Nella vicenda di Giulia Sarti, candidata Movimento 5 Stelle autosospesa, così come in quella degli altri candidati espulsi per l’affare dei rimborsi o perché in odore di massoneria, c’è un aspetto – vogliamo chiamarlo tragicomico? – che non viene mai sottolineato con adeguata forza.
La sua autosospensione è un semplice dovuto omaggio alle regole dei 5 Stelle e probabilmente anche una mossa compiacente per ottenere l’assoluzione dai giudici interni del Movimento. Nella sostanza nulla cambia, lei resta candidata, il suo nome resta sulla scheda, e se i consensi pentastellati saranno gli stessi annunciati dai sondaggi, lei ritornerà in Parlamento. Sarà un esemplare caso di studio per chi vorrà dilettarsi a capire quanto nel voto grillino contano le persone o conta invece il richiamo di un simbolo di protesta.
Il tragicomico arriverà dopo il 4 marzo. Giulia Sarti ha solennemente dichiarato che se sarà espulsa dal Movimento e sarà comunque eletta, lei non accetterà mai di iscriversi al gruppo misto e si dimetterà dalla Camera dei Deputati.
Facile a dirlo, quasi impossibile a farlo. Non è che un deputato si può dimettere con una firma e tutto finisce lì. No, le dimissioni devono essere accettate dall’Assemblea. Significa che se la nuova Camera dei Deputati dice no, lei resta parlamentare suo malgrado, come a sua insaputa non ha versato tutti i bonifici dovuti al Fondo per il microcredito. Che l’impresa non sia facile, lo sa bene il senatore Giuseppe Vacciano, espulso dal Movimento, che si è visto respingere le dimissioni per ben cinque volte. È tornato a casa solo dopo che sono state indette le elezioni del 4 marzo, anzi resterà in carica finché non saranno proclamati i nuovi eletti.
È quindi propaganda a buon mercato quella di Luigi Di Maio che assicura che i reprobi saranno cacciati dal Parlamento. Al massimo sono cacciati dal suo movimento politico, in questo caso basta un click.
Appare davvero improbabile che all’indomani di questa campagna elettorale, i parlamentari di centrodestra e di centrosinistra votino le dimissioni degli espulsi da Di Maio. Primo, perché qualche deputato o senatore “responsabile”, utile a far nascere un governo, non lo si manda a casa. Non a caso Berlusconi ha già fatto le sue avances. Secondo, perché al loro posto subentrerebbero probabilmente grillini fedeli alla linea, rendendo più difficile accordi di governo. Può dispiacere, ma la politica ha certe regole non scritte che contano, anche se ufficialmente si dichiara il contrario. Solo il moralismo delle anime belle non riesce (o non vuole) vederle.
Quindi Giulia Sarti si rassegni, se lo vorranno gli elettori, a tornare a fare la deputata suo malgrado. Sostengono i suoi critici che non sia un impegno tanto faticoso.