Una festa. Una festa della fede. Questo sono stati i funerali di Vittorio Tadei, celebrati oggi pomeriggio nel duomo di Rimini. Ed era in quel modo che l’imprenditore, che aveva Dio come socio di maggioranza, pensava al suo addio, come ha ricordato la figlia Cristiana. È accaduto quel che il poeta Paul Claudel scrisse nell’Annuncio a Maria: “La pace, chi la conosce, sa che la gioia e il dolore in parti uguali la compongono.” Gioia e dolore si sono spontaneamente abbracciati, fino al punto che all’uscita del feretro dal duomo non è apparso strano che tutti abbiano intonato Romagna mia, la canzone in cima alla sua personalissima top ten di romagnolo verace.
Vittorio Tadei non aveva paura della morte: lo aveva confidato al vescovo Lambiasi, come lo stesso presule ha scritto nel messaggio letto all’inizio della celebrazione.
Il Tempio Malatestiano era stracolmo di gente, duemila persone, forse di più. Chiunque aveva incontrato la straripante umanità di Vittorio, non ha voluto mancare all’ultimo saluto. A nome di tutti, don Claudio Parma, all’inizio dell’omelia, ha espresso un enorme grazie a quell’uomo che, prima di esser stato un bravo imprenditore, è stato un grande educatore. Un’omelia tutta centrata sulle frasi dei salmi che Vittorio aveva sottolineato nel suo Libretto delle Ore. E le sottolineature andavano soprattutto sotto i versi che celebravano la misericordia di Dio. Don Parma ha ricordato che nella sua stanza aveva un grande poster con il salmo 50, quello con cui Davide chiede persone del suo grande peccato. Pietà di me, o Dio, nel tuo amore; nella tua grande misericordia cancella la mia iniquità. Un salmo che amava recitare insieme a chi lo andava a trovare.
Da questa invocazione della misericordia di Dio è stata segnata l’umanità di Vittorio, lì è l’origine dell’oceano di bene che in questi giorni tanti hanno testimoniato. Don Parma ha ricordato anche gli ultimi mesi di grande sofferenza, che offriva a Dio per il bene dei giovani. “Beato l’uomo che confida nel Signore”, la frase stampata sul ricordino.
Prima della benedizione finale sono intervenute anche le figlie Cristiana ed Emma. Il babbo – ha sottolineato Cristiana – è stato un padre anche per chi non porta il nostro cognome. Ha saputo generare all’umanità. Ha creato un’impresa e tante opere di bene perché ha saputo generare uomini e donne. Emma ha invece voluto ringraziare tutti e in particolare alcuni amici che sono stati particolarmente vicini a Vittorio.
All’uscita dal duomo l’ultimo fragoroso applauso.