Il sindaco Andrea Gnassi sventola due atti del Comune: il primo è del 2 febbraio ed è la consegna di Palazzo Palloni al Centro per l’impiego, il secondo è del 15 febbraio ed è la restituzione dell’immobile di piazzale Bornaccini alla società Diegaro. Lo fa nello stesso giorno in cui è arrivato dal Ministero dell’Interno il contratto di affitto (nove anni più altri nove) che sancisce il trasferimento “provvisorio” della questura in piazzale Bornaccini.
Il sindaco annuncia anche che entro il mese approderà in consiglio comunale il permesso in deroga a cambiare la destinazione d’uso degli immobili.
“Voglio smentire la bugia secondo cui il Comune boicotterebbe il trasferimento della questura in piazzale Bornaccini. A parlare sono gli atti e noi siamo gli unici ad averli compiuti, investendo anche 700 mila euro per la ristrutturazione di Palazzo Palloni. E’ il resto che non c’è”. Polemicamente agita le mani vuote che prima esibivano i due atti del Comune.
Gnassi pone molte domande. “Ci dite perché è stata ritirata la proposta dell’Inail per l’acquisto della nuova questura per sette milioni? Di chi è la responsabilità? Ce lo fate capire mostrando le carte? . E ancora: “Abbiamo letto che ci sarebbe una proposta di acquisto che il Nival avrebbe avanzato al Cipe. Ce la fate vedere? Ci dite a che punto è l’istruttoria? Ci spiegate perché l’offerta sarebbe di 30 milioni quando prima ne bastavano 7?”.
Il sindaco avverte che l’amministrazione continua a vigilare: “E’ immaginabile che la Corte dei Conti abbia qualcosa da dire”. Per l’amministrazione comunale di Rimini la cittadella della sicurezza in via Bassi è un progetto che non può essere disatteso, altrimenti restano senza risposta le esigenze di questura, Guardia di Finanza e Polizia stradale.
La conclusione è in crescendo: “I patti vanno rispettati, e noi lo abbiamo fatto. Siamo leali ma non fessi, per cui continueremo a vigilare”.