Per la lista civica PenSa-Una Mano per Santarcangelo, la prima e più importante azione che la nuova amministrazione dovrà intraprendere è una puntuale riorganizzazione della struttura comunale accompagnata da un profondo ripensamento dell’ente Unione.
La lista osserva che dopo anni in cui per varie ragioni non si è fatto fronte ai pensionamenti con assunzioni, il comune di Santarcangelo è arrivato ad avere circa 70 dipendenti, ovvero 1 ogni 308 abitanti.
Un numero decisamente basso per la gestione dei servizi di competenza dell’ente, soprattutto se confrontato con comuni della provincia come Rimini (1/112), Riccione (1/81), Bellaria (1/157) e Cattolica (1/90).
Questa situazione provoca - PenSa-Una Mano per Santarcangelo- un allungamento nei tempi di risposta da parte del comune, nonostante l’impegno quotidiano dei dipendenti che evidentemente non riescono più a far fronte ai carichi di lavoro cui sono sottoposti.
Una particolare cura dei servizi che implicano un rapporto diretto con i cittadini dovrà essere il punto di partenza per impostare una politica di personale programmatica, in grado di definire l’organizzazione a partire dalle professionalità necessarie, puntando con decisione sul lavoro pubblico.
Questo anche al fine di mettere in atto una seria e continuativa politica di reperimento di fondi sovracomunali (regionali, statali, europei), da portare avanti anche con una struttura interna dedicata, per far fronte alle ristrettezze di bilancio che spesso limitano le possibilità del comune.
Quanto all’Unione dei comuni, come richiesto con la mozione presentata congiuntamente da Una Mano per Santarcangelo e Sinistra Unita nel consiglio comunale dello scorso novembre, l’ente dovrà essere ripensato per garantire una maggior efficienza e qualità dei servizi rispetto allo scenario attuale.
La nuova amministrazione dovrà quindi intavolare fin dai primi mesi un dialogo costante con la regione, per valutare al meglio le diverse possibilità a disposizione per una riorganizzazione. Che dovrà comunque comportare il superamento dell’attuale Unione a 10 comuni, dimostratasi inefficace per le troppe differenze tra territori, bilanci comunali e quota pro capite di investimenti nei servizi alla cittadinaza.
Tra le opzioni concrete da vagliare, la possibilità di gestire i servizi associati tramite convenzioni, oppure un assetto che comprenda solo la bassa Valmarecchia, eventualmente allargato a comuni del circondario.