Gli albergatori di Riccione, attraverso i sondaggi dell’Osservatorio Montanari, hanno deciso di tenerci periodicamente aggiornati sull’andamento di questa difficile e strana stagione turistica. Dalle risposte di 99 albergatori su 330, sappiamo così che nel mese di giugno presenze e fatturato sono calate di circa il 70 per cento, e che nei primi quindici giorni di luglio c’è stato un ottimo recupero, con un calo di presenze e fatturati intorno al 50 per cento. Già questo è il primo segnale di costume: non si esulta per un aumento dell’1 o del 2 per cento, ma se il calo volge verso il 70 o il 50 per cento. Felicissimi quindi gli albergatori nel rilevare che nell’ultimo week end (quello del 4/5 luglio) il calo rispetto all’anno scorso è stato di appena il 10 per cento. L’amministrazione comunale, a sua volta, aveva parlato di un riempimento al 70 per cento delle strutture ricettive.
A Rimini purtroppo Federalberghi non ha organizzato un monitoraggio analogo, ragione per cui bisogna affidarsi alle impressioni di questo o quell’albergatore. A Rimini, come anche a Bellaria, si parla di un riempimento delle strutture pari al 30/40 per cento, con qualche incremento fino al 50 per cento nei week end. Mai come quest’anno le tanto bistrattate statistiche ufficiai di Istat/Regione saranno utili a certificare quali reali disastri l’uragano Covid abbia prodotto sulla nostra Riviera.
“La mia impressione – afferma Edoardo Berardi, dell’hotel Cristallo – è che a Rimini siamo penalizzati per essere stati identificati con una zona rossa o arancione. A Riccione le cose vanno meglio. Se faccio il confronto con un albergo pari al mio, scopro che ho la metà delle presenze e che devo vendere ad un prezzo dimezzato. Tutti hanno abbassato i prezzi, mi sono dovuto adeguare per stare sul mercato”. Berardi punta anche il dito su Visit Rimini, la Dmc del Comune di Rimini, che avrebbe dovuto svolgere un ruolo di traino in questa difficile situazione. “Invece – rileva – si sono limitati a pubblicare qualche video su YouTube, che avrei potuto fare anch’io”.
La questione dell’abbattimento dei prezzi fa parte della narrazione di questo periodo. Se si prendono a punto di riferimento le strutture presenti su Booking, si scopre che sono 188 gli alberghi che praticano per una notte (quella fra il 15 e il 16 luglio) un prezzo inferiore a 50 euro per una camera matrimoniale o con due letti. Ma guardando nel dettaglio, si vede che ci sono strutture che vendono a 21 o a 23 euro, moltissime quelle nella fascia intorno ai 30 euro. A Riccione il prezzo più basso è 25 euro (2 alberghi), la fascia entro i 50 euro annovera 32 strutture. A Riccione però si vede anche che, rispetto a Rimini, è più numeroso in proporzione il gruppo degli hotel che vende la camera da 150 a 200 euro a notte.
“Sono convinto – osserva Gianluca Piemonte, dell’hotel Amicizia – che le ragioni vere di questa crisi del turismo non siano economiche, per cui è sbagliato abbassare i prezzi. La gente non viene perché ha consumato le ferie nel lockdown o lavora in aziende che ora non le concedono perché cercano di recuperare il tempo perduto quando erano costrette alla chiusura. Poi c’è il problema degli stranieri che incide sul riempimento degli hotel, ancora non se ne è visto uno”.
L’altro tormentone di questa difficile e strana stagione è il bonus vacanze, presentato dal governo come il formidabile incentivo per mandare gli italiani in vacanza e, alla prova dei fatti, finora si è rivelato un fiasco clamoroso. A Riccione – spiega Federalberghi - sta portando risultati ancora non misurabili, piccoli numeri per i 50 hotel che hanno deciso di accettarli. “Auspichiamo che a fine anno ci siano numeri significativi per uno strumento ancora non pienamente utilizzato dagli italiani”. Ascoltando i racconti degli albergatori, al di là della complessa e scoraggiante procedura per ottenerlo, si capisce che il bonus vacanze è stato percepito come la possibilità di fare le vacanze gratis o di avere in mano un piccolo gruzzolo da poter trattare come denaro liquido. “Ho un bonus di 500 euro, se vengo da voi e ne spendo 200, poi voi mi date gli altri 300 di resto?”. Anche quando non raggiungono la paradossalità di questa richiesta, il tenore delle domande che gli albergatori si sentono fare al telefono rivela che non è ben chiaro il meccanismo. E a fronte di tante domande e richieste, le prenotazioni con il bonus vacanze finora per ogni struttura si contano sulle dita di una mano. C’è anche chi lo spende in un quattro stelle, spia del fatto che forse non ne aveva proprio bisogno o che l’ha utilizzato come upgrade per una vacanza altrimenti a tre stelle.