(Rimini) E’ operativa una task force di 17 medici che controlleranno sul territorio i pazienti con i sintomi che sono in quarantena in casa. “Il rapido evolversi della situazione epidemiologica legata all’infezione da Covid 19 rende indispensabile mettere in campo una serie di misure per modulare e rendere il più efficace possibile per tutti, la presa in carico e la cura dei pazienti. Tali misure riguardano sia le strutture ospedaliere che l’assistenza a domicilio”, spiegano dalla Asl.
Come spiega Carlo Biagetti, responsabile Spiar della Asl, in linea con la strategia dettata dall'Oms “cerca, isola, tratta”, è stato attivato “un importante progetto mirato al territorio che ha l'obiettivo di identificare ancor più proattivamente i casi sospetti di Covid 19 che sono rimasti a domicilio poiché presentavano sintomi lievi o moderati. Grazie alla collaborazione tra infettivologi, medici di famiglia, farmacisti e Dipartimento di Sanità Pubblica, il progetto prevede che il medico di famiglia segnali al Dipartimento di Sanità pubblica il caso sospetto e vengano attivate una serie di azioni coordinate, finalizzate all'isolamento del paziente, al suo trattamento e al suo riconoscimento mediante tampone. Queste azioni hanno l'obiettivo ambizioso di ridurre i casi secondari sul territorio e di prevenire le complicanze che portano i pazienti ad accedere in ospedale. E' stata prevista una stratificazione del rischio dei pazienti che rimangono a domicilio che vanno da quelli asintomatici a quelli con febbre ed iniziali segni di polmonite e sono state disegnate le relative azioni da mettere in campo”.
Inoltre, come sottolinea Antonella Dappozzo, direttore del Programma Cure Primarie dell’Ausl Romagna, “alla presa in carico si aggiunge la creazione di apposite equipe medico- assistenziali, denominate Unità Speciali di Continuità Assistenziale (Usca) che si affiancheranno al medico di famiglia per la gestione dei pazienti sintomatici accertati covid e sospetti, e dei pazienti dimessi dall'Ospedale che presentassero particolari necesità. Le Usca saranno operative in tutti gli ambiti in maniera graduale, a partire dalle aree territoriali più esposte al contagio”.
I pazienti asintomatici, e quelli che non hanno più sintomi, “saranno seguiti dal proprio medico di famiglia con monitoraggio telefonico. I pazienti che hanno sintomi lievi (febbre fino a 37,5 gradi, tosse, mal di gola, dolori articolari…) e che non hanno altri fattori di rischio (età avanzata, patologie pregresse, stato di gravidanza), vengono seguiti attraverso sorveglianza attiva, con telefonate quotidiane oltre ovviamente all’assunzione di una terapia di supporto. Qualora fattori di rischio o sintomi più importanti, il medico di famiglia attiva il medico Usca che, con tutti i dispositivi di protezione individuale, si reca al domicilio del paziente, sia esso sospetto Covid sia esso acclarato come positivo, per monitorarne il decorso”,spiega Biagetti.
“Questa organizzazione, che vede una importante collaborazione dei e con i medici di famiglia, in ‘prima linea’ dall’inizio di questa emergenza insieme ad altri operatori sanitari, consente di organizzare al meglio l’assistenza e la cura, graduandola a seconda alle diverse condizioni dei pazienti. In questo percorso è stata prevista anche la possibilità di prescrivere per i pazienti sintomatici sospetti che non hanno ancora avuto contatto con le strutture ospedaliere, da parte del medico di famiglia, uno specifico farmaco, che le evidenze disponibili pongono tra le armi da utilizzare per ridurre l’evoluzione del quadro clinico verso forme gravi. Grazie alla collaborazione della Farmacia Ospedaliera e della Croce Rossa i farmaci verranno consegnati direttamente a domicilio dei pazienti. Le Unità Speciali di Continuità Assistenziale - cui si è giunti anche grazie ad un importante accordo coi rappresentanti dei Medici di famiglia - rappresentano, infine, non solo uno strumento per concretizzare la presa in carico domiciliare del paziente, ma insieme alle altre misure (tampone ai pazienti sospetti, misure di isolamento) contribuiscono a contenere la diffusione dell'infezione, vero obiettivo di questa delicata fase epidemiologica”, aggiunge Dappozzo.
Infine, fondamentale è la creazione di sistemi agili di comunicazione tra i servizi e i professionisti impegnati nella gestione dei pazienti: in questo senso sono state elaborati e condivisi strumenti informatici e cartacei per la semplificazione della prescrizione e della richiesta dei tamponi nasofaringei da parte del Medico di famiglia. Insieme possiamo farcela.