Una pioggia di contributi superiore a 1 milione e 300 mila euro. Tanto riceveranno le associazioni di volontariato di Rimini e provincia dai proventi del 5 per mille relativi ai redditi denunciati per il 2017. Il meccanismo, ogni contribuente lo conosce o dovrebbe conoscerlo: quando firma la propria dichiarazione dei redditi indica l’ente che vuole beneficare con il 5 per mille delle imposte da lui pagate. Diverso il caso dell’8 per mille dove la torta da dividere si ricava dal totale del gettito Irpef di quell’anno. A Rimini, come del resto a livello nazionale, la stragrande maggioranza dei contribuenti decide di dare il 5 per mille a un ente di volontariato; le altre scelte possibili sono gli enti di ricerca, gli enti sanitari, i Comuni e le istituzioni culturali. A Rimini le associazioni beneficiarie sono circa 170, ci sono enti di massima notorietà, ma anche sodalizi di cui nessuno immaginava l’esistenza e che invece sono riusciti a portare a casa il gruzzolo (spesso in verità molto piccolo) per finanziare la propria attività.
Non è certo sorprendente che al primo posto, con oltre 15 mila sottoscrittori, ci sia la Comunità Papa Giovanni XXIII, che incassa 468 mila euro. Certamente le sottoscrizioni non arrivano tutte da Rimini, essendo la comunità fondata da don Oreste Benzi diffusa e conosciuta in tutta Italia. Alla somma raccolta dalla Comunità in quanto tale si devono aggiungere gli oltre 16 mila euro di Condivisione fra i popoli e i 4.400 euro della cooperativa che porta lo stesso nome.
L’altra realtà di solidarietà sociale conosciuta in tutta Italia è la Comunità di San Patrignano, che ha ricevuto circa ottomila sottoscrizioni e la somma di 352 mila euro. Al terzo posto di questa speciale classifica si piazza una realtà nuova, la Fondazione Marco Simoncelli, che ha raccolto la bella somma di 190 mila euro.
Anche il Meeting per l’amicizia fra i popoli si regge sul volontariato e quindi partecipa al meccanismo del 5 per mille: quasi un migliaio di indicazioni e la somma di 44 mila euro. Sorprendente la performance di Comilva, associazione che si batte per la libertà di vaccinazione e che sul proprio sito mette in guardia sui danni da vaccino. Raccoglie 2.572 adesioni e la somma di 71 mila euro: certamente non solo residenti locali perché l’associazione di Rimini si presenta come coordinamento nazionale.
Per il resto nell’elenco diffuso dall’Agenzia delle Entrate compaiono realtà ben note del volontariato sociale e sanitario riminese. L’associazione di oncologia pediatrica raccoglie 41 mila euro, Rimini autismo 23 mila, gli Amici della Fondazione ricerca sul dolore 23 mila, il circolo Sanges 22 mila, Una goccia per il mondo 20 mila, l’Avis 19 mila, la Casa Sant’Anna 11 mila, la cooperativa Madonna della Carità circa 8 mila, la mensa dei poveri di Santo Spirito 7 mila. Anche le realtà scolastiche sono in campo: gli amici della Karis hanno raccolto oltre 45 mila euro, l’associazione dell’Asilo Svizzero oltre 11 mila. Sono solo alcuni esempi, perché l’elenco è molto lungo, comprende anche realtà scelte solo da una o due persone e che hanno racimolato qualche decina di euro.
Si può destinare il 5 per mille anche ad un’associazione sportiva: a Rimini ne hanno fatto richiesta una cinquantina. L’ente che ha ricevuto una somma significativa è la Polisportiva Stella con circa cinquemila euro.
C’è chi ha molta fiducia nelle istituzioni locali e decide di destinare il proprio 5 per mille al Comune di residenza. I cittadini maggiormente fiduciosi nel proprio Comune sembrano essere quelli di Santarcangelo: in 374 lo hanno scelto per un totale di 10 mila euro. Sono i più civici, per così dire, perché a Rimini, Comune quasi otto volte più popolato, a compiere la scelta sono stati in 600, in proporzione molti di meno. Vediamo gli altri centri della costa: Riccione 173, Bellaria 176, Misano 95.
Si poteva devolvere il 5 per mille anche a enti e istituzioni culturali, cioè musei, gallerie, fondazioni. In provincia di Rimini si è presentato il Museo del Bottone di Santarcangelo: lo hanno scelto solo 4 contribuenti ma porta a casa comunque 636 euro. Questo perché beneficia delle indicazioni generiche: alcuni hanno cioè dichiarato genericamente istituzioni culturali, senza specificarne una. Quei soldi sono stati distribuiti in proporzione a tutti gli altri. E così il Museo del Bottone che altrimenti avrebbe avuto solo 64 euro, si porta a casa dieci volte tanto.