A proposito dell’articolo del 23 gennaio, Il corpo non ci porterà al seggio, qualche amico mi ha tacciato di irresponsabilità. Io credo invece che dire quanto sta accadendo nel nostro Paese sia molto utile all’esercizio critico. Intanto suggerisce domande e mette in ricerca, a differenza di chi ripete risposte generiche sempre buone per tutte le situazioni. Il non voto era qualunquista nel dopoguerra e indifferenza negli anni ’80. Oggi, come ho scritto, è rivolta, e gli va riconosciuta la dignità di una espressione di resistenza all’oltraggio. Tuttavia io voterò. Forse. Non so ancora chi. Ma lasciatemi ancora capire.
L’astensionismo delle imminenti elezioni dimostra che il sistema democratico è gravemente malato. E non è più in grado di rappresentare l’azione politica. Chi governerà con il 50% del 50% dei votanti della nazione non amministra più una democrazia ma una “anoressia”. Un cittadino che ha perso l’appetito per la responsabilità sociale, tutto ripiegato sui social a mostrare l’ultimo acquisto o consumazione.
L’anoressia politica trova manforte nel socialismo reale - non quello morale di cui ci sarebbe tanto bisogno – : l’avanzamento sistematico della macchina burocratica amministrativa, fatta di regole e di procedure tecniche, che occupa tutti gli spazi delle relazioni sociali delegittimandole. Nel socialismo reale l’uomo diventa “un pubblico ufficiale” e il suo esercizio una “pubblica funzione”. E non si troverà mai nessuno che sia responsabile di qualcosa. Soprattutto nessuno avrà possibilità di capire cosa stia succedendo.
Tanto per fare un esempio, nessuno sa che introducendo nella scuola l’obbligo dell’alternanza, Renzi ha mandato gli insegnanti a spasso per i corridoi per ben 140 milioni di euro all’anno, sottraendoli alle famiglie pur di raccontare che l’ha cambiata! Avete sentito qualcuno lamentarsi? “Stai zitto” mi ha detto un collega, “non ti lamenterai mica che ci fanno lavorare di meno? Per quello che ci pagano!” A uno che ragiona così gli toglierei anche la congrua! Tuttavia la cosa più buona degli ultimi trent’anni l’aveva fatta Renzi: abolire il Senato. Avete visto che alzata di scudi?
L’anoressia sociale nasce quando il delegato ha cessato di ricevere dall’elettore la facoltà di rappresentarne l’idea e l’esperienza di bene comune vive nel popolo. Dopo il crollo delle ideologie si pensa, a torto, che la dimensione politica sia pertinenza dei tecnici, i soli in grado di escogitare le migliori teorie per ordinare l’universo mondo. Da loro ci si aspetta tutto. Come gli schiavi dal Faraone. Il popolo non ha nulla da dire, si dice, perché il mondo è diventato così complesso che come minimo per capirlo occorrono una laurea, un master e un’ intera vita dedicata alla “scranna”. Economia, sanità, scuola, rifiuti, pensioni, lavoro, relazioni cessano di essere variabili di senso discusse nella società e diventano algoritmi di cervelli disconnessi dalla realtà e al soldo della finanza. La società viene spinta nel corner, impigrita e surrogata da progetti e commissioni. Si consuma così il peggior genocidio dei corpi intermedi: famiglia, quartiere, comunità educante e assistente, organismi di cooperazione, circoli, ... proprio quel mondo al quale spetterebbe per natura il protagonismo dell’azione politica. Per di più hanno fatto bere al popolo l’olio di ricino di leggi che ne hanno illanguidito il sangue, riducendolo ad una insignificanza demografica. E ora manca chi lavora per mantenere le pensioni! Tranne per quelli che godono il meritato vitalizio.
Lo specialista e il politico di professione hanno invaso la società sottraendole lo spazio che le spetta. Come direbbe Hanna Arendt, quello dell’opera in cui l’individuo si realizza, e dell’azione, dove le relazioni umane intrecciano identità collettive e solidali. Il vampirismo partitico ha succhiato il sangue del corpo sociale che si ritira nell’anoressia privata. Come uscirne?
Che bello e vero lo slogan che tutti oggi abbiamo dimenticato: “Più società meno stato”! Mi domando come mai tutti, dico tutti, abbiano abbassato la guardia su questo che dovrebbe essere il programma del nuovo millennio, non appena il canto del cigno di quello concluso. Da questa dimenticanza - colpevole? - nasce la confusione anche della parte più viva del mondo imprenditoriale e culturale dell’Italia alle prossime elezioni. Anche cattolico. Tiriamolo fuori di nuovo, ce n’è bisogno perdio!
Alfiero Mariotti