Mentre il Pd è nel caos più completo, qualcosa sta emergendo a destra? Forse. Se è vero che a Maurizio Grossi, presidente dell’ordine dei medici della provincia di Rimini, è stato chiesto di fare il candidato a sindaco di Rimini e che il medico starebbe valutando la proposta e a breve dovrebbe sciogliere la riserva. Il nome di Grossi era circolato anche nei mesi scorsi ma i giornali avevano parlato di un suo rifiuto. Evidentemente i partiti sono tornati alla carica trovando una qualche disponibilità. Grossi, dovesse accettare, corrisponderebbe perfettamente a quell’identikit del candidato civico al quale da mesi sta lavorando il segretario della Lega, Jacopo Morrone.
Dovesse saltare l’ipotesi del candidato civico, Grossi o un altro, la ricaduta inevitabile sarà sugli esponenti di partito del centrodestra. Qualcuno sta già scoprendo le proprie carte. Ha cominciato oggi Alessandro Ravaglioli, approdato alla Lega dopo aver militato per anni in Forza Italia. “Negli ultimi mesi sulla stampa locale a mia totale insaputa e con grande sorpresa - esordisce in un lungo post su Facebook - più volte è stato associato il mio nome come possibile candidato a sindaco della città di Rimini. Per una persona con la mia storia politica sarebbe risibile negare che ciò mi abbia fatto piacere ed a tratti persino inorgoglito”. Dopo aver ricordato i suoi trascorsi politici (21 anni da consigliere comunale e 15 da capogruppo di Forza Italia e Pdl), Ravaglioli dichiara la sua discesa in campo: “Conscio del rischio di passare per presuntuoso, ritengo all’età di 49 anni di aver raggiunto la maturità sotto il profilo lavorativo, politico ed umano per affrontare un’eventuale sfida del genere e quindi qualora il centrodestra lo ritenesse utile confermo la mia disponibilità a candidarmi, con la franchezza, la serietà e l’affidabilità che mi ha sempre caratterizzato nei rapporti umani, professionali e politici”.
Quella di Ravaglioli è un’autocandidatura, che dovrà fare i conti all’interno della Lega e dentro la coalizione. Chi invece si tiene ancora coperto è Nicola Marcello, anche lui ex di Forza Italia passato ora sotto le insegne di Fratelli d’Italia. Dovesse fallire il corteggiamento dei candidati civici, dovesse essere assegnata al partito della Meloni la casella del candidato sindaco di Rimini, il favorito è senz’altro lui, non fosse altro per il gruzzolo di voti personali che ha dimostrato di avere.
Un altro che sta lavorando da mesi alla propria candidatura è l’imprenditore Lucio Paesani che, facendo leva sullo scontento degli operatori economici per la crisi da pandemia, ha organizzato il movimento “Noi amiamo Rimini”. Paesani non ha nascosto la propria volontà di giocarsi in prima persona, anche perché ritiene di rispondere perfettamente all’identikit del candidato civico. Sarebbe comunque disposto a farsi da parte qualora emergesse una personalità più autorevole. Farsi da parte vorrebbe dire rinunciare a fare il candidato sindaco ma partecipare comunque alla coalizione di centro destra. D’altra parte i partiti non possono rinunciare a cuor leggere a un movimento che ha le caratteristiche reali del civismo e non è stato creato a tavolino, come spesso è accaduto per altre liste. Quindi un accordo con Paesani e la sua lista il centrodestra lo dovrà trovare, se non vuole disperdere voti ed essere competitivo.
Peraltro va registrato che sull’altro fronte, asinistra, è scoppiata la paura che le contrapposizioni interne al Pd spianino la strada al candidato di centrodestra. Bella scoperta. È uno scenario che non si palesa da oggi, ma già da quando è risultato evidente che le due candidature non riuscivano a dialogare e i loro rispettivi fans contribuivano ad acuire le lacerazioni. Quindi non è ben chiaro cosa succederà venerdì sera alla direzione comunale del Pd. La riunione si aprirà con una relazione del segretario regionale Paolo Calvano, che la settimana scorsa aveva chiesto 72 ore, poi diventate sette giorni, per trovare un accordo ed evitare le primarie, viste come la consacrazione di una divisione irreparabile e quindi un favore alla destra. Calvano spiegherà che nei contatti avuti sono emersi alcuni nomi fra i quali sembra resti ancora in piedi quello di Moreno Maresi, avvocato, presidente dell’associazione Sarà. Se in queste ultime ore emergeranno altre ipotesi, Calvano le presenterà. Si aprirà la discussione e solo un miracolo potrebbe concluderla con una decisione in un senso o nell’altro. Fino a questo momento sul nome di Maresi non c’è consenso unanime. Emma Petitti ha sottolineato che l’avvocato è un moderato, quindi inviso all’ala sinistra del partito. Inoltre, non sarebbe molto conosciuto in città. Sadegholvaad, visto il caos non altrimenti governabile, sarebbe anche disposto a discuterne. In ogni caso tutti sono consapevoli che l’eventuale accordo sul terzo uomo (Maresi o un altro) non sarebbe tale se non avesse anche la firma del sindaco Andrea Gnassi. Magari la direzione comunale del Pd riuscirà a sciogliere il nodo. Si vedrà.