Sfogliando il volume che Cinzia Sartini ha curato sui “40 anni insieme ai poveri”, ovvero la storia della Caritas di Rimini, si ripercorrono gli ultimi quarant’anni di storia della nostra città da un punto di vista particolare, quello delle povertà, vecchie e nuove, che disegnano il panorama sociale. Sartini ha messo insieme tante notizie e un notevole repertorio fotografico che documentano come sia cresciuto e cambiato nel tempo questo servizio della Chiesa locale nei confronti dei poveri.
La Caritas prima non c’era, l’atto di nascita è il 25 gennaio 1978, per iniziativa del vescovo di Rimini Giovanni Locatelli. Il primo direttore è don Sisto Quinto Casadei Menghi, parroco di Sant’Agostino. La sede è in via Isotta, già ci sono i primi obiettori di coscienza, una presenza che sarà una costante, fino al 2004, anno di abolizione del servizio militare. La prima iniziativa è una raccolta di stracci, il cui ricavato deve servire a finanziare una Mensa della Fraternità, da realizzare nella parrocchia di San Giuliano. È la prima opera, alla quale in quarant’anni ne sono seguiti molte altre, fino all’ultima nata, l’ambulatorio “Nessuno escluso” per chi ha bisogno di assistenza sanitaria. In mezzo, una miriade di interventi per tossicodipendenti, senza tetto, disoccupati, profughi, immigrati, nomadi. È interessante come don Oreste Benzi, tra i promotori della Mensa di San Giuliano, ne delineava la fisionomia: “Non è una mensa dei poveri in cui ci si limita a sfamare chi non ha mezzo per vivere, è invece un ambito dove si allacciano rapporti validi con persone che ci si era ridotti a giudicare, discriminare, eliminare. Non è un’opera di pietà, ma un luogo di conversione”.
Lo stesso vescovo Francesco Lambiasi, nella prefazione, dopo aver rievocato tutta la creatività di Caritas (mense, centri di ascolto, fondo di solidarietà per il lavoro) così indica la prospettiva: “Non si è trattato solo di progetti, attività, iniziative, di cose fatte e da continuare a fare. Si è trattato di uno sguardo nuovo sulla realtà, di un rovesciamento di mentalità e di cultura: è il passaggio dalla beneficienza alla carità, dall’assistenza al coinvolgimento, dal fare per i poveri al fare con i poveri”.
Il volume è stato presentato questa mattina nella Sala Ressi del Teatro Galli, con l’intervento, oltre che del vescovo, dell’attuale direttore Mario Galasso, e degli ultimi tre direttori sacerdoti che si sono succeduti, don Pierpaolo Conti, don Luigi Ricci, don Renzo Gradara.
Nel libro sono ricordati tutti i principali avvenimenti della vita di Caritas; solo per citarne alcuni: la nascita della cooperativa Madonna della Carità, l’apertura del primo servizio immigrati nel 1994, il trasferimento, nel 2001, nell’attuale grande sede di via Madonna della Scala, il premio Sigismondo d’Oro ottenuto nel 2009 dal Comune di Rimini, le nuove sfide del decennio della grande crisi mondiale, i rapporti sulla povertà a Rimini stilati ogni anno a partire dal 2004. .
Nel corso dell’incontro l’attuale direttore Mario Galasso ha detto di desiderare, al posto dell’attuale grande mensa che serve 200 pasti, tante piccole mense parrocchiali, luoghi dove ci si possa guardare in faccia, intessere dei rapporti, dove ci si possa sedere intorno ad un tavolo tondo. Nell’introduzione al libro spiega che è questo il metodo che lui propone per la Caritas: “Dobbiamo anteporre sempre più e sempre meglio l’incontro e la relazione alle risposte materiali. Dobbiamo creare comunione e, attraverso il nostro esempio educare le nostre comunità ad accogliere, non è facile, è certamente più facile offrire una risposta concreta che ascoltare, lasciarsi interrogare, dare dignità a chi abbiamo di fronte”.