A due settimane dalle elezioni che hanno cambiato integralmente il consiglio di amministrazione della Banca Popolare Valconca, facciamo il punto della situazione con il prof. Alessandro Berti, professore associato di Tecnica Bancaria presso la facoltà di Economia dell’Università degli Studi di Urbino e già consigliere della banca stessa.
Il cambio integrale del CdA appare come un segnale di sfiducia nella precedente conduzione della Banca Popolare Valconca. Lei che ne pensa?
Osservo due cose: da una parte, l’ampia maggioranza che si è coagulata intorno alla lista dell’ATA non ha proposto all’assemblea se non un removal totale del precedente CdA sulla base dell’assunto che tutto fosse sbagliato e da rifare; d’altra parte nessuno degli attuali consiglieri di maggioranza può vantare esperienze di gestione bancaria e certamente il compito che li attende appare arduo, soprattutto alla luce di una constatazione tanto semplice quanto realistica, ovvero che l’unico piano industriale fattibile per BPV contempla un’aggregazione. In assemblea si è sentito parlare di app innovative e di formazione ai dipendenti, ma mi pare che si tratti di pannicelli caldi di fronte alla necessità di attuare una forte strategia industriale.
Come giudica complessivamente la sua esperienza quale amministratore? Sono stati due anni molto intensi, pieni di lavoro e di fatica: abbiamo portato a termine la trasformazione in S.p.A., abbiamo ceduto tutte le sofferenze in un momento estremamente favorevole per il mercato, abbiamo proceduto ad un’operazione che ha incrementato significativamente la già buona solvibilità e liquidità della banca, riscuotendo il costante apprezzamento da parte di Banca d’Italia. Penso che abbiamo fatto, veramente nell’ombra, un lavoro duro, che ci ha consentito di consegnare all’attuale CdA la banca molto migliore di come l’avevamo lasciata. Ai nuovi amministratori spetta ora il compito di continuare a servire il nostro territorio che, è bene ricordarlo, non è fatto di grandi corporation o di società quotate, ma di aziende individuali, di società di persone, di micro-imprese e di PMI: so per esperienza che non è facile analizzarle e valutarle, ma sono convinto che questo punto sia decisivo, sia per la banca, sia per il nostro territorio. Penso comunque che la mia esperienza e quella dei miei Colleghi sia da valutare positivamente, anche per l’amicizia operativa che è scaturita dal lavoro comune: credo che il tempo sia galantuomo e ce lo riconoscerà.
Quali prospettive si aprono per i dipendenti, la cui lista insieme a quella di Giordano Emendatori, è uscita sconfitta dalle elezioni?
I dipendenti di BPV, soprattutto negli ultimi anni, hanno mostrato una notevole incertezza. Non c’è elezione del Consiglio nella quale non abbiano pesato, pensando che tutto, in qualche modo, potesse restare come prima, e sfiduciando dopo pochi mesi, uno dopo l’altro, tutti gli amministratori da essi stessi scelti, me compreso. Ora li attende un rapporto che reputo non facilissimo con il nuovo CdA che, proprio per la mancanza di esperienza nella gestione bancaria (e l’azienda bancaria non è un’azienda come un’altra, necessita di expertise ad hoc e di competenze specifiche: basti pensare ai fidi e alla capacità di valutare situazioni borderline, come le aziende individuali) impiegherà del tempo per comprendere la nuova situazione. Paradossalmente quello che da una parte era una debolezza (la mancanza di esperienza) è stata premiata, mentre la presentazione di un elenco di nominativi dal curriculum notevole non è bastata.
In conclusione, cosa prevede per Banca Popolare Valconca?
La BPV è l’unica banca del territorio rimasta, a dispetto delle macerie di Carim e Caricesena e dell’inevitabile confluire delle Bcc nei due principali gruppi nazionali. Tale ultima circostanza rafforzerà la capacità di investire sul territorio da parte delle Bcc rimaste e dunque per BPV, come più volte sottolineato nei colloqui col regolatore e, con tutta evidenza, anche solo guardando i bilanci, un progetto industriale di aggregazione è l’unica strada. Mi auguro che tale consapevolezza, che è sempre stata evidenziata dal precedente Cda come operazione ineludibile e necessaria, sia fatta propria anche dai nuovi amministratori, anche se dai rumors che mi giungono, non si tratta di nulla di scontato.