(Rimini) In una analisi generale, condotta dalla Asl Romagna, sulle suddette 18 residenze protette per anziani operanti nel territorio provinciale riminese, per un totale di 1.050 posti letto, si sono rilevate tra gli ospiti 87 positività e si sono registrati 25 decessi. “Tale dato è stato esaminato dall’Azienda sanitaria nel raffronto con il tasso medio di mortalità pari al 22 per cento, che generalmente si registra in un anno nelle strutture ad intensità assistenziale più elevata, le case di cura che ospitano pazienti con patologie particolarmente gravi. Nel quadro così delineato emerge che le persone con più di 80 anni, specie se già con patologie in atto, rappresentano circa il 18 per cento del totale dei soggetti contagiati in provincia di Rimini e purtroppo la maggior parte dei deceduti in Emilia Romagna e nel paese”, precisa la prefettura su indicazione della Asl che oggi ha reso noti questi dati.
In tutta la Romagna, “nell’immediata insorgenza dei primi casi di coronavirus, l’Azienda sanitaria, attraverso le sue varie articolazioni, in continuità con i percorsi già svolti negli anni precedenti rispetto alla corretta gestione delle infezioni correlate all’assistenza e al corretto utilizzo dei dispositivi di protezione (dpi), ha provveduto a trasmettere i documenti e richiamare le procedure utili per il contesto relativo alle Case Residenze per Anziani (Cra)”. Tale rapporto di collaborazione, “ulteriormente intensificato già dall’insorgere dei primi casi (a Rimini la prima positività è stata riscontrata il 25 febbraio), ha posto le condizioni per l’adozione di tutte le misure per una adeguata presa in carico delle persone, residenti presso le Cra, e che nel corso delle settimane sono risultate positive al Covid-19”.
La strategia adottata “è stata quella di realizzare le migliori condizioni possibili per seguire i pazienti presso le strutture stesse. Gli ospiti ammalati, chiarisce la Asl, hanno così un trattamento analogo a quello ospedaliero dal punto di vista clinico, mentre la presa in carico assistenziale offerta dalle Cra può considerarsi ancor più adeguata di quella ospedaliera. Si è, dunque, proceduto all’individuazione e all’allestimento di apposite "aree covid" in cui i pazienti sono in isolamento, seguiti da equipe ad hoc, costituite da infettivologo e pneumologo che hanno valutato di volta in volta l’appropriatezza gestionale sia clinica che strutturale”. Secondo la nota della Asl “i pazienti, gestiti all’interno delle Cra, hanno ricevuto un trattamento analogo a quello ospedaliero, anche sotto il profilo dell’erogazione dei farmaci (in particolare la clorochina, farmaco innovativo che limita fortemente il progredire e l’aggravarsi dei sintomi) e dell’ossigeno”.
Nell’ambito di tale collaborazione, “esplicitata anche sul piano della prevenzione della diffusione del virus, l’Azienda sanitaria ha esteso il monitoraggio e le verifiche a tutte le strutture grandi o piccole che siano, accreditate e non, ed ha concentrato l’attenzione su alcuni specifici aspetti, come il rischio clinico, la formazione, il monitoraggio dei casi ed i dispositivi di protezione individuale. In particolare, per quanto riguarda il primo aspetto, i responsabili aziendali del Rischio clinico che hanno supervisionato le varie situazioni, si sono mantenuti in diretto e continuo contatto con i referenti sanitari delle strutture, al fine di fornire una consulenza continua”. Sotto il profilo della formazione, “i referenti aziendali hanno realizzato un video ad hoc inviato alle direzioni delle strutture per gli operatori, e garantito una costante assistenza, anche tramite skype, ai fini della risoluzione di qualsiasi dubbio specie in relazione alla gestione dei presidi di protezione individuale ed alla sanificazione degli ambienti”.
Sul versante del monitoraggio, s”ia gli ospiti non risultati positivi sia gli operatori sono oggetto dei più rigidi protocolli di monitoraggio rispetto all’insorgenza dei sintomi e all’effettuazione, laddove indicato del tampone. Infine, a seconda della presenza o meno di casi positivi e della loro numerosità, l’Azienda ha attivato modalità diverse di supporto alle strutture per la consegna dei dispositivi di protezione individuale, con consegne ad hoc, attivando laddove necessario un canale diretto con la farmacia aziendale per la dotazione di presidi alle strutture”.