Il primo dato rilevante è che le primarie sono state definitivamente sepolte. Il secondo è che i tre segretari – regionale, provinciale, comunale – si impegneranno a trovare una soluzione condivisa, non solo all’interno del Pd, ma con tutti i potenziali alleati della coalizione di centrosinistra.
È la decisione presa nel corso di una lunga (fino a quasi le due di notte) e focosa riunione della direzione comunale del Pd, convocata per dirimere l’ormai complicatissima questione della candidatura a sindaco. Rispetto alla vigilia la situazione è apparentemente identica, nel senso che un candidato condiviso non c’è. Di diverso, c’è che ora il trio dei segretari – Calvano, Sacchetti, Vanni Lazzari – ha più tempo per esplorare tutte le possibili strade di un accordo. Loro si sono presi una settimana-dieci giorni, ma visto che le precedenti 72 ore di Calvano sono diventate due settimane, c’è da aspettarsi che conosceremo il nome del candidato solo a giugno. Se fosse rimasta in piedi l’ipotesi delle primarie, ci si sarebbe dovuti affrettare a stabilire data e regolamento, per non correre il rischio di celebrarle in agosto, sotto gli ombrelloni. Ma tutti sono stati concordi nell’affossarle per evitare i rischi della lotta fratricida, ed ora le diplomazie e i “caminetti” interni possono procedere con relativa calma. “Mi pare – afferma Kristian Gianfreda, portavoce delle liste civiche pro Gnassi – che finalmente si sia arrivati all’impostazione che noi indichiamo da dicembre: un confronto con tutta la coalizione”.
Nel riassumere le puntate precedenti dell’interminabile telenovela, il segretario regionale in direzione Paolo Calvano non ha fatto nomi di possibili candidati terzi rispetto ai duellanti Emma Petitti e Jamil Sadegholvaad. Nemmeno quelli che erano ampiamente circolati di Marcello Tonini (subito cassato) e di Moreno Maresi. Non è ben chiaro se Calvano abbia preso atto che il nome dell’avvocato presidente dell’associazione Sarà non susciti entusiasmo da buona parte del partito o perché non abbia rilanciato il nome per non bruciarlo definitivamente.
La domanda è allora se la nuova verifica che farà il trio dei segretari avverrà al buio o si fonderà invece su un‘ipotesi concreta che viene al momento tenuta coperta. Perché la ricerca dell’accordo dovrebbe avere successo, visti gli insuccessi finora registrati? “E’ cambiato lo sfondo politico in cui avviene questa ricerca – sostiene Alberto Vanni Lazzari – Di fatto, con la direzione di ieri sera, abbiamo ridotto le distanze fra i due schieramenti”.
In realtà qualche distanza resta, visto che c’è chi sostiene che il trio dei segretari dovrà trovare una candidatura terza, e chi invece mette l’accento sul nome condiviso, chiunque esso sia. Secondo questa ipotesi, i due autocandidati non hanno fatto un definitivo passo indietro, ma solo di, per così dire, di lato. Si vedrà. Uno dei contendenti, Jamil Sadegholvaad, commenta così l’esito della riunione: “La direzione di ieri sera mi pare abbia chiarito alcuni punti importanti. Il mandato esplorativo al segretario regionale Calvano è effetto della volontà comune di evitare di estremizzare ulteriormente la situazione attraverso le primarie. C'è la volontà di tutti a cercare di rimettere sui binari della razionalità e dell'interesse della città una discussione certamente non bella finora. Ognuno di noi ha dato disponibilità e pieno appoggio a Calvano per la soluzione giusta e non quella che risponde a questo o quell'equilibrio interno”. Emma Petitti invece non ha voluto commentare.
La riunione è stata movimentata e partecipata, con oltre 20 interventi. Oltretutto, solo di recente si era saputo che vi dovevano partecipare altre 35 persone, compreso il sindaco e gli assessori della giunta. Almeno 12/13 interventi si sono espressi in favore della candidatura di Sadegholvaad. Il ragionamento di fondo è che la soluzione più saggia è andare nella direzione di una continuità con l’amministrazione uscente; il candidato migliore – è stato detto –è quello che è in grado di raccogliere la coalizione più ampia.
Duro e determinato il discorso di Andrea Gnassi che si è tolto più di un sassolino dalla scarpa. Ha ricordato che un percorso corretto doveva partire dai risultati dell’amministrazione uscente, dal confronto con la città e con gli alleati. Invece si è passati subito alle autocandidature e così il dibattito è degenerato e sono emersi veti inconcepibili. Gnassi ha rimarcato che nel 2011 la sua amministrazione si è trovata a dover raccogliere l’urlo della città sull’urbanistica e sulla gestione del territorio. Un urlo che solo la presenza di una brava persona come il sindaco Ravaioli ha impedito che esplodesse prima. Gnassi ha sostenuto di essersi battuto fino all’ultimo per la conferma di Melucci nella prima giunta Bonaccini, di essersi speso per l’elezione di Emma Petitti a presidente dell’Assemblea legislativa. Ha osservato che ci sono persone che si sono fatte votare per entrare in Parlamento, e poi si sono dimesse per andare in Regione; che si sono fatte votare per fare il consigliere regionale e ora vogliono anche candidarsi a sindaco.
Tolti i sassolini, il sindaco ha concluso che la scelta è fra due visioni della città, una proiettata verso l’innovazione e il futuro, un’altra con lo sguardo rivolto al passato.
Il confronto per l’individuazione del candidato condiviso dovrà coinvolgere anche le forze della coalizione. Anche i 5 Stelle? “Mi pare impossibile – dice il segretario comunale Vanni Lazzari – prescindere dai 5 Stelle. Anche ieri sono intervenuti per proporre un accordo su un nome condiviso”. Ma chi è abilitato a parlare in nome dei pentastellati? I due parlamentari Croatti e Sarti sono intervenuti per invocare l’accordo su un civico. Oggi interviene la consigliera regionale Silvia Piccinini e ribalta l’impostazione: "Non ci sono nomi a prescindere che possano suggellare un'alleanza in vitro. Al contrario è indispensabile passare per un confronto serio e aperto come quello che stiamo facendo qui in Regione su temi come la sanità territoriale, l'energia e l'ambiente, come è stato fatto a Faenza e come stiamo provando a fare sia Ravenna che Bologna. Rimini non deve essere da meno".