Vedere una lunga fila, fin dal marciapiede, per entrare negli uffici dell’Ausl di via Circonvallazione. Desistere una prima volta perché un impegno famigliare si avvicina e la fila non accenna ad accorciarsi. Ritentare una seconda volta, dopo due giorni, per una mezz’ora sotto il sole battente, e poi finalmente, per un’oretta sotto l’ombra della provvidenziale tettoia. Osservare nel frattempo gli altri malcapitati che arrivano, spesso incerti perché non sanno in quale fila accodarsi, a volte speranzosi che la loro sia quella più corta, e poi inevitabilmente delusi di fronte all’inflessibile buttafuori che li rispedisce in coda dall’altra parte.
Osservare la zoppicante e ansimante vecchietta che non ce la fa a stare in piedie sotto il sole e chiede soccorso al buttafuori che ha al suo fianco una sedia, messa lì forse proprio per questi casi di emergenza. Gioire quando, dopo tanto penare, scopri che davanti a te ci sono solo due persone, e pertanto alla prossima infornata potrai finalmente mettere piede nel sancta sanctorum della salute pubblica. Arrivare davanti all’ufficio dove si prenotano le visite presso le commissioni mediche per le patenti, scoprire che c’è un’altra fila da fare e comunque restare tranquillo perché ormai l’obiettivo è a portata di mano.
Affacciarsi davanti all’impiegata e spiegare il motivo per cui hai fatto la fila per un’ora e mezza. “Ha portato tutti i documenti?”. Chiedere quali documenti, visto che sul sito dell’Ausl si parla solo della ricevuta del versamento di 16 euro e della foto tessera. Con sguardo trionfale mostrare tutto all’impiegata “No, no, ci vogliono tutti i documenti. Lei si è informato male!” Spiegare che la fonte della tua informazione è il sito dell’Ausl e ricevere per tutta risposta il perentorio invito a toglierti di torno perché dopo di te c’è gente che fa la fila e tu non puoi far perder tempo a lei e agli altri cittadini. Scoprire che per la solerte impiegata comunque sei un povero rimbambito che non si informa adeguatamente e che fa perdere la pazienza a chi lavora. Non trovare le forze per replicare che anche tu, povero rimbambito, sei stato costretto a sottrarre quasi due ore alla tua giornata di lavoro. Raccogliere il foglio con l’elenco dei documenti necessari e scoprire che in realtà hai tutto: versamento di 16 euro, patente di guida e tessera sanitaria (c’è qualcuno che gira senza averle nel portafogli?), foto tessera, solo mi manca un altro versamento, di 10,20 euro, peraltro allo stesso ente, la Direzione Trasporti Terrestri, e infine oziosamente chiedersi “ma non potevano stabilire un versamento unico di 26,20 euro?”.
Allontanarsi con molta rabbia in corpo sapendo che in una prossima giornata dovrai dedicare altre due ore del tuo tempo per giungere al cospetto dell’accigliata impiegata (e fare anche un’altra fila all’ufficio postale). Abbandonare definitivamente ogni residua speranza dopo aver chiesto al buttafuori se c’è un’ora in cui trovare meno fila. “Al mattino presto, ma l’ufficio per le patenti è aperto solo dalle 10 alle 12”. Allontanarsi stremato, accompagnato da cattivi pensieri sulla burocrazia sanitaria ai tempi del Covid 19 e in tutti i tempi. Come si usa dire sui social? Fatto.
Confermo: fatto.
P.S. Qui sotto lo screenshot della pagina del sito dell’Ausl.