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1. Museo Fellini, Fabbri:"Purchè ci sia spazio per la ricerca"

Giovedì, 25 Gennaio 2018

Entro il 28 febbraio dovranno pervenire al Comune di Rimini le proposte e le offerte per l’allestimento del Museo Fellini che si dipanerà fra Il palazzo del Cinema Fulgor, Castel Sismondo l’esterno di piazza Malatesta e spazi limitrofi. La base d’asta del bando è di 367 mila euro, Iva esclusa, le offerte dovranno essere al ribasso ma nella valutazione la parte economica conterà per il 10 per cento, mentre la parte tecnica peserà per il 90 per cento.

Spulciando la relazione tecnica che accompagna il bando, è possibile capire come l’amministrazione ha pensato il Museo.

Si parte dalla premessa che “Temi come la memoria, la magia, il desiderio erotico, spesso declinato nei registri del comico e del grottesco, la creazione artistica, lo spettacolo in tutte le sue varianti (dal circo al varietà al cinema stesso), il gioco, il sogno e l’inconscio costituiscono infatti alcune grandi coordinate di senso intorno a cui ruota il cinema di Fellini e che il museo dovrà sviluppare per costruire un grande catalogo di immagini felliniane”.

Ed ecco l’articolazione degli spazi. “I primi due piani del Fulgor dovranno sviluppare e reinterpretare il rapporto tra la terra d’origine e l'intera opera di Fellini, in un gioco di rimandi tra realtà e immaginazione, ricordi e sogni, storia ed espressione artistica”.

“Il terzo piano dovrà essere concepito come un loft living space: uno spazio informale nelle modalità di fruizione e libero nell’elaborazione dei contenuti; uno spazio aperto alla ricerca di nuove soluzioni per esplorare e reinterpretare l’immaginario felliniano”.

Arriviamo a Castel Sismondo: “Nelle sale del Mastio, trasformate in scenografie espositive, saranno ricostruiti gli ambienti dei film di Fellini con materiali di scena, installazioni multisensoriali e tecniche di riproduzione digitale così che il visitatore potrà attraversare e vivere il set, immergendosi, ad esempio, nella fontana di Trevi con Anita Ekberg, perdendosi nella nebbia di Amarcord, passeggiando tra i costumi di Roma e del Casanova o sfogliando, riprodotte in 3D, le pagine del Libro dei sogni”.

“Le 5 sale dell’Ala di Isotta dovranno invece godere della massima flessibilità dal punto di vista allestitivo, impiantistico e illuminotecnico, così da essere dedicate a ospitare mostre temporanee, che possono ispirarsi, oltre che alla stretta iconografia del cinema di Fellini, ai principi generali di funzionamento dei suoi film: il meccanismo della sfilata, ad esempio, così ricorrente nella costruzione di molte sequenze del regista riminese”.

Ed infine il CircAmarcord. “In questo spazio outdoor, che dovrà sviluppare la dimensione più propriamente fellinesca del Museo Fellini, il visitatore sperimenterà gli aspetti più ludici, bizzarri e freak del cinema del regista.

A partire dal luogo esatto dove il piccolo Federico scoprì la magia del circo, come Fellini racconterà ne I clowns, sorgerà un grande parco dell’immaginario visionario e cinematografico felliniano. CircAmarcord sarà una giostra di allestimenti circensi e installazioni interattive che prenderà ispirazione dai luoghi, dalle situazioni, dai personaggi e dai temi più tipici e popolari dell'opera del genio riminese, in grado di coinvolgere e trasportare persone di ogni età e cultura”.

La relazione è completata dall’elenco dei materiali felliniani in possesso del Comune, che potete leggere nell’articolo a fianco.

“Il problema è il solito, – commenta il professor Paolo Fabbri, che per alcuni anni è stato direttore della defunta Fondazione Fellini – si fanno i contenitori e poi c’è il problema di sviluppare i contenuti. Innanzitutto noto che lo si vuole chiamare Museo Internazionale, ma non viene specificato in cosa consiste questa internazionalizzazione. Con la Fondazione avevamo allestito un sito, www.federicofelllini.it, che era in cinque lingue e che ora è sospeso in un limbo, senza nuovi apporti. Se si vuole fare un Museo internazionale, quello delle lingue è un problema da affrontare. Il Museo certamente è impostato per far venire gente a Rimini, per alimentare il turismo. È in sostanza un progetto turistico, e questo può andare bene, sono riminese, so di cosa si nutre la città. Ma non basta”.

E che altro ci vorrebbe?

“Il Museo deve essere anche un luogo di ricerca. Questa è una funzione importante che non può mancare. Il Museo deve essere pensato con spazi dove la ricerca possa essere organizzata con strutture e persone adeguate, all’altezza del compito. Non ho ben capito, leggendo la relazione, cosa si voglia fare nel terzo piano del Fulgor. Penso che il terzo piano, che un tempo doveva essere destinato alla Fondazione, possa essere molto adatto per ospitare la ricerca. Che, ripeto, non può mancare”.

Nei contenuti si accenna anche ad una certa idea di Fellini. La trova corrispondente all’intera statura del personaggio?

“C’è un’insistenza su Fellini come uomo del circo, del clown, della magia, siamo sempre nell’ambito del progetto turistico. Storicamente i Musei nascono come luoghi di conservazione, adesso c’è l’idea che debbano essere luoghi di promozione. Va bene, facciano anche un festival della magia al Museo Fellini, purché sia anche un luogo di ricerca. E siano coinvolti grandi ricercatori di calibro internazionale. In qualche passaggio si accenna appena al nome di Tonino Guerra. Soprattutto per una parte della produzione felliniana, l’apporto di Guerra è determinante. Non ho ben capito come lo si voglia valorizzare”.

Con il materiale a disposizione del Comune, è possibile allestire un buon Museo?

“Il nostro Leon battista Alberti diceva che è inutile aggiungere foglie d’ore nei quadri, basta un po’ di giallo. Il cinema di Fellini è stato fatto così: l’acqua di Venezia del Casanova era resa con la plastica, il Rex lo ha proiettato su un muro di Cinecittà, lo stesso uccello meccanico è poca cosa. I “feticci” del cinema felliniano sono di materiale povero, lui non era come Visconti che utilizzava solo cose originali. Quindi, con la povertà di materiali, bisognerà lavorare soprattutto con le immagini, con contenuti multimediali. Certo, bisognerà fare una nuova edizione del Libro dei sogni, l’attuale è molto approssimativa. È necessario un serio lavoro critico che porti a una nuova pubblicazione. Bisogna inoltre tener presente che c’è un’enorme quantità di materiale cinematografico, televisivo e di stampa che ha accompagnato il lavoro di Fellini negli anni. Parte è a disposizione del Comune, ma è solo quello italiano. E tutto il materiale estero? In Francia, per esempio, c’è moltissimo. Il patrimonio andrebbe implementato, in questo e in altri campi. Per esempio, i materiali in possesso della nipote saranno acquisiti e utilizzati?”


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