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Rimini, che accadrebbe con i due Consultellum

Giovedì, 26 Gennaio 2017

Cosa potrebbe succedere a Rimini se si andrà al voto per il nuovo Parlamento nazionale con i due “Consultellum”, cioè con le leggi elettorali uscite modificate dalla sentenza della Corte Costituzionale sul Porcellum (Senato) e sull’Italicum (Camera dei Deputati)?

La prima impressione è che il territorio della Provincia di Rimini corra il concreto rischio di restare senza un’adeguata rappresentanza parlamentare.

Vediamo di capire perché. Secondo ciò che resta in piedi dell’Italicum l’Emilia Romagna elegge 45 deputati. Il territorio regionale è diviso in sette collegi e Rimini rientra nel collegio che comprende il territorio delle province di Forlì-Cesena e, appunto, di quella di Rimini. Questo collegio può eleggere 6,4 deputati: vuole dire che ne elegge sicuramente sei, ma potrebbe esserci la possibilità del settimo sulla base della distribuzione di seggi (resti) nel collegio nazionale.

Le elezioni del 2013, quando il Pd usufruì del premio di maggioranza del Porcellum, avevano visto eleggere a Rimini due deputati del Pd (Tiziano Arlotti ed Emma Petitti) ed uno del Movimento 5 Stelle (Giulia Sarti); a Forlì sempre due deputati del Pd ed uno della Lega.

Se si votasse con il Consultellum e rimanessero sostanzialmente inalterati i rapporti di forza fotografati dalle attuali tendenze elettorali e dai sondaggi, nel nuovo collegio Rimini-Forlì-Cesena potrebbero uscire 2 deputati del Pd, due del Movimento 5 Stelle, 1 della Lega e 1 di Forza Italia.

Si diceva del rischio di mancata rappresentanza. Dalla Corte Costituzionale è passato indenne il meccanismo dei capilista bloccati. Sulla carta appare difficile che nel Pd l’ambito posto possa toccare a Tiziano Arlotti, anche se è posizionato fra i renziani. Se il posto di capolista è una chimera, per il secondo seggio entrano in gioco le preferenze: bisognerà vedere chi avrà la meglio fra i candidati forlivesi-cesenati e quelli riminesi (se ne possono dare due, maschio e femmina). La storia dice che a Rimini gli elettori del Pd usano meno lo strumento della preferenza. Una variante potrebbe essere il ruolo del sindaco Andrea Gnassi: dovesse candidarsi, potrebbe legittimamente rivendicare il ruolo di capolista sulla scorta del successo elettorale alle amministrative; non dovesse candidarsi potrebbe comunque esercitare il proprio peso per rivendicare un parlamentare sicuro per Rimini.

Le candidature fra i 5 Stelle seguono sempre logiche imprevedibili, quindi difficile capire chi potrà essere il loro capolista. Ai nastri di partenze Giulia Sarti non appare sufficientemente forte per aspirare a tale posto. Quindi se il seggio sicuro andrà a un non riminese (molto probabile dopo il pasticcio alle amministrative), bisognerà vedere se un secondo seggio verrà fuori con le preferenze. Per Lega e Forza Italia invece non ci sono dubbi: verrà eletto solo il capolista ed è escluso che sia un riminese (nella Lega a Forlì c’è il segretario Jacopo Morrone che scalpita). A meno che tutto il centrodestra storico (Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia) non converga in un listone per essere competitivo e aspirare al 40 per cento. In questo caso, al momento improbabile, entreranno in ballo gli accordi nazionali.

C’è un’incognita. Certamente Area Popolare presenterà una sua lista che, se a livello nazionale supererà il 3 per cento dei voti, parteciperà alla distribuzione dei seggi. Rimini è uno dei territori dove il partito di Alfano (e di Pizzolante) prende una percentuale superiore alla media nazionale. Quindi potrebbe accadere che quello di Rimini possa rientrare fra i pochi seggi che Area Popolare riuscirà a conquistare.

Le stesse considerazioni valgono analogamente per il Senato, dove però c’è un collegio unico regionale, una soglia di sbarramento dell’8 per cento e una sola preferenza. Sempre stando alle ultime tendenze elettorale e ai sondaggi, il Pd potrebbe eleggere 9/10 senatori, il Movimento 5 Stelle 9/10 , la Lega 2/3 e Forza Italia 1 o 2. Qui non ci sono i capilista bloccati, quindi entrerrà in Senato chi riuscirà a raccogliere il maggior numero di preferenze. Ciò costringerà i partiti, se vogliono garantirsi una rappresentanza territoriale, a mettere in campo candidature forti, votabili anche al fuori del ristretto territorio provinciale. Una partita tutta da giocare. 

Ragionamenti e stime che valgono se si andrà al voto con i due Consultellum. Se il Parlamento apporterà modifiche, tutto il discorso sarà da aggiornare.


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Rimini by @lisaram, foto vincitrice del 15 febbraio

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