“Il sovranismo riduce lo sguardo, impedisce di cogliere l’umano, i migranti prima che numeri sono persone, volti, storie. Carrón aggiunge che il nazionalismo di Bannon e Salvini custodisce il suo segreto nella paura, per vincere. Nell’alimento della paura. Il Cristiano invece cerca una presenza per sconfiggere la paura. Sono parole bellissime, chiarissime. Finalmente”.
È la reazione, postata su Facebook, di Sergio Pizzolante, ex deputato, all’intervista che Julián Carrón, guida di Comunione e Liberazione, ha rilasciato al Corriere della Sera sui temi del sovranismo, dei migranti, della paura, del compito dei cristiani in questo momento storico.
“Già qualche giorno fa – spiega Pizzolante – avevo scritto un mio articolo che rilevava la confusione di valori che regna in parte del mondo cattolico. Quel mondo cattolico che mostra di essere sensibile a Salvini, ai sovranismi, ai nazionalismi. Penso non che si possa essere cristiani e condividere slogan come “prima gli italiani”, non si possa essere cattolici ed essere insensibili al dramma di 49 persone che vagano in mare. I sovranisti, al di là delle analisi e delle risposte su come si debba governare il fenomeno dei migranti, utilizzano la paura come strumento di propaganda, sollecitano gli istinti più bassi delle persone, ricercano sempre un nemico esterno, in una parola propugnano un abbandono della coscienza”.
E quindi perché l’ha così favorevolmente colpita la posizione espressa da Carrón?
“Carrón ha spiegato che il sovranismo è il fallimento dell’umano, ha messo in evidenza uno sguardo corto rispetto a ciò che succede. Pur non essendo credente, ma solo raztingeriano, nel senso che ringrazierò sempre Ratzinger per aver detto che si può non essere cristiani ma si può cercare di vivere come tali, dicevo pur non essendo credente, mi sono riconosciuto nelle sue parole. Ho sempre apprezzato l’impegno sociale e politico dei ciellini, nella mia attività, fin da quando ero segretario della federazione socialista, li ho incrociati e collaborato con loro. Mi ha sempre colpito questa loro ricerca dell’umano che mettono al centro di ogni convegno e di ogni espressione. Mi mancavano, in questo contesto, le loro parole. Carrón ha colmato un vuoto che avvertivo”.
Lei ha sottolineato un contenuto molto preciso: il cristiano non si lascia sconfiggere dalla paura, nella paura cerca una presenza. Cosa significa per lei?
“Penso ci sia una corrispondenza fra un cristiano che cerca una presenza e un laico come me che è alla ricerca di un senso della vita. Credo che entrambe siano posizioni incompatibili con chi alimenta la paura come strumento di propaganda e di consenso politico. Invece si può sconfiggere la paura, la si può sconfiggere con la speranza, che è una parola cristiana. Chi alimenta la paura, non alimenta la speranza, ma la depressione. Ripeto, non sono un credente, sono un socialista umanitario, premarxista, antimarxista, turatiano, craxiano. Ho anche studiato la vita di don Giussani e so che suo padre è stato un socialista umanitario nella Milano dell’inizio del secolo scorso. C’è una connessione fra il cristianesimo e il socialismo umanitario, una connessione che ha pervaso la cultura lombarda e si che si espressa anche a livello amministrativo. Sono culture che cercano l’umano, che mettono l’uomo al centro. Per i cristiani l’uomo sconfigge la paura perché crede, per i socialisti perché si emancipa. Sono elementi distanti dalla cultura sovranista, che invece coltiva l’odio, l’invidia, il disprezzo per gli altri”.
Altri interventi
Un dibattito sull’intervista del Corriere della Sera a Julian Carron si è sviluppato anche sulla bacheca dell’ex assessore Roberto Biagini. Ha posto una domanda: "Quanti di coloro che si dichiarano credenti,cristiani, praticanti e che vivono e professano la fede del Dio in cui credono, sposano le parole di Carron?" Ha risposto l’ex sindaco Alberto Ravaioli osservando che “il problema sul piano politico è molto più complesso. E anche su questo piano che andrebbe discusso”. Replica Biagini: “Il suo monito è che non si può andare in chiesa come cristiani e poi uscirne "che è un problema politico " ..... Forse ha voluto stigmatizzare l'ipocrisia dei falsi cristiani. Io da laico non credente lo interpreto così”. Precisa quindi Ravaioli: La politica deve intervenire, la religione è necessaria ma non basta. Questo volevo dire. E la Politica deve intervenire evitando gli esodi di massa che fanno solo crescere i sovranismi e creano 'squilibri sociali' non più controllabili… Questi compiti spettano alla Politica e la Religione è bene che non interferisca, se non a livello di critica e interventi costanti a favore 'dell'uomo'.”