Su un campione di 508 giovani dai 18 ai 35 anni, il 20 per cento, pari a 105 persone, è in una situazione di povertà, ovvero non riesce a pagare bollette o canoni di affitto. I più colpiti sono i giovani dai 29 anni in su, quelli cioè che stanno tentando di costruirsi una famiglia, ma anche i giovani che hanno i genitori separati (il 58,6% dei giovani con genitori separati si trova in una situazione di difficoltà). E' quanto emerge dal Rapporto annuale della Caritas nel territorio di Rimini che quest'anno ha puntato appunto la propria attenzione sull'universo giovanile. L'indagine ha poi scoperto che fra quanti hanno difficoltà per le bollette e l'affitto emerge una incapacità di gestione del denaro: dichiarano infatti di essere in difficoltà, ma non rinunciano alla cena fuori (22%), alla discoteca (21%), ai pub (18%)o al bar (12,4%). Su 508 giovani solo 92 sono occupati in modo stabile, mentre 35 hanno un lavoro di tipo precario. Di questi il 48% ha una laurea triennale e il 40,9% magistrale. Segno che avere una laurea non è più una garanzia per un’occupazione certa. Il 48,6% ha dichiarato di aver svolto il lavoro in nero o parzialmente in nero, specialmente nel settore delle occupazioni turistiche stagionali.
Un giovane su 5 ha i genitori separati o divorziati, tra questi 65 su 111 lavorano. Tra i giovani intervistati, con genitori separati o divorziati, è emerso che la priorità di trovare un lavoro è più alta rispetto al resto del campione (81,1% contro il 68,7%). Il 32,4% desidererebbe continuare a studiare, ma deve trovare un lavoro.
Un dato allarmante è che il 60% degli intervistati ha dichiarato di non conoscere enti o progetti a favore dei giovani, quando invece ve ne sono, sia a livello pubblico che di volontariato. Un deficit di comunicazione che deve essere colmato.
È stato chiesto ai giovani quali fossero le loro aspettative per il futuro. Il 15% ha lasciato la risposta in bianco o ha detto di non sapere rispondere. Il 70% ha messo al primo posto il lavoro, la preoccupazione è trovare un lavoro stabile, il 22,2% desidera cercarlo all’estero, gli altri il più possibile vicino casa. Solo il 29,7% ha espresso il desiderio di sposarsi ed il 33,3% di avere figli.
Questi i risultati dell'inchiesta specifica. Il Rapporto fornisce comunque anche un quadro su quanti si sono rivolti ai Centri di ascolto della Caritas. Nel 2018 le Caritas presenti nella diocesi di Rimini, hanno incontrato 1.155 giovani, il 44,8% dei quali non si era mai rivolto alla Caritas in precedenza. Sono migranti, italiani e immigrati di seconda generazione. In generale le Caritas hanno incontrato 4.846 persone. Se si sommano i familiari si arriva a oltre 10.000 persone in situazione di povertà sul nostro territorio. Rispetto al 2017 i dati sono costanti, se si considera invece il 2016 il calo è molto forte, si tratta di quasi 2 mila persone in meno. Il calo è dovuto dalla diminuzione degli stranieri: si è passati da un 2011 con quasi 5.300 immigrati e 1.200 italiani a un 2018 dove gli stranieri non raggiungono neppure le 3.000 unità, mentre gli italiani sono quasi 2.000 (pari al 38% delle persone incontrate). Alla diminuzione numerica però, non corrisponde una decrescita delle fragilità, le persone che si rivolgono alla Caritas hanno in media tre o quattro problemi, spesso legati al reddito, all’assenza di lavoro, a problematiche di salute e familiari.
Tra le persone incontrate in Caritas emerge l’aumento dei residenti: sono 3.209, di cui 1.334 italiani, 1.805 stranieri e 70 con doppia cittadinanza. In passato le Caritas incontravano prevalentemente coloro che erano appena arrivati sul territorio e chiedevano aiuto perché privi di legami sociali, oggi i riminesi sono il 66%. “Questo – osserva il Rapporto - è un segnale assai grave, indica cioè che sono venute a mancare le reti di sostegno familiari e amicali. Ci si rivolge alla Caritas perché non si ha nessun altro su cui fare affidamento”.
Se da un lato aumentano i residenti, restano stabili le situazioni di povertà estrema. Sono oltre 1.600 i senza dimora che nel 2018 si sono rivolti alle Caritas, tra questi 311 avevano come ultima residenza Rimini.