Siamo tornati ad essere un’isola felice? In Italia i dati relativi agli ultimi mesi del 2018 sono negativi e gli esperti parlano di recessione tecnica. Tutte le previsioni 2019 sul Pil sono al ribasso. Invece nella provincia di Rimini la spinta della ripresa non si è arrestata. Nel secondo semestre 2018, rispetto allo stesso periodo del 2017, crescono fatturato totale (+7%), produzione (+4%), occupazione (+10,5%). Gli ordini totali sono in aumento per il 56,5% del campione. Il grado di internazionalizzazione si attesta al 55,9%. Lo afferma l’indagine congiunturale di Confindustria Romagna presentata questa mattina dal presidente Paolo Maggioli. Rimini, evidentemente, risente in modo positivo della sua collocazione in Emilia Romagna, dove per due anni consecutivi il Pil è cresciuto di più rispetto alla Lombardia (nel 2018 l’1,4 contro l’1,2). E per il 2019 si prevede un 1,2 contro valutazioni nazionali che oscillano fra lo 0,2 e lo 0,6.
L’indagine congiunturale di Confindustria per il primo semestre 2019 presenta indicatori sostanzialmente positivi. Il trend quindi non si interrompe. La produzione è prevista stazionaria da un 51,7% delle imprese, in aumento da un altro 35% e il 13,3% degli imprenditori prevede invece una diminuzione. Quanto agli ordini il 40,5% prevede un aumento, il 44,6% una stazionarietà ed il 14,9% una diminuzione. Buona la tendenza anche per gli ordini esteri: per il 54,3% stazionari, per il 39,1% in aumento e per il 6,6% in diminuzione. Visione ottimistica anche per ciò che riguarda l’occupazione: stazionaria per il 63,4% del campione, in crescita per il 30,1% e in calo per il 6,5%.
Non viene meno la disponibilità a pensare a nuovi investimenti. La percentuale di imprenditori che prevede di non realizzare investimenti nel 2019 è pari solo al 9,8%. Le aree aziendali maggiormente coinvolte in investimenti nel 2019 saranno: tecnologie, formazione, ricerca e sviluppo e linee di produzione.
Maggioli ha fatto il punto anche su alcuni temi di attualità. Confindustria Romagna è impegnata a portare a termine il lavoro per la costituzione della Fondazione Romagna. Gli incontri con istituzioni, categorie, enti e aziende hanno avuto esito positivo e nel giro di due mesi potrebbe nascere questo soggetto per aiutare a pensare allo sviluppo della Romagna come un’unica città. Un’altra iniziativa che vede il coinvolgimento attivo di Confindustria Romagna è la “La Settima Arte-Cinema e Industria”, promossa insieme a Khairos srl e il Campus di Rimini dell’Università di Bologna e in programma dal 3 al 5 maggio.
Sul turismo Maggioli ha sottolineato due elementi: ha chiesto che si dia attuazione senza indugi al Parco del Mare in modo che dopo il cambiamento del centro storico anche la zona mare ritrovi appeal, ha evidenziato la necessità di una riqualificazione dell’offerta turistica che veda protagonisti anche i privati, sulla scia di quanto fatto a Riccione.
La competitività del territorio dipende dalla presenza di infrastrutture forti, a partire dall’aeroporto. In vista della riapertura di Forlì, Maggioli chiede una forte regia a livello politico perché gli scali concorrano coesi allo sviluppo. Rimini, come la Romagna, è ancora molto penalizzata sull’alta velocità. “Dobbiamo impegnarci – ha concluso - affinché tutta la nostra area sia servita adeguatamente come accade per l’Emilia che gode di grandi vantaggi grazie ai collegamenti veloci che permettono una maggiore integrazione”.
Confindustria Romagna, attraverso il proprio Centro studi, ha siglato un accordo con il dipartimento di Management dell’Università di Bologna con sede a Rimini, che prevede il cofinanziamento e l’attivazione di un assegno di ricerca per il progetto “Capitale umano e welfare aziendale nel sistema industriale e dei servizi in Romagna: cambiamenti in atto e prospettive di sviluppo”.
“Nonostante la proliferazione di studi e ricerche condotte sul welfare aziendale negli ultimi anni, ha spiegato la professoressa Paola Giuri, direttore del dipartimento di Management, vi sono alcuni interrogativi importanti su questo tema che restano ancora aperti. Ad esempio, vi è scarsa conoscenza della diversa propensione imprenditoriale ad attuare politiche di welfare aziendale, delle ricadute di queste politiche sulla produttività e redditività, delle azioni di welfare più efficaci per il benessere e la soddisfazione delle diverse categorie di lavoratori, delle strategie attraverso cui le aziende realizzano o accedano al welfare. Crediamo che questo progetto e la nascita di questo osservatorio potrà dare un importante contributo per rispondere a questi interrogativi e sostenere le imprese del nostro territorio”.