Il rendiconto di bilancio (il consiglio comunale di Rimini è chiamato in queste ore ad approvarlo) è il documento che consente di verificare quali sono state, nella realtà e non nelle previsioni, le entrate e le spese di un Comune. E consente anche di fare, sulla base dei numeri e non delle impressioni, un confronto fra amministrazioni diverse.
Il primo fattore che maggiormente interessa i cittadini è sapere a quanto ammonta effettivamente la pressione fiscale. La si può calcolare pro-capite dividendo l'ammontare del Titolo I (entrate correnti di natura tributaria, contributiva e perequativa) per il numero degli abitanti. A Rimini le entrate accertate comprese nel Titolo I ammontano a 137.875.509, il che, essendo la popolazione di 150.590 abitanti, equivale a poco più di 915 euro pro-capite. A Riccione le entrate accertate ammontano a 44.875.417 equivalenti a 1.266 euro pro-capite. Nel 2017 a Riccione la pressione fiscale era di 1.400 euro, le previsioni del 2019 parlano di 1.182 euro pro-capite. Si è dunque avviata una tendenza di riduzione che ha i propri capisaldi nel recupero dell’evasione fiscale, nell’eliminazione dell’addizionale Irpef, nella diminuzione delle tariffe dei passi e accessi carrabili e nella diminuzione dell’1 per cento della TARI per tutte la categorie, comprese le famiglie e le utenze non domestiche, oltre alla diminuzione dei diritti di segreteria. A Rimini gli ultimi atti sono invece nella direzione di un inasprimento: reintroduzione della tassa sui passi carrai e soprattutto aumento dell'addizionale Irpef, provvedimenti che probabilmente si tradurranno, nel consuntivo 2019, in una crescita della pressione fiscale pro-capite.
È interessante osservare i risultati relativi alla lotta all'evasione fiscale. Riccione ha abbattuto di due terzi l'evasione fiscale riguardo la Tari, recuperando 1,6 milioni e istituendo un fondo di esenzione per le fasce deboli pari a 250 mila euro. Inoltre è stata recuperata l'IMU per la somma di 1 milione 850 mila euro. Anche Rimini ha recuperato nel 2018 1,6 milioni di Tari (in proporzione, quindi, di meno), in ogni caso si tratta di 1 milione in meno rispetto al 2017. Sull'IMU ha emesso accertamenti pari a 11 milioni (comprese le piattaforme petrolifere su cui è in atto un contenzioso), circa 4 milioni e mezzo in meno rispetto al 2017.
Grazie all'imposta di soggiorno Riccione ha incassato nel 2018 la somma di 4 milioni e mezzo, rispetto ai 3,9 milioni previsti; Rimini, compreso il recupero dell'evasione, ha ottenuto 7,7 milioni, pressoché la stessa somma del 2017. Rimini ha il triplo degli alberghi di Riccione ma ha incassato nemmeno il doppio, evidentemente permangono forti sacche d'evasione.
Passiamo al capitolo delle spese. Per ogni Comune la voce principale sono le spese correnti, cioè quanto serve per far funzionare la macchina comunale. Sempre dividendo l'importo totale per il numero degli abitanti, risulta che Rimini spende 1.060 euro e Riccione1.540. Fra le spese correnti la più rilevante è quella del personale: nel 2018 Rimini ha speso 291 euro per abitante, Riccione 471. Probabilmente Rimini è avvantaggiata da economie di scala.
Le nuove regole del bilancio armonizzato chiedono ai Comuni di indicare la spesa per missioni, cioè per macro-aree tematiche. Fra le tante, abbiamo scelto per un paragone servizi istituzionali e generali, ordine pubblico e sicurezza, turismo, diritti sociali, politiche sociali e famiglia. Per i servizi istituzionali Rimini ha speso 327 euro pro capite, Riccione 526. La sicurezza è un tema oggi molto caldo e i fans degli opposti schieramenti avranno molto da commentare venendo a sapere che Rimini ha speso 66 euro per abitante e Riccione 129. Alle comunità locali interessa molto anche il turismo: Rimini ha speso appena 14 euro pro capite, Riccione ben 106 euro. Una inattesa sorpresa viene anche dalla spesa sociale: a Riccione (194 euro a persona) è maggiore che a Rimini (174) che pure sempre giustifica l'aumento della pressione fiscale con il mantenimento dei livelli di welfare.
Ed infine esaminiamo i parametri dell'avanzo di amministrazione e dell'indebitamento. Con le nuove regole per i bilanci dei Comuni l’avanzo è un metro fondamentale per misurare l’esattezza dei conti: i nuovi principi prescrivono che a bilancio siano previste solo le entrate certe e le spese probabili. In questo modo se si ottengono maggiori entrate, come il recupero dell’evasione fiscale, si genera un avanzo che può essere libero, vincolato o destinato agli investimenti. Riccione ha chiuso il 2018 con un avanzo di amministrazione di 13.205.726 euro, di cui oltre 11 milioni di euro destinati all'accantonamento nei fondi di riserva e garanzia, Il resto è così suddiviso: 600.000 euro verranno impiegati per diminuire il debito dell’ente, 1.320.752 euro per l’avanzo disponibile e 236.000 euro per gli investimenti.
Rimini ha un risultato di oltre 97 milioni, 75 dei quali accantonati nei fondi di garanzia (ben 65 per i crediti di dubbia esigibilità), 12 milioni sono vincolati e la parte disponibile è pari solo a 156 mila euro (contro 1,3 milioni di Riccione).
Quanto ai debiti, quello di Riccione ammonta a 71,8 milioni. La tendenza è verso la riduzione: nel 2014, primo anno dell'amministrazione Tosi, era di 79,5 milioni. Le partecipate non hanno debiti significativi.
Anche il debito del Comune di Rimini è in progressiva diminuzione: dai 111 milioni del 2014 ai 91 milioni del 2018. Il rendiconto ricorda però che c'è sempre la spada di Damocle della lettera di patronage a Unicredit per il mutuo di 46,5 milioni contratto per la costruzione del Palacongressi. Con quella lettera di patronage e con i debiti delle partecipate, a partire da IEG, la situazione debitoria appena meno rosea.