Metti un pomeriggio al Palacongressi di Rimini con studenti, genitori e insegnanti delle scuole Karis, il disegnatore Gabriele Dell’Otto, famoso per i supereroi, e un insegnante affabulatore come Franco Nembrini, e l’esito è un evento straordinario che ha coinvolto circa duemila persone. È stato il primo Happening Karis, voluto, come ha spiegato il direttore scolastico Paolo Valentini, “per far incontrare la città con l’esperienza educativa delle scuole”. Un’uscita dalle mura delle aule per proporre in un altro contesto le numerose avventure che alunni e studenti compio ogni giorno per “scoprire tesori”, come recita un fortunato slogan di queste scuole paritarie riminesi.
Se fin dall’apertura le famiglie hanno visitato numerose le mostre e osservato con curiosità e interesse i laboratori didattici, se i giovani hanno subito preso d’assalto Gabriele Dell’Otto per fargli firmare le cartoline con le riproduzioni delle sue tavole sulla Divina Commedia, il momento centrale da tutti atteso era il dialogo sull’educazione, seguendo un maestro, cioè Dante, fra l’insegnante Franco Nembrini e il disegnatore Dell’Otto.
Nembrini da alcuni anni tiene con successo ai pubblici più disparati, dagli studenti alle casalinghe, fino alle composite platee televisive, incontri in cui legge e commenta i versi della Divina Commedia. Non è uno specialista, non è un accademico, è un appassionato capace di aggregare intorno al proprio interesse e di far capire come l’itinerario poetico di Dante abbia molto da dire anche a noi uomini del XXI secolo.
A Dell’Otto è capitato di ascoltarlo in una parrocchia romana ed è subito scattata la scintilla. Quel modo di raccontare la Divina Commedia lo aveva intrigato e gli propose, con grande stupore dell’insegnante, di collaborare. È nata un’amicizia, un sodalizio culturale, che è sfociato anche in una iniziativa editoriale: a fine mese uscirà da Mondadori il primo volume, l’Inferno, della Divina Commedia commentata da Nembrini e illustrata da Dell’Otto.
“E’ stata l’esperienza di fare i conti insieme con un grande maestro – ha spiegato l’insegnante – fino al punto che mi ritrovo a capire meglio Dante da ciò che Gabriele disegna”. D’altra parte, il disegnatore ha raccontato che la sua preoccupazione non è stata solo di realizzare tavole belle, ma che fossero anche di servizio al testo, un aiuto a meglio comprenderlo e assimilarlo.
Un aspetto interessante del loro lavoro è che mentre precedenti blasonati illustratori hanno impresso nelle tavole la loro personale visione delle terzine dantesche, il libro che uscirà da Mondadori è invece il frutto di un serrato confronto fra Dell’Otto e Nembrini, allargato al comitato scientifico di cui fanno parte altri docenti coinvolti negli anni nella comune passione per Dante. E questo confronto reale, ha inciso sull’esito del lavoro, modificando spesso le diverse interpretazioni che ciascuno aveva di un canto. Si veda per esempio il canto XVI dell’Inferno, ricco di storie e di contenuti (i fiorentini illustri, la corruzione di Firenze, l’ascesa di Gerione) che avrebbero fornito fantasiosa e suggestiva materia all’illustratore: in questo caso il suggerimento del comitato scientifico è stato quello di concentrarsi su un particolare, il lancio della corda, che Dante portava ai fianchi, nella scoscesa voragine dove scorreva acqua rossa e da cui sarebbe emersa la misteriosa figura di Gerione. Secondo Nembrini il lancio della corda rappresenta l’abbandono di ogni aggancio sicuro per lanciarsi senza rete nel viaggio avventuroso che aspetta lui e Virgilio.
Discussioni ci sono state anche sulle tre fiere: Dell’Otto ne voleva disegnare, per ragioni di tempo, solo una, simbolica, mentre Nembrini e i suoi colleghi hanno insistito che fossero tutte e tre, perché così meglio si sarebbe reso il percorso ad ostacoli di Dante. In un’altra tavola, quella sul canto che ha Ulisse come protagonista, è stato il comitato ad accettare la prospettiva di Dell’Otto. Nembrini e gli altri pensavano si dovesse documentare tutto o quasi dell’avventura di Ulisse, mentre Dell’Otto ha insistito che si dovesse rappresentare ciò che Dante vedeva, e cioè una fiammella.
Il criterio è stato seguire il maestro. Ma Virgilio, il maestro di Dante, non ha potuto poi seguirlo verso il Paradiso perché non era un salvato, come può restare un maestro?, ha obiettato uno studente. “Tutti siamo dei poveracci, per tutti il punto di partenza è la selva oscura da cui leviamo il nostro grido. – ha risposto Nembrini – L’importante è che sia vera la strada che il maestro ci indica, non la sua coerenza”. E a documentazione di tale affermazione ha letto la straordinaria lettera di un ragazzo ventenne che, miscelando Dante e il dialetto della nonna, chiedeva che la speranza proposta dagli adulti fosse vera, perché solo così sarebbe stata capace di affascinarlo.