando è la prima critica. La seconda, che Gnassi affronta solo dopo la domanda del cronista, è la mancanza di parcheggi. È vero, - si osserva - ha trasformato la città, ma ha dimenticato questo ‘particolare’, vuole mandare tutti a piedi o in bicicletta. Gnassi come sempre la prende da lontano, cita Margherita Zoebeli per dire che solo gli uomini e le donne che hanno una visione sanno essere concreti e operativi. In tutte le cose ci vuole gradualità, progressione. Sempre Zoebeli invitava a non fermarsi alle prime apparenze. E secondo Gnassi è solo apparente che non ci siano i parcheggi. Rispetto al 2011, calcolando i posti auto di via Flori, via Clementini, via Tiberio e area stazione, i posti sono cresciuti di 352 unità. Nei prossimi mesi con Scarpetti, area ex Fox e Metropark se ne aggiungeranno altri 546. “Certo – chiosa il sindaco – uno deve smetterla con la pretesa di parcheggiano davanti al portone di Castel Sismondo”. E a mare? Anche lì risposte già date o in corso di realizzazione. “Si deve capire – è la conclusione del sindaco - che c’è un processo in atto”.
Gnassi snocciola temi e dati dei suoi 3653 giorni vissuti pericolosamente a Palazzo Garampi, dal 2011 con gli effetti ancora brucianti della crisi economica al 2021, in mezzo ad una pandemia altrettanti devastante. Aveva esordito con la bomba d’acqua che aveva allagato la città, rispondendo poi con il PSBO e la progressiva chiusura degli scarichi a mare. In questi dieci anni è stato dimezzato il debito comunale, sono stati realizzati investimenti per 500 milioni, una sorta di PRRR, cioè Piano riminese di resilienza e ripartenza, senza avere le risorse pronte. Ed ora arriva il PNRR con molti progetti pronti ad essere attuati, come quello del prolungamento del Metromare. Il sindaco riconosce che molte opere erano state avviate da altri e lui le ha portate a termine. Come il teatro, per esempio, dove ha dovuto fare i conti con il fallimento della ditta costruttrice, e tutto poteva finire lì. Gnassi è consapevole di cantarsela e suonarsela allo stesso tempo, del resto è il genere letterario (relazione di fine mandato) a portarlo su questi binari. Appare invece sincero quando afferma di essere contento per aver innescato in Rimini un nuovo sentimento di orgoglio, o quando accenna alle conseguenze pesanti sulla sfera personale del mestiere di sindaco, o ammette che dopo dieci anni il carattere (quello pessimo che gli è contestato) non è cambiato.
Dedica diverse battute (anche polemiche nei confronti dei ministri di destra e sinistra che si sono succeduti al Viminale) alle annose questione della sicurezza, dell’ordine pubblico (“che è competenza dello Stato, anche se poi i cittadini vengono dal sindaco”), della ex nuova questura di via Bassi. Annuncia che entro l’anno – lui non ci sarà più – partirà la progettazione esecutiva per la cittadella della sicurezza all’ex Caserma Giulio Cesare, l’obiettivo dell’amministrazione dopo che via Ugo Bassi era risultata impraticabile.
Un altro sassolino il sindaco se lo toglie a proposito di Romagna, sostenendo che se si vuole davvero l’unità dell’area si devono sostenere gli asset di un territorio e non moltiplicarli in ogni territorio (tipo aeroporto). Pollice verso anche sulla proposta di Confindustria Romagna sull’alta velocità.
Se qualcuno pensava che dopo ferragosto saremmo entrati già in epoca post-gnassiana deve ricredersi. Il sindaco annuncia che starà al suo posto fino all’ultimo secondo, “perché ho molti cantieri da seguire”. Abbiamo un umarell a Palazzo Garampi! E che svolgerà i suoi compiti “con onore e disciplina”. E dopo le elezioni? “Si vedrà”.
Elezioni Rimini. Raffaelli: se Ravaglioli si candida, sarà espulso dalla Lega
Alessando Ravaglioli, iscritto alla Lega dopo un passato in Forza Italia e Pdl, ha davvero intenzione di candidarsi a sindaco di Rimini in alternativa al bellariese Enzo Ceccarelli, candidato ufficiale del centrodestra? Sono giorni che l'ipotesi circola, ma il diretto interessato non parla, non conferma e non smentisce rimanda a forse mercoledì qualsiasi dichiarazione.
Parlano invece Elena Raffaelli, responsabile provinciale della Lega a Rimini, e Oscar Fabbri, responsabile comunale del Carroccio, con una dichiarazione molto dura. Ecco la loro nota:
“Apprendiamo dalla stampa questa ipotesi che aspetta ancora l’ufficializzazione del diretto interessato. Lo invitiamo a riflettere sul significato di questa sua decisione, che, se si concretizzasse, andrebbe a legittimare le pesanti perplessità rappresentate per settimane all’interno dell’area del centrodestra riminese su una sua eventuale candidatura. Perplessità basate sul modello della cosiddetta ‘opposizione compiacente’ che forse ha potuto funzionare in passato ma oggi no. I tempi, infatti, sono cambiati. A Rimini il centrodestra può vincere. Non è certo più il momento di fare ‘melina’, traendo soddisfazione dalla primazia nei banchi dell’opposizione, senza assumersi vere responsabilità per la città e guardandosi bene dal creare grossi problemi alla maggioranza di sinistra. Oggi al centrodestra e certamente alla Lega il piccolo cabotaggio sta stretto: abbiamo un progetto complessivo e vincente per Rimini e vogliamo poterlo mettere in pratica. Di qui la valutazione che fosse preferibile puntare su un candidato di grande esperienza fuori dai giochi cittadini, piuttosto che su un ‘usato’ ormai scaduto dal punto di vista amministrativo. Il Ravaglioli pensiero, che leggiamo sulla stampa, ci sta dando pienamente ragione. Sbertucciare le scelte dell’area di centrodestra, entrando in competizione esplicitamente contro il candidato dell’area in cui Ravaglioli afferma di riconoscersi, è una provocazione scomposta e poco meditata. Crediamo, infine, che per Ravaglioli sia chiuso anche il ‘capitolo Lega’, dopo la transumanza da FI e dal PDL. Siamo infatti propensi, spalleggiati da soci e militanti, a chiedere la sua espulsione dal Movimento non appena scatterà la decisione a candidarsi”.
Piccinini, capogruppo M5S in Regione: con l'accordo con Lisi si abbandona il campo progressista
Il senatore Gabriele Lanzi l'aveva espressamente inviatata a stare zitta, ma Silvia Piccinini, capogruppo M5S in consiglio regionale, è invece intervenuta per manifestare il suo dissenso.
Ecco la nota:
"Il fatto che a Rimini si sia compiuta una scelta che va nella direzione diametralmente opposta a quella fatta a Bologna per le prossime elezioni comunali è un aspetto che lascia piuttosto disorientati. L'appoggio alla candidatura di Gloria Lisi fa fare incredibilmente al M5S più di un passo verso destra e verso il campo liberale e moderato, abbandonando di fatto quello progressista indicato da Giuseppe Conte". È quanto sostiene Silvia Piccinini, capogruppo regionale del MoVimento 5 Stelle, commentando l'annuncio del sostengo ufficiale del M5S di Rimini alla candidatura a sindaco di Gloria Lisi. "Durante la conferenza stampa di oggi è stato ribadito come questa scelta pare sia stata certificata da Conte. Un aspetto che stupisce visto quanto giustamente dichiarato dallo stesso capo politico del MoVimento 5 Stelle una settimana fa a Bologna commentando l'accordo con il PD per la candidatura di Matteo Lepore - aggiunge Silvia Piccinini - Mi chiedo a questo punto se allo stesso Conte siano stati prospettati tutti gli scenari possibili per Rimini e non solo quelli già decisi a tavolino visto che oggi è stato detto che l'accordo con la Lisi risale a molti mesi fa. Tocca constatare ancora una volta che questa alleanza, come già detto, ha purtroppo tutto il sapore di un'intesa fondata su un sentimento di ripicca, che per tatticismi elettorali sposta il M5S a destra e manca di una visione comune per la città" conclude la capogruppo regionale M5S.
Cosa c'entra Gloria Lisi, la cattolica, con i grillini statalisti e laicisti? Un'alleanza anomala
Per celebrare il matrimonio politico fra Gloria Lisi, candidata sindaca, e il Movimento 5 Stelle sono scesi a Rimini due officianti speciali. Il primo è il sindaco di Cattolica Mariano Gennari, che ormai fa coppia fissa con il senatore Marco Croatti e viene esibito in ogni manifestazione riminese dei grillini. Del resto lui rappresenta uno dei casi di rottura fra Pd e 5 Stelle, quasi un’icona del corso politico che si è deciso di avviare a Rimini, dove si è consumata l’altra rottura, quella fra Lisi e Pd. Insomma, due rotture hanno prodotto un’alleanza. Gennari ha voluto rimarcare che in questi cinque anni lui ha collaborato con i colleghi sindaci Pd, mentre l’azione della sua giunta ha ricevuto solo critiche strumentali. Sempre dal Pd, par di capire.
L’altro officiante è invece arrivato da Sassuolo, ed è il senatore Gabriele Lanzi, presentato come uno dei “facilitatori” regionali, figura in verità scomparsa nel nuovo statuto dell’era Conte, ma coi grillini è sempre fatica capire come stanno le cose. A lui comunque spettava il compito di affermare che le decisioni di Rimini sono approvate dal nazionale e che il gruppo riminese avrà la disponibilità del nuovo simbolo del Movimento. Il senatore ha con forza precisato che “una volta che il percorso è stato validato da Roma, le critiche non hanno senso”. Ogni riferimento alla consigliera regionale Silvia Piccinini di Bologna è stato assolutamente non casuale. Se poi al senatore si fa notare come la scelta di appoggiare una candidata in rottura con il Pd, mentre a livello nazionale grillini e democratici cercano di costruire un’alleanza, non sia una scelta di gran garbo, lui risponde che a Roma il Pd va contro Virginia Raggi. Morale: “Nei territori ognuno fa come crede”. E così a Rimini i grillini, che nel 2016 non ebbero l’autorizzazione a presentare liste, hanno deciso di andare con Lisi.
Lei ha aperto la conferenza stampa senza spiegare su quale programma si è concluso l’accordo, ma producendo una serie di frasi ad effetto: “E’ finita l’era dell’io, comincia quella del noi”; “ridiamo valore alla democrazia, facciamo decidere i cittadini sulla loro città”; “mettiamo al centro le persone e le periferie”; ribaltiamo il concetto di politica che è una forma alta di carità e di servizio alle persone”; “non c’è welfare senza lavoro”; “la sicurezza va affrontata con la prevenzione”. Tutto qui? In verità Lisi promette che presto verrà prodotto “un amalgama fra i vari programmi”. Sottolinea che lei e i grillini nascono dalla stessa radice che è il civismo, cioè fare politica senza inseguire interessi personali o particolari.
Il senatore Croatti ricorda le partecipazioni di Lisi alle iniziative grilline, per sottolineare che la convergenza attuale ha una storia lunga. Aggiunge che il Movimento ha fatto ben tre comunicati stampa per chiedere che il candidato fosse un civico, senza mai avere risposta. “Non appena si è manifestata l’esistenza di una candidatura civica ci siamo incontrati e abbiamo riscontrato molti punti di accordo. Tutto il gruppo riminese ha approvato la scelta”.
Come nei grandi matrimoni di un tempo, il senatore Croatti ha chiesto a Lisi una sorta di prova d’amore: anche le sue liste, come quella grillina, devono autorizzare la commissione antimafia a verificare lo status dei candidati rispetto a mafia e dintorni. A Croatti sono luccicati gli occhi (ha proprio usato questa espressione) quando Lisi ha detto subito sì.
A questo punto la candidatura di Lisi sarà sostenuta da cinque liste sue (alle prime quattro se ne è aggiunta un’altra di stampo ecologista) e dal Movimento 5 Stelle. Il matrimonio ha generato anche fuori Rimini: a Cattolica Gennari sarà sostenuto da una lista cattolici-mondo dello sport propiziata da Lisi.
Il tema dei cattolici, appunto. Nella conferenza stampa sulla barca Lisi si era presentata come l’alfiere del mondo cattolico, come l’espressione della solidarietà e del volontariato sociale. Come si concilia questa identità con l’accordo con i grillini, che sempre hanno espresso una cultura e valori diversi, se non ostili, a quelli del mondo cattolico (giustizialismo, statalismo, laicismo)? Lisi appare sorpresa dalla domanda, fa capire che lei con i grillini si trova tanto bene. E spiega: “Quando si è profilata la possibilità di un accordo con i 5 stelle, nessuno dal mondo cattolico mi ha sollevato obiezioni. Semmai è emersa una perplessità sul fatto che loro ormai sono percepiti come un partito e quindi ci si chiedeva cosa c’entrano con un realtà civica”. Mentre il cronista pone la domanda, il senatore Croatti fa un balzo: “Ma io vado a messa tutte le domeniche!”. E l’altro senatore: “Chiedere che la Chiesa paghi l’Imu sugli immobili a uso commerciale, non significa essere contro il mondo cattolico”. E Lisi ancora: “Cattolico vuole dire universale, essere cattolici vuol dire essere inclusivi. Il Vangelo dice che saremo giudicati non se andiamo a messa, ma se non abbiamo risposto a chi aveva fame, sete, ecc”.
Ceccarelli: per guidare la macchina comunale di Rimini ho già preso la patente a Bellaria
Ceccarelli, allora l’ha fatto l’abbonamento al 4 per venire tutti i giorni da Bellaria a Rimini?
“Per fortuna che c’è questa linea. È un ottimo servizio ma spero, una volta sindaco di Rimini, di riuscire a migliorarlo”.
Enzo Ceccarelli, 63 anni, dal 2009 al 2019 sindaco di Bellaria Igea Marina, risponde così alle prime bordate polemiche giunte dagli avversari di centrosinistra. Lunedì sera era al Coconuts per festeggiare il compleanno di Lucio Paesani, un evento programmato da tempo che si è trasformato anche nella festa per il neo candidato sindaco. “Lucio mi ha ricordato che dodici anni fa ero stato nel suo locale a festeggiare la mia prima elezione a Bellaria”
Corsi e ricorsi storici. Ceccarelli partiamo da quello che sarà un argomento della campagna elettorale degli avversari: che c’azzecca un bellariese con Rimini?
“La mia candidatura è la naturale evoluzione di una disponibilità che avevo offerto dopo che ho concluso il mio mandato a Bellaria. Se posso essere utile per il centrodestra a Rimini sono pronto. Del resto Rimini la conosco bene, durante gli anni da sindaco l’ho frequentata spesso. Inoltre, incontrando la società civile riminese, i rappresentanti delle associazioni imprenditoriali, è emerso che non c’è alcun problema. Un imprenditore, replicando ad un collega che aveva sollevato il problema dell’anagrafe, ha risposto: ma tu nella tua azienda, prima di assumere una persona, guardi se è di Rimini o se è bravo a lavorare? Ecco, scegliendo me è stata scelta una persona che ha la competenza per far funzionare al meglio la macchina comunale”.
Sì, però a Bellaria guidava una Cinquecento, qui troverà una grossa cilindrata. Non è la stessa cosa, non crede?
“In ogni caso è certo che ho preso la patente. Poi sta a me usarla prendendo progressivamente confidenza con la macchina che mi ritrovo a guidare. Ripeto: conosco Rimini, conosco questo territorio, conosco il mondo e i problemi del turismo. La mia ambizione è dare il mio contributo perché Rimini torni ad essere un punto di riferimento di eccellenza in Italia e in Europa”.
Come valuta l’azione del sindaco Gnassi alla cui poltrona lei ambisce?
“Conosco bene Gnassi, ci siamo incontrati tante volte. Mi pare che siano state realizzate tante cose positive, mentre altre restano ancora da fare. Certamente l’emergenza Covid negli ultimi due anni ha portato a un rallentamento. Nei prossimi anni sarà necessario coinvolgere di più la città sui progetti da realizzare. Il mio metodo è condividere, ascoltare e poi decidere. Se agli investimenti promossi dal Comune non corrisponde una riqualificazione globale della città, il progetto dell’amministrazione rimane zoppo. Quindi occorre coinvolgere i cittadini”.
Per raggiungere un accordo sulla sua candidatura ci sono volute settimane. Non teme che i partiti accodatisi all’ultimo momento possano conservare qualche riserva mentale nel sostegno alla sua candidatura?
“C’è stata una discussione che in questa fase era del tutto legittima. Del resto tutti partiti, grandi e piccoli, anche a livello nazionale, sono in fibrillazione, stanno cercando un nuovo ruolo, altrimenti non sarebbe nato un governo come l’attuale. Sono convinto che adesso tutti insieme marceremo verso l’obiettivo. E a tutti raccomando di non promettere ciò che poi non si è in grado di mantenere. Non dobbiamo alimentare illusioni. L’ho detto ai partiti e alle attuali liste civiche, lo dirò alle nuove liste civiche che certamente si aggiungeranno”.
Parliamo allora del programma: quali sono le due o tre grandi questioni che Rimini deve affrontare?
“Su questo non rispondo. Il programma dobbiamo costruirlo insieme alla coalizione. Già alcuni mi hanno fatto avere del materiale, faremo una sintesi e poi lo presenteremo alla città”.
Ma dopo dieci anni di sindaco a Bellaria, chi gliel’ha fatto fare di venire a combattere a Rimini?
“Sto molto bene, mi sono rilassato, rigenerato. Sì, è vero potrei riposarmi ulteriormente. Ma mi piace la richiesta che mi è stata fatta: contribuire al rilancio e allo sviluppo di Rimini, non solo come singola città, ma come riferimento forte per tutta l’area e per la Romagna. La Romagna ha bisogno di una Rimini che torni ad essere un’eccellenza.”
Guardi che Rimini è una città complicata, non la spaventa entrare in tale groviglio?
“Mi preoccupa ma non mi spaventa. Conosco bene i protagonisti di questa realtà complicata, anche per averli avuti come antagonisti nella mia esperienza politica. Ho visto che importanti personaggi si sono spesi per dire che io, bellariese, non ero adatto per Rimini. Ma niente è più scontato. Non è stato scontato dodici anni fa che io riuscissi a mettere insieme tutte le forze del centrodestra e portarle alla vittoria, non era scontato che la sinistra potesse perdere. Invece, partendo da Bellaria abbiamo dimostrato che l’acqua dai rubinetti esce anche se non governa più la sinistra. A Rimini vinceremo la stessa sfida”.
Cosa ha sbloccato all’ultimo momento la sua candidatura?
“Francamente non lo so. Non partecipo alla vita di nessun partito (sono stato iscritto solo un anno al Pdl), sono semplicemente un uomo di centrodestra. Vorrei ringraziare pubblicamente Jacopo Morrone ed Elena Raffaelli per come si sono comportati con me. Sono sempre stati puntuali, rispettosi degli impegni presi. Morrone è accusato di essere estraneo al territorio, invece lo conosce molto bene e lo ascolta. Adesso tutti insieme, partiti e liste civiche, ci impegneremo perché Rimini possa compiere quel salto di qualità che merita”.
Lisi: stretto l'accordo con M5S. Cinque i candidati sindaci per le elezioni di ottobre
Con la decisione del centrodestra di candidare l’ex sindaco di Bellaria Enzo Ceccarelli, si completa il quadro degli aspiranti sindaci di Rimini. Salvo sorprese dell’ultima ora, i riminesi troveranno sulla scheda elettorale cinque nomi: Mario Erbetta, di Rinascita Civica, il primo a scendere in campo mesi fa; Matteo Angelini, esponente del movimento no-vax; Jamil Sadegholvaad, Pd, per il centrosinistra; Gloria Lisi, l’ex vice sindaco di Gnassi, e appunto Enzo Ceccarelli, proposto dalla Lega ed infine accettato da tutta la coalizione dopo settimane di sfibranti trattative.
Con un quadro così frammentato, specialmente nell’area di centrosinistra (dove insistono le due candidature di Sadegholvaad e Lisi), il ricorso al turno di ballottaggio è quasi scontato: dunque si voterà il 3 e 4 ottobre e poi si dovrebbe tornare alle urne il 17 per scegliere fra i due con i migliori posizionamenti. Se è completato il quadro dei candidati sindaci, non altrettanto si può dire delle coalizioni. Domani, mercoledì, si terrà la presentazione di quella di centrosinistra e dunque l’assetto a quel punto dovrà essere definito. Ad oggi c’è ancora un’incognita: come si presenteranno i piccoli partiti dell’area centrista: Azione, Italia Viva, +Europa, Volt? Faranno una lista unica (probabile) oppure inseriranno loro candidati in una delle liste civiche? “Il nodo ancora deve essere sciolto – conferma Roberto Biondi, di Azione – Siamo una realtà piccola e sotto Ferragosto non è facile mettere insieme 32 persone che abbiano un profilo qualificato”. Azione e Italia Viva erano potenzialmente attratti anche da Gloria Lisi, ma l’eventuale presenza dei 5 Stelle è una ragione di incompatibilità.
Domani probabilmente si saprà anche se è confermata la presenza di una lista “Gnassi per Jamil”, con o senza l’attuale sindaco come candidato.
Sono definite le liste del centrodestra: Lega, Fratelli d’Italia, Forza Italia con tutti i partitini della galassia centrista, Noi amiamo Rimini (Paesani) e la lista di Davide Frisoni. È invece ancora aperto il cantiere delle liste che dovranno sostenere la candidatura di Gloria Lisi. L’obiettivo è presentarsi al giudizio degli elettori con quattro liste: una generale, espressione del candidato sindaco; una seconda lista che fa riferimento al mondo delle imprese; sport e benessere l’area della terza lista, ed infine una lista di giovani. Nel quartier generale di Gloria Lisi, in piazzale Battisti, stanno lavorando a trovare candidati di qualità – informa lo spin doctor Natale Arcuri – e nello stesso tempo sono in attesa delle decisioni del Movimento 5 Stelle. I due parlamentari locali Croatti e Sarti sono favorevoli all’accordo con Lisi, ma l’ultima parola non spetta a loro, bensì al neo eletto presidente Giuseppe Conte. Prima o poi farà sapere qualcosa, anche se notoriamente non è uomo dalle decisioni rapide. Fra i grillini, inoltre, non tutti vogliono allearsi con Lisi ma spingono per un accordo con Sadegholvaad.
La questione è delicata, un eventuale accordo fra pentastellati e Lisi, contro il candidato ufficiale del Pd, provocherebbe inevitabili frizioni a livello nazionale. Non dovesse andare in porto l’alleanza con Lisi, appare improbabile che gli stessi (Croatti e Sarti) si presentino poi da Sadegholvaad. È più probabile che a quel punto corrano da soli o facciano come nel 2016, cioè rimangano a casa.
AGGIORNAMENTO
Con un post pubblicato alla mezzanotte di martedì Gloria Lisi ha annunciato l'accordo con i 5 Stelle. La conferenza stampa si terrà domani giovedì nella sede del suo comitato elettorale. Accompagna il post una foto di Lisi a piedi nudi sulla spiaggia insieme a Marco Croatti e al sindaco di Cattolica Mariano Gennari.