A giudicare da quanto si legge sui giornali, non sembra che a Rimini succeda molto; e dopo le elezioni amministrative, che una piccola scossa l’avevano comunque data, sembra che la città sia entrata in una sorta di sospensione o, meglio, di attesa, anche un po’ ansiosa.
Perché se è vero che il primo mandato di Andrea Gnassi era iniziato con visioni e rimandi improbabili e si è concluso con l’avvio di tanti cantieri, adesso tutti ne aspettano non solo la chiusura ma di vedere gli effetti che potranno effettivamente avere sulla città o meno. Rimini sospesa, dunque, o, come si dice, “in mezzo al guado”.
L’esemplificazione massima di questo sentimento di sospensione è il ritardo (o le difficoltà, come volete) in cui galleggia in questo momento il Parco del Mare. Ne abbiamo parlato di recente (...) e confidiamo in quanto ci è stato detto; per adesso possiamo solo aspettare.
Ma non ci sono solo i cantieri ‘comunali’.
Simbolo di questa sorta di sospensione sono anche due ‘istituzioni’ di primo piano della città. Uno è l’aeroporto Fellini, bloccato dal ritardo del decreto interministeriale che ne conceda la ‘gestione totale’ ad Airiminum, ritardo che, in buona sostanza, impedisce una pianificazione strategica degli investimenti; l’altro è la Cassa di Risparmio di Rimini, sulla cui sorte si continuano a indicare volta a volta attori e scenari diversi, ma che in realtà non potrà prescindere nelle proprie scelte dalle indicazioni della Banca d’Italia relative all’ultima ispezione e che invece non sono ancora arrivate. A queste si aggiunga l’attesa ormai cronica del comparto produttivo che, come lamenta il presidente Maggioli, continua a invocare lo sblocco delle aree per gli investimenti produttivi.
Tra coloro che dovrebbero governare questo momento delicato, i partiti sono probabilmente il fattore meno rilevante della vita cittadina; con il Pd che, dopo cinque anni di cura Gnassi, sembra praticamente non esistere come soggetto reale e vitale sul territorio e le opposizioni che non sembrano essere in grado di proporre una immagine alternativa a quella dell’Amministrazione e di diventare un polo di riferimento per la società civile.
Lo stesso sindaco sembra un po’ in sospeso come la ‘sua’ città; un’impressione sicuramente figlia di un cambiamento nella sua strategia comunicativa, ma anche del clima che si respira. A questo si aggiungano potenzialità e incertezze del suo status politico, in bilico tra il restare un affermato giovane sindaco (quello che il Partito una volta chiamava ‘risorse’) e una carriera nazionale.
Certo, questo sentimento di ‘sospensione’ potrebbe essere considerato un sentimento naturale in una fase di costruzione e dunque di passaggio, ma rimane vero che la Rimini del futuro non c’è ancora. Rispetto al passato si è smesso di giocare con le parole e con le suggestioni evocate da altre città nel mondo o da progetti futuribili, ma ancora una nuova immagine di Rimini non si è concretizzata e non è spendibile.
Per fare un passo decisivo verso il futuro della città – mentre si aspetta la fine dei lavori in corso – occorre intanto che si trovi un metodo reale ed efficace di collaborazione tra il pubblico e il privato, tra l’Amministrazione e la società civile.
Possiamo trovare un 'modello' della difficoltà a muoversi in questa direzione nelle iniziative legate al mondo giovanile e della notte. Queste possono avere un loro effetto di comunicazione e una loro attrattiva immediata, ma all’impegno profuso dall’Amministrazione (cioè i soldi dei cittadini), legittimo come abbrivio di un processo imprenditoriale privato, non sembra seguire un impegno altrettanto convinto degli operatori della notte o del divertimento. Peraltro gli imprenditori invece lamentano un ‘allargamento’ indebito del Comune, che supererebbe il proprio ruolo di regolatore e facilitatore diventando esso stesso soggetto diretto sulla scena economica.
Lo stesso sindaco Gnassi, invocando l’aiuto dei privati, non può non avere presente queste incertezze e che, per avviare quella collaborazione che anche lui auspica, deve essere portato a maturazione un qualche metodo condiviso.
E bisogna farlo con una certa fretta. Infatti, come accade pur in modo più marcato a Riccione, si potrebbe dire che Rimini, mentre aspetta la conclusione delle opere avviate e di mostrare il suo nuovo volto, si stia giocando gli ultimi resti della propria immagine gloriosa; e se turisti e visitatori ne sono ancora attratti per qualche evento che funziona e per il brand che era nel secolo scorso (o forse solo per i prezzi), tutto questo non potrà durare ancora per molto.
(rg)